1.

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Entrammo nella villetta che la modest aveva preparato per il nostro ritorno.

-signor Payne, signor Tomlinson. - una donna sulla quarantina, dai capelli di un rosso fuoco, uscì da quella che pareva essere la cucina, salutandoci. -sono Samantha, la domestica.- disse, per poi porgerci un telecomando con un solo tasto rosso. -appena avete bisogno di qualcosa, cliccate sul tasto.-
Disse e prima che potessimo fare qualche domanda se ne andò di nuovo in cucina.

-I ragazzi non saranno ancora arrivati. Andiamo di sopra a sceglierci le stanze migliori.- disse, facendomi l'occhiolino.

Io ridacchiai, per poi seguirlo nel piano superiore.

-questa è mia!- Disse, lanciandosi nel letto matrimoniale della stanza dai colori tendenti al viola.

-eh no amico.- sentii una voce dietro di me e sorrisi. -il fatto che eravamo in piscina non vi permette di impossessarvi delle nostre proprietà.- disse. - e quando scenderai da quel letto e ti scuserai con me ti abbraccerò e scoppierò a piangere.-

Mi girai, ancora con il sorriso in faccia.

-Niall!- urlai, abbracciandolo.

-puttana del mio cuore!- rispose, stringendomi.

Mancava solo una persona e non so se l'avrei abbracciata o meno.

POV HARRY.

-Vado di sopra a vedere se i ragazzi son già arrivati. Ti avverto con un messaggio.- mi dice Niall, sorridendomi complice. -però non fare stronzate. Ne hai già fatte fin troppe nel giro di questi diciotto mesi e ci è rimasto male, molto.- mi avverte con aria severa e il colore dei suoi occhi cambia, in un blu più scuro, segno che era disturbato.

-tranquillo. Non so nemmeno se mi rivolgerà la parola, io se fossi in lui scapperei probabilmente.- dissi con aria assente, strimpellando la mia chitarra, seduto sullo sdraio.

-Il problema è che tu non sei lui. Lui farà diversamente, vorrà affrontare la questione e capire perché lo hai fatto! Non puoi usare la solita scusa della modest, o il fatto della tua finta depressione, o ancora peggio perché lui è stato con Briana.- dice con un'aria paterna, sorridendomi leggermente. -Devi accettare il fatto di aver sbagliato e sorprenderlo, fargli capire che ci sei rimasto male. Non dire che non volevi , perché lo hai fatto. Devi imparare a sorprenderlo, fargli capire che sei cambiato. Poi però toccherà a lui vedere se perdonarti o no, perché se fossi in lui io non lo farei. Ma come ho già detto, nessuno di noi due è lui e per quanto possiamo conoscerlo non sappiamo come reagirà.- Dice, per poi alzarsi.

-Niall!- si girò. -solo una cosa.- chiesi, titubante. -secondo te è vero del fatto che...- non riuscii a finire la frase, ma vidi che aveva capito.

-Harry, Louis è molto forte. Non è stato autolesionista, né anoressico. Sono alcune delle tante cavolate che si inventa il fandom. Più che altro starei attento ora: lui ti ama ancora e non ha mai smesso di farlo, ma se lo fai soffrire potrebbe rimanerci molto, molto male.- finì, per poi rientrare.

Mi sdraiai, chiudendo gli occhi e tirandomi i capelli dal nervoso. Non lo avevo nemmeno visto e già stavo impazzendo. Era questo ciò che odiavo di lui, mi stregava anche non facendo nulla, sentire il suo nome mi faceva impazzire.

Presi il cellulare e misi la riproduzione casuale e perché il mai na gioia non può mai mancare, partì
18.

Mi rannicchiai su me stesso, cercando miseramente di trattenere le lacrime e mi addormentai, cullato dalla dolce voce di Louis unita alla mia nel ritornello.

-che cazzo di codice avrà mai messo...- una voce mi svegliò.

-che cosa...- sussurrai ancora mezzo addormentato, per poi fermarmi quando vidi davanti a me Louis.

Mi irrigidii subito, passandomi una mano sui capelli in modo da migliorare il mio stato che sarebbe stato sicuramente penoso.

Lui sorrise. Dio, il suo sorriso. Mi era mancato così tanti e sentii una stretta al cuore, gli occhi appannati.

Abbassai il viso per non mostrarmi così debole. In fondo ero Harry Styles, non potevo piangere per un sorriso!

-Oh, ciao Hazza.- disse, in completa calma. Sorrisi sentendo il mio nome pronunciato dalla sua dolce voce. -Era partita Smells like teen spirit dei Nirvana e non volevo ti svegliassi e quindi volevo spegnerla ma sto coso mi chiedeva il codice e non lo sapevo e ho fallito miresamente nel non farti svegliare... scusa!- disse di fretta, incespicando nelle parole.

-ventiquattro dodici.- dissi, con la testa abbassata e sorridendo.

Sì, avevo la data del suo compleanno come codice di blocco.

Alzai lo sguardo e lo vidi sorridere, digitare il codice e vedere il suo sorriso crescere ancora di più.

E sì, avevo una nostra foto come sfondo del cellulare.

Stoppò la musica e ripose il telefono, sbloccato, al suo posto.

Mi era mancato.

N/A

Capitolo corto di passaggio.♡

Restart » Larry Stylinson.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora