Gabi&Giovanna

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La giovane guerriera si trovava in ginocchio sulla cima della torre principale del villaggio. Le veniva da piangere; il compito di salvare Orléans e tutto il popolo francese era stato affidato a lei e ora i fedeli servitori del principe Carlo volevano prendere il controllo della guerra. Inutili erano state le sue parole contro di loro, che l'avevano rifiutata aspramente. Era intenta nelle sue preghiere, quando una voce dolce e penetrante le risuonò alle spalle.
《Non devi abbatterti.》
Giovanna si voltò e dinnanzi a lei trovò la persona con la quale, in quegli anni, aveva legato di più. Gabriel Garcia, detto Gabi, occhi verde-azzurro e capelli rosa legati in due codini, cercava di consolarla.
《Il compito di salvare la Francia è stato affidato a me...》
disse lei, con un fil di voce.
《Hai già fatto molto più di chiunque altro. Nessuno ci sarebbe riuscito, Giovanna.》
《Ma io...》
Non terminò la frase che si era già rialzata in piedi.
《Hai ragione, Gabi. Grazie.》
Si avvicinò a lui e, tremolante, allargò le braccia nel tentativo di abbracciarlo: in effetti le armature non permettevano di compiere grandi movimenti... in più lei era timida. Il ragazzo scese le scale per tornare dai suoi amici e lei rimase in osservazione del cielo.
《Non avremo un'altra possibilità. Dobbiamo attaccare.》
Detto ciò si assicurò che l'amico dai codini rosa non fosse nei paraggi e solo quando ne fu certa scese in piazza. Cercò di tirare fuori tutta la voce possibile.
《Ascoltate! È la nostra occasione, attacchiamo ora! Per la Francia!》
I soldati alzarono le spade al cielo in segno di approvazione e seguirono la fragile condottiera verso il ponte dove avrebbero combattuto contro gli inglesi. L'obiettivo era liberare il castello, ormai sotto assedio, così la giovane si fece strada tra i nemici: quando questi ultimi cercavano di attaccarla, ella sgusciava via. Quando era accerchiata, invece, molti di loro si sacrificavano pur di difenderla: d'altronde era solo una ragazzina, non era del tutto pronta a tenere una spada in mano. Giunta al castello, ormai in fiamme, si mise a correre di qua e di là per cercare di cacciare gli inglesi; non aveva, però, il coraggio di uccidere. Alcuni di loro la accerchiarono quando si trovava nel corridoio a cielo aperto che collegava due torri: avevano formato un cerchio intorno a lei e non si vedevano soldati francesi nei dintorni. Era in trappola.
《Giovanna!》
si sentì chiamare. Poi i suoi nemici le si pararono davanti, come per non farle vedere chi ci fosse di fronte a loro. 《Lasciatela stare.》
la giovane udì ringhiare. Qualche rumore metallico e tutti i soldati erano di fronte a lei, stesi a terra: feriti, non morti. Il suo salvatore, niente popodimeno che Gabi, la prese per mano.
《Dobbiamo fuggire di qui, o non ce la farai!》
Iniziarono a correre per il castello: 《Non ce la farò a fare cosa?》
chiese lei. Il ragazzo vide una piccola rientranza nel muro, vi si nascose e attirò Giovanna a sé tirandola per un braccio, nella speranza che nessuno li avesse visti.
《Non devi far rumore.》
sospirò il ragazzo, ansimando per la corsa
《Che cosa volevi dire prima con "Non ce la farai" ?》
《Tu devi salvare la Francia, è un compito difficile che è stato affidato a te. Se ti catturano non hai speranze.》
La ragazza annuì, poi si accoccolò sul petto del ragazzo, facendo tintinnare leggermente le loro armature
《Ce la farò. Riuscirò a liberare il mio popolo.》
Una voce ansimante e potente la chiamò
《Giovanna! Giovanna!》
Un cavaliere si avvicinò e sorprese i due ragazzi, che, imbarazzati, si separarono subito. Poi proseguì
《Ce l'abbiamo fatta... il Principe Carlo ti ha nominata Capo dell'Esercito... Ora possiamo liberare davvero la Francia!》
La giovane non aveva più parole; ora poteva guidare i suoi uomini in battaglia contro l'Inghilterra. Sia lei che Gabi seguirono l'uomo fin fuori dal castello, poi si recarono velocemente alla corte del Principe Carlo. Una volta giunti al castello le due guardie poste all'infuori del portone videro Giovanna e Gabi avanzare e incrociarono le lance quando il ragazzo fece per passare
《Il Principe desidera parlare con Giovanna in privato.》
Il giovane dai codini rosa indietreggiò e guardò l'amica
《Non preoccuparti, farò presto.》
Disse lei prima di entrare. Il ragazzo si sedette sul marciapiede e pensò al futuro: ora che Giovanna era stata nominata ufficialmente (o quasi) Capo dell'Esercito, lui cos'avrebbe fatto? Avrebbe continuato a seguirla, come aveva sempre fatto fino a quel momento, oppure il Principe gli avrebbe affidato un altro compito? Mentre era immerso nei suoi pensieri il portone si spalancò e da esso uscì la ragazza; alla sua vista, Gabi scattò in piedi
《Allora?》
《Sì, sono Capo dell'Esercito.》
Il giovane la guardò come se si aspettasse che aggiungesse altro, ma ciò non accadde.
《Sono... sono felice per te.》
Lei sorrise, stranamente non capì che l'amico aveva un dubbio.
《Ora torniamo a Orléans, d'accordo Gabi?》
Lui annuì semplicemente e quando la ragazza gli passò accanto, gli appoggiò la mano su una spalla e gli sorrise. Com'era possibile che non riuscisse a percepire i suoi sentimenti? La loro empatia si stava forse consumando? Partirono alla volta di Orléans verso il tardo pomeriggio e giunsero al castello di sera. Entrambi si chiusero nelle proprie stanze e si liberarono della pesante armatura, per poi sostituirla con degli abiti comuni. Si riunirono in cortile, in attesa che la cena fosse pronta.
《Così adesso riuscirai nel tuo intento, finalmente...》
《Sì, ma da sola non ci riuscirò mai...》
Lui alzò lo sguardo e la guardò sorpreso.
《Tu mi accompagneresti, Gabriel?》
Lui balzò in piedi in preda a un attacco di euforia.
《Sì! Ti seguirò in ogni battaglia, Giovanna!》
Lei si alzò in piedi.
《Eri preoccupato che non te lo chiedessi, vero?》
《Ehm... sì, forse un po'...》
La ragazza rise, coprendosi la bocca con una mano. La cuoca li chiamò dentro per cenare e i due non si fecero pregare: dopo la battaglia per espugnare la reggia dagli inglesi erano pieni di fame. Cenarono in fretta e poi, come ogni sera, corsero sulla torre dove Giovanna usava pregare e parlarono.
《Domani partiremo.》
《Domani?! Sei sicura?》
《Gabi, non possiamo aspettare. L'Inghilterra ha sottomesso più di mezza Francia, se non agiamo attaccheranno anche Orléans, e lì sarà la fine. Mi capisci, vero?》
Annuì.
《Sì, Giovanna.》
《Perfetto. Andiamo a preparare i cavalli, domani partiremo al sorgere del sole.》
Detto ciò scese le scale e si recò in cortile; l'amico la seguì senza farsi pregare e, preso tutto l'occorrente, aiutò la giovane guerriera a spazzolare i cavalli e a prepararli per il giorno successivo. Giovanna spazzolava così velocemente da far scalpitare il cavallo; Gabi afferrò velocemente le briglie e gli accarezzò il collo per chietarlo.
《Devi andarci piano con loro, sono animali facilmente irritabili.》
《Sì, hai ragione, scusami...》
Detto ciò riprese il lavoro.
《Sembri agitata, lo sai?》
Lei ripose la spazzola.
《Certo che lo so. Ho paura. Le sorti della Francia dipendono da me, ora.》
Gabi le mise una mano sulla spalla e proferì a sangue freddo.
《È vero. E ciò ti farà essere ancora più determinata in battaglia.》
Lei annuì, poi continuò a sistemare il suo baldo destriero; i due si coricarono all'incirca una mezz'ora dopo. Il mattino seguente, Giovanna si svegliò per prima, appena il sole le accarezzò le palpebre: scivolò fuori dal letto, indossò l'armatura e mandò a svegliare Gabi. Questo obbedì appena ricevuto l'ordine e indossò, anch'egli, l'armatura. Fanti e cavalieri inviati dal Principe erano già fuori dal castello, pronti ad obbedire agli ordini della loro liberatrice. Appena ella uscì, in groppa al suo cavallo rigorosamente bianco, un boato di ammirazione si sollevò dalle truppe. Uscì dal castello seguita da Gabi, che teneva strette le redini del suo cavallo: l'empatia che provava verso Giovanna lo faceva sentire agitato tanto quanto lei. Marciarono per chilometri e chilometri, e giunsero al luogo della battaglia a mezzogiorno. Gli inglesi erano già lì. Un silenzio tombale calò sul posto; Giovanna, tramite le spesse lenti dei suoi occhiali spuntati da chissàdove, scrutava gli occhi del Capo dell'Esercito inglese, il quale aveva due iridi vitree e gelide. Si preannunciava una battaglia molto difficile. Ecco che egli estrasse la spada dalla fondina e la sollevò in aria, esortando i cavalieri ad attaccare; Giovanna fece lo stesso.
《In nome del popolo francese, vi ordino di attaccare, e vincere!!》
Faceva freddo quel giorno. Molti soldati morirono trafitti da spade, lance e frecce, altri giacevano in fin di vita sul terreno. Morirono anche molti cavalli, inermi a terra in una pozza di sangue. Giovanna, Gabi e i loro destrieri, però, erano ancora vivi. Erano rimasti in pochi ad attaccare, quindi dovettero utilizzare tutte le energie possibili.
《Se attacco il Capo》
pensò Giovanna,
《i soldati non sapranno più quando attaccare e sarà molto più facile vincere.》
Nonostante capeggiasse l'esercito, non era brava a destreggiare una spada. La teneva in mano per far capire quando attaccare e quando stare fermi, ma non la usava per uccidere; d'altronde, era pur sempre una ragazzina. A quell'ora sarebbe dovuta essere a casa sua, con sua madre e suo padre, a lavorare nei campi. E invece, guarda un po' dove si trovava.
《Gabi, coprimi. D'ora in poi proseguo a piedi.》
Detto ciò smontò dal cavallo e si accostò a quello dell'amico, ancora in groppa ad esso.
《Devo colpire il Capo.》
Il ragazzo era esterrefatto dalle parole proferite dalla guerriera.
《Vuoi... ucciderlo?》
Lei lo guardò quasi supplichevole negli occhi, come per cercarvi una soluzione alternativa, ma poi rispose.
《Devo farlo.》
Lui annuì e avanzò cautamente verso il Capo, con Giovanna appresso. Aspettarono che fosse girato, e poi...
《ADESSO GIOVANNA!》
La ragazza si scagliò contro l'uomo con tutta la forza che aveva in corpo e cercò di colpirlo, ma la spada si bloccò a mezz'aria. La ragazza si voltò, sorpresa, e quasi svenne quando vide due possenti soldati tenerla per i polsi. Le strapparono la spada di mano e tennero stretta la giovane.
《Ma guarda un po' chi abbiamo qui...》
L'uomo la stava fissando con i suoi occhi vitrei.
《Direi che possiamo chiuderla qui. Senza un Capo, l'esercito non sarebbe più stabile e vincere sarebbe troppo facile.》
Detto ciò alzò la spada.
《RITIRATA, UOMINI!》
Altri due soldati portarono una palla di ferro, poi presero Giovanna e la trascinarono in un carro speciale, con le sbarre, fatto apposta per i prigionieri. La sbatterono dentro, poi le legarono la palla di ferro alla caviglia e la portarono via. Gabi, nel frattempo, aveva osservato tutta la scena. Uscì dal suo nascondiglio, afferrò la spada di Giovanna e salì a cavallo, per poi seguire gli inglesi.
《Mi infiltrerò tra le truppe, fingendomi uno di loro.》
Poi si fermò di colpo: aveva una vistosa medaglia al petto, uguale a quelle che portava Giovanna. Avrebbero riconosciuto subito che era francese. Un soldato non dovrebbe mai diffamare le onorificienze di guerra, ma quello fu un caso di emergenza: sganciò la spilla e si tolse la medaglia, riponendola in una specie di tasca nell'amratura. Poi si lanciò in una corsa pazza per raggiungere l'amica; l'infiltrazione funzionò meravigliosamente. Per sua fortuna, Gabi sapeva parlottare qualcosa in inglese e il suo accento si nascondeva abbastanza bene. Attraversarono vari villaggi: alcune persone inneggiavano la condanna di Giovanna, altri la libertà. I soldati accanto al giovane discutevano del futuro della sopracitata: dicevano che la Francia si era divisa in due parti, Borgognoni e Almagnacchi. I primi sostenevano l'Inghilterra, i secondi la madrepatria. Quindi, i primi volevano la condanna di Giovanna, i secondi la volevano libera. Marciarono per giorni. Giorni estenuanti. Gabi si trovava a pochi metri dalla gabbia e vedeva tutto ciò che veniva fatto a Giovanna: alcuni le sputavano addosso, altri la frustavano, altri ancora le tiravano schiaffi. Era un ragazzo di buon cuore, e spesso aveva dovuto ricacciare le lacrime negli occhi; non sopportava vederla soffire così. Una volta giunti alla reggia, Giovanna venne portata davanti al Re inglese, di fronte al quale tutti si inchinarono.
《Chi è codesta donna? E che ci fa in abiti di guerra?》
Una delle guardie che teneva a bada Giovanna la strattonò, esortandola a rispondere.
《Mi chiamo Giovanna... Giovanna D'Arco. Sono il Capo dell'Esercito francese, Sire.》
Quest'ultimo scoppiò in una sonora risata.
《Carlo è pazzo a mettere una ragazzina a Capo del suo Esercito! Deve avere qualche rotella arrugginita.》
Uno dei consiglieri espose una proposta.
《Direi di far decidere ai suoi compatrioti il suo destino.》
Detto ciò fece entrare altre guardie con una ventina di persone: portavano abiti tipici della Francia medievale.
《Che costoro decidano le sorti della ragazzina!》
A Gabi si fermò il cuore quando tutti dissero di giustiziarla. Erano tutti Borgognoni. E ci avrebbe scommesso una cifra che gli inglesi lo sapevano dal principio.
《Sarà fatta giustizia.》
Aggiunse poi il Re. A grande sorpresa, Giovanna chiese parola; con ancora più sorpresa, il Re gliela concesse.
《Se devo essere giustiziata... desidero venire decapitata, Sire.》
A Gabi sfuggì un singhiozzo, che, per fortuna, sentì solo lui. Era una ragazza responsabile e sapeva benissimo contro che cosa stesse andando incontro. Una cosa che tutti gli esseri umani incontrano, prima o poi, ma che, in quell'epoca, troppe persone subivano precocemente. La morte.
《Mmh... perché volete essere decapitata?》
《Così la mia sofferenza e quella degli altri sarà minore.》
《Ammesso che importi ancora a qualcuno.》
Gabi voleva ucciderlo sul posto, ma resistette alla tentazione di estrarre la spada.
《Comunque il Re sono pur sempre io e a me spetta la decisione.》
Si alzò in piedi e, a gran voce, annunciò.
《Sia fatta bruciare al rogo, in quanto condannata dai francesi stessi un'eretica, una strega, una pazza.》
Tutti inneggiarono il nome dell'Inghilterra e ripeterono la condanna della giovane come un segno di vittoria definitiva. Gabi uscì di nascosto dalla Sala del Trono e si rifugiò nei giardini. Poi pianse. Pianse lacrime amare di disperazione e vendetta allo stesso tempo. Poi prese una decisione, come aveva fatto il Re pochi attimi prima: l'avrebbe ucciso e sarebbe scappato con Giovanna. Il Re la fece incarcerare e sentenziò la morte al mattino successivo. Gabi si infiltrò nelle prigioni: non poteva limitarsi al Re, purtroppo molte persone volevano la sua amica morta. Strisciò lungo i muri di molti corridoi, finché non vide la cella di Giovanna: lei era lì dentro. Non indossava l'armatura, bensì i suoi soliti vestiti: un lungo abito bianco sporco con maniche corte a palloncino, una maglia aderente e grigia e delle scarpe modeste. Era seduta su una panca di legno e fissava il muro come inebetita.
《Che cosa ti hanno fatto...》
Davanti alla cella, ai due lati della porta fatta di sbarre, due guardie grandi come armadi sorvegliavano la ragazza. Gabi si chiedeva a cosa servissero; in fondo, Giovanna aveva solo diciannove anni (come lui, d'altronde) ed era una ragazza: cosa avrebbe potuto fare? Niente. Ma lui era un ragazzo di diciannove anni, era un uomo ormai, e poteva benissimo agire da solo. Si guardò intorno alla ricerca di una spada, ma non la trovò.
《Agirò a mani nude.》
Aveva pur sempre l'armatura, quindi prese la rincorsa e saltò addosso ad una delle due guardie, stendendola con un paio di pugni. Schivò velocemente il colpo di spada dell'altra; ciò causò la trafissione della guardia a terra. Bene, una era morta. Il ragazzo tirò un pugno sullo stomaco alla guardia rimasta, così forte da incavare il ferro all'altezza del petto; la guardia si accasciò e Gabi estrasse le chiavi dalla cintura dell'uomo. Aprì la cella e ci entrò, socchiudendo la porta per non farsi notare.
《Gabi, che hai fatto?! Ti prenderanno, ti tortureranno, morirai anche tu!》
Il ragazzo si avvicinò a lei, inginocchiandosi.
《Non posso lasciarti morire, non qui, non così, non adesso. Mi capisci, vero?》
A differenza di ciò che il ragazzo si aspettava, Giovanna si alzò e lo spinse via con rabbia.
《Che vai farneticando?! Se questa è la volontà del Mio Signore, che venga eseguita.》
《Giovanna, non puoi morire...》
《Tu non puoi capire, Gabi. Io dovevo liberare il mio popolo. Io dovevo cacciare gli inglesi. Io dovevo portare alta la bandiera della Francia. E invece non ci sono riuscita. Evidentemente non sono stata abbastanza.》
Anche Gabi si issò su due gambe.
《Tu hai fatto qualcosa che nessun altro sarebbe riuscito a fare. Sei la prima donna in assoluto che è stata posta a Capo dell'Esercito. Hai fatto tantissimo. E non è giusto che tu muoia adesso. Non lo permetterò.》
《E che cosa pensi di fare? Sei uno contro un milione! Gabi, ascolta...》
Si avvicinò a lui e gli prese la mano, facendogli imporporare le guance.
《Tu non vuoi che io muoia, ma neanch'io voglio che tu muoia per me. Siamo sempre stati l'uno al fianco dell'altra con la teoria "Dare e ricevere, ricevere e dare". Ma tu hai dato abbastanza. Grazie, Gabi, per tutti gli anni in cui mi sei stato vicino...》
Il dolce Gabriel non riuscì a trattenersi e le lacrime evaquarono velocemente dagli occhi, scorrendogli lungo tutt'e due le guance. La ragazza mise la mano sinistra sulla spalla destra del ragazzo, mentre con la destra gli asciugava la guancia, massaggiandola. Nonostante ciò sorrideva, e continuò a parlare.
《Sei stato il mio servo più fedele, ti ricorderò anche all'inferno, te lo prometto. È lì che mi spediranno le fiamme che mi inceneriranno, in piazza, tra poco.》
Il ragazzo le strinse il polso destro e la guardò negli occhi tirando su col naso.
《Tu... mi stai abbandonando, vero?》
Le chiese con un fil di voce.
《Ti sto salutando. È un ciao, non un addio.》
I due non si rendevano conto di avere i corpi appiccicati l'uno all'altro. Un rumore metallico di passi irruppe nel corridoio e nella cella: un'altra guardia. Giovanna mise un dito sulle labbra del ragazzo.
《Scappa. Ci penso io a lui.》
Gabi tirò su col naso un'ultima volta, per poi sciogliersi dall'abbraccio e sgusciare fuori dalla cella, chiudendo a malincuore la porta. Si rifugiò in un angolino e ascoltò: doveva essere pronto a difendere Giovanna in ogni occasione.
《Che è successo?》
Esclamò la guardia puntando le guardie a terra, l'una svenuta, l'altra morta.
《Erano ubriachi...》
L'uomo, per fortuna, credette alle parole della giovane. "È solo una ragazzina, che bugie potrebbe raccontare alla sua età...". Se ne andò, ritornando sui suoi passi e lasciando in pace la ragazza. Gabi uscì dal nascondiglio e tornò dall'amica; vivevano in simbiosi, non potevano venire separati da nulla. Neanche dalla morte.
《Non puoi restare qui. Vieni via con me, ti prego.》
Lei sorrise di nuovo, per mascherare la sua paura.
《No. È il mio destino. È la volontà del Signore. Non posso modificare nessuno dei due.》
Abbracciò poi il ragazzo; era consapevole di star facendo una cosa per lui dolorosa. La verità era che anche lei aveva paura. Era triste. Non voleva abbandonarlo. Si sarebbe ritrovato solo.
《Giovanna!》
Una voce roca la chiamò e i due giovani capirono al volo e si guardarono negli occhi.
《È giunta la mia ora. Abbi cura di te, Gabriel.》
《Non lasciarmi così...》
Il ragazzo ricominciò a piangere.
《Ti prego Giovanna, non lasciarmi solo...》
Lei gli prese la testa e se la portò delicatamente sulla spalla, portando la mano dalla nuca al collo bollente del giovane guerriero.
《Riuscirai a sopravvivere anche senza di me, ce la farai...》
Le lacrime iniziavano a rigare anche il volto della ragazza, ma lei sorrideva.
《Giovanna, sei pregata di seguirmi.》
"Perché mi danno del lei? Sono pur sempre un'adulta, no?". La guardia ne chiamò altre tre, per scortare la piccola donna. Uscirono dalle prigioni e dal palazzo, poi iniziarono la processione verso la piazza. Gabi li seguiva, senza pensare a nascondersi: potevano benissimo scambiarlo per un comune cittadino un po' curioso. Ma l'amratura? "Potrebbero considerarmi una guardia inglese di scorta." La spilla con il tricolore della Francia, ce l'aveva ancora in tasca. Le pietre della città incastonate nel terreno sembravano diventare sempre più solide sotto i piedi di Giovanna: da quanto tempo era che camminavano? Forse erano passati solo cinque minuti, ma a lei parvero un'eternità. "Così è questo che si pensa prima di morire" era il pensiero che balenava nella mente della giovane. Era talmente impegnata a portare i piedi in avanti, uno dopo l'altro, che non si era nemmeno accorta che Gabi era dietro di lei, a una decina di metri di distanza, circa. Dopo un po' le file di case che limitavano la larghezza della strada si interruppero: giunsero alla piazza. Una folla di gente era già raggrumata attorno al palo, una parte intenta ad accatastare la legna alla base di esso e un'altra parte immersa nei bisbigli. Ad un tratto tutti si voltarono verso le guardie e fissarono Giovanna come fosse stata un chissaquale animale.
《È lei, è lei!》
Si sentiva gridare da qualcuno. Il messaggio si espanse a macchia d'olio e in pochi secondi tutta la piazza si ritrovò ad incitare la condanna. Due delle guardie la presero per le braccia e la trascinarono di fronte al palo. La ragazza alzò lo sguardo, per vedere la lunghezza per la quale esso si ergeva, ma dovette riabbassare gli occhi: c'era un bellissimo sole quel giorno, un sole che presto sarebbe stato coperto da una nera nuvola di fumo, contenemte tutta la sua essenza. Le bruciavano gli occhi. La terza guardia prese una lunga e spessa corda; "Ora mi legano, ora mi legano". Gabi era in prima fila; la folla pareva non notarlo. Certo, erano tutti troppo impegnati ad accogliere il divertimento nel vedere una persona ardere viva; in quell'epoca, la maggior parte delle persone erano contadini, ma quando c'erano da giustiziare delle persone anche loro avevano il diritto di mollare la zappa e correre in città. Trattandosi di un rogo, sarebbe durato molto di più di una semplice decapitazione e questo faceva comparire ghigni di compiacimento sui volti dei contadini. La quarta guardia pose uno sgabello alla base del palo.
《Sali.》
La ragazza obbedì, impossibilitata a fare altro. La fecero girare verso il pubblico, poi le legarono il petto, portandole le mani dietro alla schiena. Legarono, infine, le gambe e i piedi. Ecco. Ora bastava solo che qualcuno gettasse una piccolissima fiamma sulla catasta di legno che la gente era intenta a distribuire anche sotto a Giovanna, e sarebbe finito tutto. In modo lento e sofferente, s'intende. Ma chi doveva darle fuoco? Niente popodimeno che il Re inglese stesso, che ora si trovava dinnanzi a lei, ma più in basso, con una torcia in mano.
《Sarà fatta giustizia.》
Tre sole parole. Poi gettò il fuoco sul legno e la ragazza subito sentì il fuoco riscaldarle i piedi in maniera sovrannaturale. "Tra poco sarà tutto finito... Tra poco sarà tutto finito...". Le fiamme raggiunsero le gambe e iniziarono a lambirle il vestito, mentre lei cominciava a gemere dal dolore. Gabi non potè sopportare oltre: estrasse la spada dalla fondina e si scagliò sul Re e le guardie con tutta la forza che aveva in corpo, anche nell'anima. Ferì le guardie, e una volta assicuratosi che non ce ne fossero altre nei dintorni, prese la rincorsa e con un balzo si aggrappò all'enorme palo dove l'amica stava bruciando. La guardò negli occhi: piangeva. Paura o fastidio del fumo? Non gli importava; doveva liberarla. Se le corde si fossero bruciate, lei sarebbe caduta dritta nelle fiamme, e lì nessuno avrebbe potuto salvarla. Neanche Gabi.
《Vattene Gabi, o morirai anche tu!》
《Preferisco venir bruciato vivo e venire insieme a te che rimanere qui, solo come un cane abbandonato.》
Fece una pausa, ma poi si sveltì a rompere le corde e portarsi via Giovanna. La sua Giovanna. Altre guardie sbucarono dalla folla e la giovane se ne accorse.
《Basta Gabi, scappa, va' via!》
《Non ti lascio sola, dovessero torturarmi e incarcerarmi a vita!》
La ragazza gemette ancora; il dolore era diventato insopportabile. Gabi lacrimava, perché il fumo gli dava fastidio agli occhi, ma non demordeva e non osava deconcentrarsi un attimo dal suo lavoro. Le fiamme stavano iniziando a sciogliergli l'armatura: doveva sbrigarsi.
《Gabi, scappa, non pensare a me! Io... ce la... farò...》
Stava mollando. Stava per abbandonarsi. Stava per addormentarsi tra le braccia della morte.
《Giovanna! Non lasciarmi adesso! Giovanna!》
Lei riaprì lievemente gli occhi. Poi sorrise.
《Gabi... non possiamo fare nulla. Io sto morendo. Non resisterò a lungo. Ma... devi sapere una cosa, prima di dirci addio. Io... io...》
Lasciò cadere il busto in avanti, ma lui riuscì a reggerla, arrampicandosi un po' più su per sfuggire alle lingue di fuoco che si innalzavano da terra.
《Tu...?》
Giovanna riaprì gli occhi per l'ultima volta.
《Io ti amo, Gabi...》
Non si seppe spiegare neanche lei con quale forza ci riuscì, ma si sporse in avanti e unì le sue pallide e carnose labbra a quelle di Gabi.
《Strega! Strega!》
inneggiava la gente lì presente. Le due possenti guardie spuntate dalla folla poco prima, erano ora sotto ai due giovani guerrieri; presero un piede di Gabi e lo tirarono giù, senza successo.
《Giovanna...》
La giovane gli sorrise, come faceva sempre per tranquillizzarlo.
《Non aver timore, Gabi... io ci sarò sempre... e tu per me ci sarai sempre. Hai tracciato un segno indelebile nella mia vita ed è impossibile rimuoverlo. Ma... si sapeva... prima o poi ci saremmo dovuti lasciare...》
Gabi si inginocchiò e la guardò bruciare, con gli occhi lacrimanti e il cuore a pezzi.
《Anch'io ti amo, Giovanna d'Arco! Ti amerò fino alla fine dei giorni, e oltre! Rimarrai sempre qui...》
e si mise una mano sul cuore. Giovanna sorrise di nuovo, con gli occhi quasi chiusi. Poi, un colpo. Gabi non vide più niente, sentiva solo un forte dolore alla testa, come se qualcuno gli avesse tirato una bastonata. Prima di svenire, vide la sua Giovanna chiudere gli occhi e gli parve di vederla incenerirsi in un battito di ciglia. Quando il busto del giovane cadde in avanti, Giovanna non c'era già più. La folla si disperse per le vie del villaggio e in piazza non rimasero altro che il ragazzo svenuto e un fuoco ancora ardente, contenente le ceneri della sua amata. La sua Giovanna.

Mia dolce pulzella,
tu hai cambiato le sorti della Francia. Sei riuscita a salvare il tuo popolo e sei arsa viva per esso. Sei una donna straordinaria. E chi ti considera solo una pazza e ingenua ragazzina, povero lui. Gabi si è ripreso, e nonostante la tua assenza ha continuato per la sua strada. 《Il ricordo del suo sorriso mi fa andare avanti.》diceva sempre, anche se all'inizio le lacrime non potevano proprio contenersi. È morto poco tempo fa. Se n'è andato col sorriso, come facesti tu. 《Ora la raggiungerò.》. Vivi in pace, dolce Giovanna, che ora al tuo fianco c'è il tuo grande amore. Ora nulla vi può separare. Nulla. Una pulzella e il suo cavaliere, entrambi morti gloriosamente per la patria, verranno ricordati nella storia. Avete lasciato un segno indelebile anche in tutti noi, e avete scritto un pezzo di storia. Vivete in pace. Per sempre.

One shots ~ Inazuma ElevenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora