CAMERON

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//Ehy tu,sì proprio tu,grazie di aver aspettato e di aver letto l'aggiornamento.//
Erano le due di notte circa,quando dopo mezz'ora di sonno mi rigirai nel letto con le lacrime agli occhi.Se mi avessero chiesto di spiegare perchè stessi piangendo avrei probabilmento risposto
"Perchè papà aveva ragione",perchè mi sono affezzionata così tanto a lui da iniziare a dipendere da lui.La porta della mia stanza si socchiuse lentamente e la luce del corridoio inondò la mia stanza insieme alla figura di mia madre che sospirò e,dopo aver creduto al fatto che io stessi dormendo,se ne andò.Serrai di più gli occhi e mi obbligai a tornare a dormire.

La mattina mi svegliai presto, erano circa le 6:45 di mattina,ma a me non importava.Stranamente mi sentivo piena di energia.Ma così tanta da poter recitare la parte di The Flash versione femminile.Non mi lavai,quella mattina,non era casa mia,quindi,avendo fatto la doccia il giorno precedente,dovevo darmi un po' di contegno.
Mi posizionai difronte allo specchio e risi,una di quelle risate con la lingua tra i denti,di quelle che si fanno da bambini,mentre si gioca.Avevo due chiazze enormi sotto gli occhi e,dire di assomigliare ad un panda,sarebbe stato un insulto per gli ultimi.Presi il mio telefono,le cuffiette e scesi giù.È vero,ho appena detto che la casa non è mia e che ho bisogno di un po' di contegno,ma se si tratta di cucinare...beh,non credo avrebbero niente da ridire.Misi la musica al massimo e,con una spatola che usavo più come microfono che come strumento da cucina,iniziai a rigirare le frittelle. Poi però pensai che avrebbero potuto anche volere semplicemente un dolcetto, o qualcosa simile,così tolsi il grembiule, presi i soldi e mi avventurai per la città dove mi trovavo.L'Italia era bella,ma per davvero.Mamma mi aveva insegnato qualche cosa in più,le cose essenziali,durante in viaggio.Poi mi aveva raccontato dei posti migliori che avesse visto in Italia. E non esagerava, come invece pensavo io.
Mi fermai ad una caffetteria.Dietro il bancone c'era un ragazzo alto,capelli scuri e occhi chiari. Servì dei pasticcini a una signora e regalò di nascosto alla figlia della donna,un lecca lecca.
"Benvenuta.Come posso aiutarla?" richiamò la mia attenzione il ragazzo,Cameron,diceva il cartellino.
"Vorrei tre caffè e dei dolcetti" dissi,cercando di non sparare qualche cazzata,ma in poco mi impiastricciai,nel parlare.Il ragazzo mi fece qualche domanda,ma dissi che poteva decidere lui,cosa mettere nel piccolo vassoio dei dolci.Parlammo, mentre mi sistemava l'ordinazione. Passarono dieci minuti senza che neanche ce ne accorgessimo
"Vorrei tanto continuare a parlare,ma devo andare.Scusa" lo Ringraziai e sorrisi in contemporanea, uscendo dal negozio.
Una volta in casa di nuovo,misi il caffè in tre normali tazze e misi i dolci su di un piattino.Mi liberai dei sacchetti della caffetteria e mi sedetti
"Svegliatevi dai! Se continuate così oggi non si fa niente!"
"È quello in cui speravo!" rispose mia madre,ridacchiando,la voce impastata dal sonno.Dietro di lei,messa peggio di tutte, c'era mia zia.
"Ma è sempre così sprizzante? Solo ieri piangeva peggio di me durante il periodo" la guardai storto e lei alzò le spalle.Petunia,Tina si faceva chiamare,per non sentirsi vecchia,era una persona dolce, ma alle volte riusciva ad essere una tale testa di cazzo. Mia madre il contrario: tanto testa di cazzo,ma riesce ad essere dolce.
"No.Normalmente ci vogliono tre persone per svegliarla e una lite per farla cucinare" osservò alquanto divertita mia madre.Decisi di non scrivere a Niall,per via del fuso orario e della sulla privacy. A me bastava saperlo felice,per esserlo anche io,e lui ora era felice.Scacciai quel pensiero dalla testa e ci sedemmo tutto a mangiare.O almeno,mangiavo io
"Perché non mangiate?" dissi con la bocca mezza piena.
"E se è avvelenato? E poi sai,fa un po' schifo,sapere che nelle nostre bocche,queste paste diventeranno come quelle di cui ti stai ingozzando"
"Non mi sto ingozzando.E per tua informazione,non è avvelenato"
"Per carità,mangia con la bocca chiusa,Katherine" chiusi subito la bocca,anche se qualche volta sorridevo tanto per fare a mamma un dispetto.Petunia sembrava in un altro mondo: aveva il laptop,molti fogli e il telefono sulla spalla.Lavorava già alle 7:10 di mattina.Wow, quanta forza di volontà.

"Cerca di essere cortese e non parlare sempre te.E ricordati di divertirti" disse mia madre dandomi un bacio sulla testa,mentre mi pettinava la lunga chioma,come usava fare in passato.
"Perché l'avete fatto però? Insomma,non ho bisogno di un babysitter" mi girai sulla sedia,guardandola
"Non ti farà da babysitter. Amedeus ti farà solo da amico.Non vogliamo che tu resti in casa ad annoiarti.Io e tua zia lavoriamo"
"Ma siamo in vacanza!"
"Tu sei in vacanza e tu non sei noi" disse,facendomi tacere.Di sotto suonò il campanello, e la porta della cosiddetta mia stanza si aprì poco dopo.
"È arrivato" disse contenta mia zia,facendo spuntare dalla porta la testa.Mia madre mi guardò, sorridendo quasi a chiedermi se mi andasse bene (come se avessi scelta) ed io ricambiai,annuendo.
"Va' giù.E divertiti" mi porse cinque euro e mi abbandonò in camera.Mi alzai,mi lisciai il vestito e scesi di sotto,ma mi fermai subito vedendo la figura.
"Cameron?" il ragazzo alzò la testa e sorrise
"Katherine?" Camminai in fretta fino ad arrivare alla porta dove stava fermo lui.
"E così vi conoscete già" affermò mia zia guardando mamma.Noi due annuimmo all'unisono e,dopo qualche saluto uscimmo.
"Non pensavo conoscessi Petunia" disse mentre camminavano verso non so dove
"È mia zia.Tu invece come la conosci?"
"Si prese cura di me,quando mia madre morì"
"Mi dispiace"
"Ah,tranquilla.Non importa" disse come se davvero,fosse tutto apposto.
"Così ti chiami Amedeus"
"Mi chiamavo" mi corresse
"Non mi piaceva come nome,così l'ho cambiato.Sembrava lo strano nome di un qualche strano disgustoso antibiotico, Amedeus" Fu tutto ciò che ci dicemmo,lungo il tragitto.A quanto pareva,al negozio avevamo affrontato qualunque tema.In dieci minuti.
Continuavo a guardarmi le All star nere,che davano un'aria strana,alla gonna azzurrognola che indossavo.Giungemmo ad una discesa ripida,e Cameron si fermò lì.
"Dove stai andando?" sussurrai quando saltò giù per la discesa
"Fidati e scendi" disse porgendomi una mano.Sospirai e gliela presi,andando vicino a lui.Notai che sotto la discesa,c'era una porticina con su sopra scritto G.R.S.F.
Cameron intanto bussò alla porticina
"Significa gruppo di ragazzi strani ma forti" disse lui,facendomi prendere un colpo,notando come fissavo la scritta a graffito. Mi imbarazzai leggermente, quando lo notò.Avrei dovuto essere più normale come dicono i miei.
Alla porta Notai due occhi.Uno verde e l'altro marrone.
"Parola" sussurrò una voce femminile
"Culo di puzzola" trattenni le risate per un pò, ma senza successo.
"Che vuoi! Non l'ho decisa io,la parola" ridacchiò guardandomi dall'alto. La porta si sbloccò e apparve la figura di una ragazza Alta quasi quanto me (il che era un bene,dato che ero l'unica bassa),aveva una gonna a righe viola e nere,dei collant viola e una giacca di pelle nera.Anche unghie e capelli erano viola e nero,il che non mi portò a pensare molto ai suo colori preferiti.
Mi sorrise,senza neanche conoscermi.Era questo il bello dell'Italia: ti faceva sentire parte di qualcosa anche se non lo eri.

"Kymberli,ma chiamami pure Kim" disse porgendomi una mano.
"Katherine"
"Benvenuta nel gruppi piú pazzo in cui tu possa mai mettere piede,mia cara" ridacchiò portandomi dentro questo covo e chiudendosi alle spalle la porta...

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 11, 2016 ⏰

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