Bellatrix&Xavier

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La sveglia trillò anche quella mattina; prontamente, la ragazza le tirò un pugno facendola cadere dal comodino e si sedette sul letto, con moolta calma. Allargò le braccia e si stiracchiò per bene, prima di tentare a poggiare i piedi per terra. Sciolse la lunga coda di cavallo per rifarla; raccolse i capelli blu, lasciandone due ciocche bianche a contornarle il viso. Isabelle Trick, 17 anni, frequentante la Alius Academy. Non lasciatevi ingannare da questo nome, è una scuola come tutte le altre. Evidentemente il fondatore era un po' megalomane e stravagante, tutto qui. Uscì di camera sua e si chiuse in bagno, per prepararsi; sfilò il pigiama e al suo posto indossò una camicia bianca a strisce nere che andavano a fomare dei quadri e dei jeggins neri. Si lavò il viso, scese al piano di sotto a fare colazione e ritornò in bagno per lavarsi i denti. Mentre era intenta ad asciugarsi il viso, il suo sguardo si posò sul cassetto del mobile sotto al lavandino: lo aprì ed afferrò una borsetta di trucchi, per poi estrarre mascara e matita per gli occhi. Non le piaceva truccarsi, ma, in un modo o nell'altro voleva farsi notare. Dopo essersi sistemata, scese di nuovo le scale, indossò le All Star nere e alte, prese lo zaino e uscì di casa. Giunse a scuola in perfetto orario, non ebbe nemmeno il tempo di restarsene fuori un po' tranquilla e libera dalle lezioni. Meglio così; d'altronde, non aveva amiche e non avrebbe di sicuro chiacchierato. Si sedette al solito posto nella sua classe, 3C, aspettando che entrasse il professore mentre tutti gli altri facevano un baccano insopportabile. Sentiva i ragazzi e le ragazze della sua classe parlare delle loro storie d'amore, mentre lei era lì, sola come un cane abbandonato. Ciò le faceva male, anche se non trovava carino nessun ragazzo della sua classe. Tranne uno. Lo trovava più che carino, anzi, ne era follemente innamorata. Si chiamava Xavier, Xene Xavier Foster Shiller. Sembra il nome di un principe, vero? "Il mio principe azzurro" risponderebbe Bellatrix. Sì, questo soprannome che lei odia lo usano tutti, persino i professori, quando parlano con lei. In tre anni di superiori, Xavier non le aveva mai rivolto la parola e non aveva mai avuto a che fare con lei in nessun modo. Lei sapeva che non avrebbe avuto alcuna possibilità di parlargli di lei, tantomeno di dirgli che le piaceva! Non ne avrebbe nemmeno avuto il coraggio, se per questo. Il professore di matematica entrò e subito esordì in un annuncio che solcò ancora di più la svogliatezza della classe nel lavorare:
《Tra due settimane vi interrogherò in delle ricerche di scienze sugli atomi e le molecole. Lavorerete a coppie e esclusivamente a casa, non posso perdere le mie ore per un lavoro così impegnagivo! Dividerò la classe in due, un gruppo per un argomento e uno per l'altro, e poi sceglierò le coppie da formare. Domani appenderò un foglio fuori dalla classe cosicché possiate vedere con chi svolgerete il compito.》
Isabelle era più svogliata di chiunque altro all'interno della classe: almeno gli altri si conoscevano e si sarebbero divertiti, in un modo o nell'altro, mentre lei era l'esatto contrario. Poteva capitare con chiunque, o una femmina tutta abbraccini e bacetti o con un maschio scarica barili e altamente menefreghista. Il giorno dopo giunse a scuola, sebbene contro la sua volontà, con una manciata di minuti in anticipo, in modo da vedere con chi avrebbe lavorato. Davanti alla porta non c'era nessuno; perfetto, avrebbe evitato di gettarsi in una mischia per un motivo assurdo. Innanzitutto, era finita nel gruppo delle molecole. "No, no, le molecole no!" pensò, roteando gli occhi al cielo. Fissò di nuovo lo sguardo sul foglio e, facendoci scorrere il dito sopra, cercò il suo nome.
《Trick...》
Quasi sbiancò quando lesse il cognome accanto al suo. Anzi, i cognomi...
