Prendo la borsa, mi infilo le auricolari nelle orecchie e mi incammino verso la fermata dell'autobus per andare a scuola.
Arrivata alla fermata vedo un ragazzo, pelle leggermente scura, labbra screpolate, vestito con dei jeans, un semplice e vecchio maglione e un beanie grigio.
Era semplice. Ma bello. Di una bellezza strana, quella che si fa vedere lentamente, non di quella forte e potente da far sbavare tutte le ragazze, di quella bellezza che ti incanta, una bellezza tanto grande quanto semplice.
Una bellezza racchiusa in un corpo che ne aveva subite tante, di cose, ma che le aveva tutte affrontate e superate con un sorriso.
Rimasi a guardare spudoratamente il ragazzo per minuti, non curandomi di ciò che accadeva intorno.
Poi si girò e mi guardò, come per esaminarmi. Era tranquillo, non era affatto infastidito dal mio sguardo. Finì di scrutarmi e iniziò a guardarmi negli occhi.
Io lo guardai nei suoi.Gli occhi riflettono il colore dell'anima.
Nei suoi occhi vedevo un ragazzo semplice, con una vita tranquilla ed equilibrata. Vedevo un ragazzo che farebbe di tutto per chi e cosa ama. Un ragazzo semplice, di quelli che sono, ahimè, ormai rari.
Dopo dei minuti a guardarci negli occhi passò il suo autobus, così aprì la sua mano, lasciò un biglietto sulla panchina e salì sul mezzo.
Ci pensai un po' su e decisi di guardare il biglietto.
Lo prendo e lo apro, vedo scritto con una penna mal funzionante:
"Scommetto che hai un sorriso stupendo, chiunque tu sia, mostralo alle persone"
Sapevo quello che aveva fatto, aveva scritto un semplice biglietto per far sorridere le persone: se lo portava con se, si siedeva da qualche parte e lo lasciava là, per far sorridere chiunque lo avesse letto.
Lo facevo anch'io, prima.
Poi capii che, prima di far sorridere le persone, dovevo sorridere io...---
Ehilá,
Eccomi qua con un altro (orrendo) capitolo. Spero che come sempre che vi piaccia e vi auguro Buon Natale, in ritardo.
alla prossima, Olga.