Capitolo VII

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Me ne andai senza salutarlo come se fossimo due estranei anche se in realtà lo eravamo.
Avevo una crisi interiore come sempre ormai. Una parte di me voleva corrergli incontro e un'altra voleva correre e andare via da lì.
Così, delusa me ne andai.
Delusa da me stessa. Da me che non riesco a prendere una decisione in tempo ma soprattutto una decisione sincera, senza rimorsi.
Il tempo passa ma niente resta come è. Ciò che ti fa stare bene prima è la tua medicina poi diventa il tuo veleno.
Andrea era ciò che apparentemente mi faceva stare bene ma il suo comportamento da stronzo egoista mi ha fatto pensare.
Andrea quello stesso giorno mi cercò invano.
Ma il mattino dopo me lo trovai davanti scuola, appoggiato al muretto che mi guardava con lo sguardo da stronzo dispiaciuto. Si è avvicinato a me e mi ha sussurrato all' orecchio:
'Mi dispiace'
Lo guardai negli occhi e me ne andai.
Provavo ancora attrazione per lui, ma continuavo ad evitarlo.
In classe ogni ora sembrava eterna, la campanella sembrava non volesse suonare. Quando finalmente quelle ore passarono presi dalla tasca dei jeans il mio telefono, ma qualcosa scivolò via.
Lo presi al volo prima che cadesse a terra.
Era un bigliettino.
'Vuoi uscire con me? A.'
Sorrisi involontariamente.
Subito corsi verso Andrea prima che se ne andasse via da questa prigione. Lo vidi sempre là, appoggiato al muretto. Mi sistemai i capelli e iniziai a comportarmi come se nulla fosse successo anche se mi si poteva leggere negli occhi la felicità.
Gli andai accanto e gli sussurrai all'orecchio:
'Perché no?'
Lui per un attimo mi guardo in modo strano come se non capisse di cosa stessi parlando. Poi mentre me ne stavo andando sorrise e prese per il braccio per portarmi indietro da lui.
Mi trascinò indietro e io lo guardai negli occhi.
'Allora piccola, dove vuoi andare?'
...
Ci ritrovammo in un parco, era un parco bellissimo quasi fiabesco. Ci sedemmo su una panchina e iniziammo a parlare. Amai già da subito le sue facce da stupido, quelle che ti fanno ridere in ogni caso.
Era lì davanti a me con la faccia da pesce e io ero lì che lo fissavo.
Ebbi un attimo di confusione e poi lo baciai a stampo. Lui sorrise subito dopo e si avvicinò a me mettendomi un braccio sulle spalle.
Ci alzammo e ci guardammo negli occhi per lungo tempo.
Αlla vista di altre persone che passavano era come se lui si facesse piccolissimo per non farsi vedere, ma nello stesso tempo cercava di proteggermi dagli sguardi dei ragazzi.
Questo è stato un momento magico. Per una volta nella mia vita qualcuno ha cercato di proteggermi.
Poi mi si avvicinò e ci baciammo.
Lentamente appoggiò le sue labbra sulle mie facendo entrare la lingua nella mia bocca che si muoveva in cerca della mia.
Mi prese la mano e dopo quel bacio che speravo non finisse mai ce ne andammo via.
Uscendo da lì sentii delle parole uscire dalla sua bocca come un sussurro urlato al vento:
'Questo sarà il nostro posto segreto'
Eh già.
Qui io ero la sua trollicina.
Apparentemente trollicina sembra un brutto soprannome da dare ad una persona, ma per me no.
Mi iniziò a chiamare trollicina essendo io molto più bassa di lui, più piccola di lui e, essendo un troll il contrario di come sono io.
Per chi non l'avesse capito, questo era un modo implicito per dirmi che sono bella ahahah.
Uscendo da lì vedevo che fulminava con gli occhi tutti i ragazzi che mi fissavano. Poi si fermò lì, davanti ad un negozio, ci guardammo e ci baciammo di nuovo anche se prima mi aveva detto che non poteva farlo essendo quello un posto frequentato da molti suoi amici.
Con un ciao amour tornai a casa felice, con un sorriso grande più grande del mio viso.
In quel momento sì.
Ero proprio felice.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 05, 2016 ⏰

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