《Foster Shiller...》
Sentenziò con un fil di voce. Rimase a fissare la porta per pochi secondi, come imbambolata, per poi aprire la porta e chiudersi in classe. Si sedette sulla cattedra.
《Foster Shiller... quindi lavorerò con lui?》
Non sapeva se essere contenta o preoccuparsi. I suoi pensieri vennero interrotti dalla porta, che si aprì. Il professore di matematica non si sorprese nel vederla lì.
《Buongiorno, signorina Trick.》
Da quando in qua la chiamava così?
《Buongiorno prof...》
《La vedo perplessa. Qualcosa non va?》
《No, è che... per via del lavoro di scienze...》
《Sì, l'ho messa con il signorino Foster Shiller.》
Le uscì spontanea una parola dalla bocca.
《Perché?》
《Come sarebbe a dire "Perché"?》
"Forse non avrei dovuto dirlo..."
《Volevo solo sapere su cosa si era basata la sua scelta...》
《Ho ritenuto che, con la vostra intelligenza, potrete svolgere un lavoro fantastico insieme. Inoltre, mi pare di aver capito che lei non ha molti amici e non vada d'accordo con le rasazze della classe, giusto?》
Isabelle lo guardò. "Sta sorridendo, quindi non mente (giusto?)."
《Ah, ok... beh, grazie mille, allora. Le prometto che faremo del nostro meglio.》
La campanella suonò, e non tutti i ragazzi si fermarono a leggere con chi avrebbero dovuto lavorare. Xavier lo fece, ma non aprì bocca, nemmeno con Isabelle. Passarono le prime tre ore di lezione, interrotte dall'intervallo. Una volta uscita, la ragazza si sedette sotto ad un ciliegio e lì rimase; faceva parte della sua routine. Si appoggiò al sottile tronco del giovane albero e guardò verso l'alto, verso la chioma. Cercò di immaginare i petali rosati che cadevano lievi sopra di lei: amava i ciliegi in fiore.
《Ciao...》
Si riprese dal suo stato di trance e scattò in piedi, senza neanche vedere con chi avesse a che fare.
《Ciao!》
Solo dopo aver parlato si rese conto di avere davanti il suo compagno di gruppo.
《Allora... per via del lavoro, pensavo che potresti venire a casa mia, dopo la scuola. Mio padre lavora e mia sorella è all'estero, potremo lavorare tranquillamente. Ti va bene?》
La ragazza rimase stregata dai bellissimi occhi verde chiaro e scuro di Xavier; stentava ancora a credere di essere finita in gruppo con lui.
《Ehm... dopo la scuola? Ok! A che ora facciamo?》
"Forse ho parlato un po' troppo forte..." Difatti la gente attorno ai due si era girata nella loro direzione. Il ragazzo si accorse dell'imbarazzo di Isabelle, così le si avvicinò e proseguì.
《Facciamo alle tre?》
Lei si limitò ad annuire, forse per la paura di far insospettire la gente.
《Allora a più tardi, Isabelle...》
Lei rimase a fissarlo mentre si allontanava: l'aveva davvero chiamata Isabelle?! Le successive tre ore trascorsero troppo velocemente e la ragazza, ben presto, si ritrovò a casa sua. Pranzò in fretta, raccolse i libri di scienze, il cellulare e la borsetta per il trucco, cacciando tutto dentro allo zaino. Uscì di casa verso le due e mezza e alle tre era già a casa di Xavier: rimase shocckata nello scoprire che non si trattava di una casa qualunque, bensì di una villa spettacolare. Suonò il campanello e le aprì il bel rosso.
《Ben arrivata! Entra pure.》
Isabelle varcò la soglia e si ritrovò nella dimora immensa di Xavier; dopo tutti questi anni, come faceva a non saperlo?
《Possiamo andare in sala da pranzo o in cucina. Se preferisci possiamo usare la biblioteca, c'è anche il computer lì.》
《Vada per la biblioteca.》
La accompagnò sino alla sala sopraccitata e si sedettero entrambi davanti ad un PC. Il ragazzo lo accese e digitò velocemente il nome "molecole" sulla tastiera.
《Allora... per me possiamo prendere queste informazioni e l'introduzione di tutto il discorso, poi parliamo della struttura di una molecola e...》
La ragazza fissava Xavier, che pareva non accorgersene. Osservava la sua bocca perfetta, i suoi occhi magnetici e i suoi capelli rossi, che non volevano stargli fermi sulla testa. Dopo un po', malgrado suo, Xavier se ne accorse.
《Qualcosa non va, Isabelle?》
《Cosa? Ehm... no, niente, continua pure!》
《Mi stavi ascoltando, almeno?》
Lei arrossì, ma non volle dire la verità. Il ragazzo sorrise, evidentemente aveva capito.
《Pare che nemmeno tu abbia voglia di fare questa ricerca, eh?》
In che senso "Nemmeno tu"?
《Ehm... io...》
《Allora non è vero quello che dicono di te.》
《Quello che dicono di me?》
《Sì, che sei perfetta, che studi e lavori sempre e tutte cose del genere.》
Lei abbassò lo sguardo: aveva ragione, non aveva per niente voglia di studiare. Avrebbe preferito diecimila volte di più parlare con lui e ammirarlo in tutta la sua bellezza.
《Ti va di fare altro?》
《Ma la ricerca...》
Sentenziò indicando lo schermo del computer.
《La ricerca può aspettare.》
Disse prendendole la mano e rimettendogliela lungo il fianco, per poi chiudere il PC. Lei rimase sconvolta dalla delicatezza di quel gesto, ma Xavier sembrava indifferente.
《Vieni con me, cerchiamo qualcosa di meglio da fare.》
Detto ciò, il ragazzo si alzò ed uscì dalla biblioteca, seguito da Isabelle.
《Perché mi hai...》
La ragazza si tappò la bocca. "Che cavolo stavo per chiedergli?"
《Perché ti ho cosa?》
《... Perché mi hai toccata?》
La bocca stava facendo tutto per conto suo, lasciando sprofondare Isabelle nell'imbarazzo più puro.
《Sei una tipa così chiusa e misteriosa... volevo vedere la tua reazione.》
《La mia... reazione?》
Per cambiare argomento, chiese al ragazzo dove fosse il bagno.
《Da quella parte.》
E le indicò una porta, alla fine di un corridoio. Prima di andarci, Isabelle estrasse la borsetta per il trucco dallo zaino, e Xavier non prese bene la cosa.
《Ti devi truccare?》
《Beh, sì.》
Si avvicinò a lei e le prese la borsetta, per poi poggiarla sopra al primo mobile che gli capitò sott'occhio.
《Non ne hai bisogno.》
La ragazza rimase pietrificata: le aveva appena fatto un complimento? Non le diede il tempo di ragionare che si avvicinò a lei e le mise una mano sulla guancia.
《Le altre ragazze ne hanno bisogno per assomigliarti da struccata, ma tu vai benissimo così.》
La mano di Xavier diventò gelida in confronto alla sua guancia. La mano passò dietro alla nuca e attirò il viso della ragazza a quello di Xavier, facendoli ritrovare bocca a bocca. Isabelle ci si perse in quel bacio, che però durò troppo poco, perché il ragazzo, rosso da far invidia ai suoi capelli, si ritrasse e cercò di scusarsi, balbettando.
《Scusami, ho agito d'impulso... mi dispiace...》
Isabelle sembrava una statua di marmo; non osava muovere nemmeno gli occhi per distogliere lo sguardo da Xavier, il quale era ancora intento a massaggiarsi la nuca per l'imbarazzo.
《Xavier, tu...》
《Mi dispiace, ma... io... non posso più aspettare.》
Si riavvicinò a lei e ricominciò a baciarla, tenendola per le braccia.
《È da tre anni che aspetto questo momento...》
Le sussurrò dolcemente sulle labbra. Lei si staccò un'altra volta e lo fissò negli occhi.
《Se non vuoi, basta che tu me lo dica e...》
Gli poggiò un dito sulle labbra.
《Shh... volevo solo dirti che ti amo. Da sempre.》
《Perché non me l'hai mai detto?》
《Non ci parlavo mai, con te. Avevo dato per scontato che non sarebbe mai successo niente, tra noi...》
《Nulla è impossibile, ricordatelo.》
I due si abbracciarono; avevano finalmente capito di amarsi l'un l'altra da troppo tempo per continuare ad ignorare i propri sentimenti. E la ricerca? Quella poteva anche aspettare...

One shots ~ Inazuma ElevenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora