Isabelle's pov
Buio.
Silenzio.
Tutto quello che riesco a sentire ora è solo l'adrenalina che scorre pressante nelle mie vene, il rumore del sangue che pulsa nelle mie tempie.
Chiudo gli occhi.
Le prime note di 'Soundless' rompono il silenzio, riecheggiando dolci in tutto l'anfiteatro.
Sto stringendo con forza le mani delle mie due compagne sperando che non sentano il lieve tremore del mio corpo.
Gli accordi di chitarra che spezzano la dolcezza del piano mi costringono ad allentare la presa per poi separarmici totalmente.
Sento il rumore dei fari che si accendono, puntano verso il tendone che divide il palco dalle quinte.
Apro gli occhi.
Iris separa il pesante tessuto nero che cala dall'alto, creandosi un varco e superandolo subito con passo energico, portando il microfono alle labbra e iniziando a cantare con voce decisa, dirigendosi verso il centro della scena accompagnata dall'urlo pressante dei fan.
Io ed Annie, d'altro canto, non ci lasciamo sfuggire l'occasione, entrando anche noi subito dietro di lei, andando verso i lati.
In questa parte non devo fare che da seconda voce. Facciamo sempre aprire ad Iris. Ogni volta riesce a spingere la voce già dal primo istante, a coinvolgere con la prima parola l'intero pubblico.
Sorrido ampiamente mentre la mia voce si fa ovattata nelle mie orecchie, come la loro del resto.
Non mi serve ascoltare la canzone per cantarla, la so perfettamente a memoria senza il bisogno di ripetermi le parole nella mente.
Il volume del mio microfono viene portato alla stessa altezza dei loro per il ritornello.
Non riesco a stare ferma. Non ci sono mai riuscita. Continuo a muovere la gamba a ritmo di musica mentre ticchetto col piede.
Amo questo lavoro. Mi da una carica pazzesca e so di darla anche a chi ci ascolta, ed è una cosa davvero, davvero molto gratificante.
Un altro verso. Stavolta cantarlo tocca a me. Stringo la mano intorno al microfono lasciando che la voce esca spontanea dalla mia gola.
È meravigliosa la collaborazione che si crea tra noi, le voci che si mescolano, in momenti in cui non ce n'è mai una principale, che prevalga sulle altre.
Un altro ritornello, ripetuto due volte. Ora la parte di Annie.
Lasciamo sempre a lei i 'ponti', le parti diverse dal verso e dal ritornello.
La musica si affievolisce, la sua calda voce copre ogni minimo spazio in questo anfiteatro. Sono in silenzio, come l'intero pubblico. Nessuno osa fiatare. Posso vedere e sentire i brividi nella pelle di ognuno, brividi che si riflettono anche in me.
È un forte senso di felicità, nel mio petto, a opprimermi. Vedere tutta la gente incantata a guardarci.
Finito il ponte riprendiamo con il ritornello, ed ecco che si avvicina. La mia parte forte, quella per cui sono veramente qui ora.
Questo ritornello non si concluderà come gli altri. Questo lo devo concludere io.
Eccolo. Ripeto da sola l'ultima frase, giungendo alla parola finale, allungando la 'e' della parola 'Soundless' in un lungo acuto, accostato dagli urletti eccitati dei fan.
Ecco ciò che amo. Le loro braccia protese verso di noi. I loro occhi lucidi, che brillano d'emozione. Gli striscioni, i cartelli, alcuni col mio nome, altri con i loro, altri con il nome 'Skywards' in bella grafia. La mia immagine nello schermo. Una semplice ragazza con una camicetta azzurra, intonata agli occhi grigio-blu. I capelli mori dalle punte rosse raccolti in una treccia che cade a lato. Una ragazza che ha sempre sognato momenti come questi, e ora li sta vivendo contro ogni sua aspettativa. Che ancora si chiede come tutto questo sia possibile.
Finito il mio acuto, lasciamo spazio all'ultimo verso di Iris, concluso con dolcezza.
E dopo l'ultima nota di piano, si leva l'applauso incessante dei fan.
I battiti delle mani pian piano si accordano a formare un unico ritmo, dettato dal nome 'Sky-wards' scandito in due parti da centinaia di voci.
Skywards, esatto.
Un nome nato come un semplice progetto di delle ragazzine di 14 anni, portato avanti per 4 anni ormai, diventato quello che siamo ora, una band indie-pop rock ben conosciuta in tutta l'america e oltre.