Iniziò tutto a dodici anni.
I flash arrivavano improvvisi, nel mezzo della giornata, inondando tutto di un rosso scarlatto. Sognavo graffi, tagli, lividi e urla. Sognavo il sangue, lo volevo, lo bramavo.
Iniziai su di me.
Ogni giorno disegnavo una ragnatela di linee rosse sul mio braccio, in quel punto morbido vicino all'incavo del gomito. Leccavo quelle piccole perle di sangue che si formavano e godevo nel sentire il sapore metallico che si spandeva nella mia bocca. Ma non mi bastava.
Tre anni dopo avevo alle spalle una lunga scia di animali morti. Gli alberi del mio quartiere si riempirono di fogli di scomparsa, in cui allegre famigliole ricercavano il loro amato cagnolino o il loro gattino.
Non mi dimenticherò mai del primo. Un piccolo bastardino abbandonato che mi guardava con occhi pieni di speranza, sotto una fastidiosa pioggia autunnale. Aveva il pelo tutto spelacchiato, di un orribile marrone e coperto di sudiciume. Gli portai da mangiare per giorni, finchè non si fidò abbastanza da venirmi vicino.
Anche da giovane ero dotato di un'infinita pazienza da cacciatore.Quando finalmente mi si avvicinò lo picchiai selvaggiamente, con furia. Lo ridussi in fin di vita, lo sguardo spaventato che mi fissava mi fece sentire potente. Lo portai a casa e lo curai. Ci impiegò svariati mesi a riprendersi, ma non gli lasciai il tempo di guarire completamente. Mi annoiavo.
Lo picchiai ancora e ancora e ancora, ridendo istericamente ad ogni colpo. Non mi seppi fermare. Adoravo il suono delle sue ossa che si rompevano, uno scricchiolio che si mischiava ai suoi guaiti di dolore e di terrore. Lo bastonai fino a quando non rimase fermo. Muto. Solo allora posai il bastone. Ogni traccia di sorriso era svanita dal mio volto, ora che non avevo più un compagno di giochi. Guardai quel sacco di pulci che giaceva immobile sul prato, ormai inutile, provando un disgusto profondo. Ma non per me. Io ero orgoglioso di me stesso e del lavoro che avevo fatto. Ero disgustato dalla debolezza di quel cagnaccio, con cui avevo potuto giocare così poco.
Lo seppellii nel giardino, sotto un albero storto dal vento. Ai miei genitori dissi che era scappato, ma non gliene sarebbe potuto importare meno. Erano troppo occupati a litigare e a tradirsi peroccuparsi del cane scomparso. E di me.
Ero solo, di nuovo, così mi trovai altri amici. Amici che, volenti o meno, sarebbero rimasti con me per sempre. Nella mia testa, in me.
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*spazio autrice*
Salve a tutti! Grazie per aver letto fin qui!
Questa è la mia prima storia a capitoli, mi son portata un po' avanti, ma non assicuro sulla mia puntualità! Prometto però che farò il possibile!
Questa è l'introduzione alla mia nuova storia, ispirata al Cannibale di Milwaukee. Devo dire che non mi è stato facile scrivere questo pezzo, soprattutto la parte della violenza sul cane. Io amo gli animali e farli questo è stato tremendo. Ma era anche necessario per il personaggio.
Come ho detto nella descrizione, non voglio in alcun modo esaltare questo tipo di comportamenti, e vi prego di avvertirmi se ho infranto qualche regola a me ignota di Wattpad!Spero che questo capitolo vi piaccia, ditemi che ne pensate in un commento!
Detto questo, vi auguro buone letture e un sereno 2016!
A presto!
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Il richiamo del sangue
HorrorVi siete mai chiesti che cosa passa per la testa di un'assassino? Io lo so. Lo so perchè lo sono. Alcuni mi definiscono pazzo. Malato. Sadico e spietato. Io preferisco dire di essere stato scelto. Perchè io sento il richiamo del sangue. E a questo...