Capitolo 2

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A quindici anni mi consideravo un professionista ormai. Avevo provato ogni genere di arma sugli animali, arrivando anche a rubare un fucile da caccia a mio padre.

Ma il mio appetito di sangue era sempre più insaziabile. Volevo fare un salto di qualità, ma volevo farlo in grande stile.

Come un cacciatore, scelsi la mia vittima con estrema cura. Volevo mettere in pratica tutto ciò che avevo appreso in anni di torture sugli animali. 

Si chiamava Elizabeh Andels. Era una ragazza estremamente timida, sfuggiva agli sguardi, si muoveva come un'ombra. Non penso che se adesso chiedessi a qualcuno dei nostri compagni di scuola, qualcuno si ricorderebbe di lei. Era la classica ragazza da tappezzeria, quella evitata da tutti, che non veniva mai invitata alle feste e che non aveva amici. Era perfetta per quello che avevo in mente.
La avvicinai il 7 aprile 1990. Era una mattina assolata, stranamente calda per quel periodo.

Mentre il corridoio brulicava di studenti indaffarati, mi accostai ad Elizabeh tenendo gli occhi bassi. Indossava una gonna a fiori sui toni del rosa, lunga al ginocchio, e un maglioncino color crema, che faceva sembrare la sua pelle ancora più pallida e smorta. Gli spessi occhiali rimpicciolivano i suoi occhi marroni, mentre i capelli color paglia erano strettamente legati un due trecce simmetriche, chiuse con due fiocchetti flosci. I denti sporgenti e il naso piccolo la facevano somigliare ad un topo e rendevano sgradevole guardarla in faccia.
Reprimento un moto di disgusto, le sorrisi timidamente e mormorai un flebile saluto.

Nei giorni successivi cercai di avvicinarmi a lei, senza farmi notare troppo dai miei compagni di scuola.

Non volevo che mi associassero a lei, sarebbe stato un problema.

Approfittai della vicinanza dei nostri armadietti per scambiare indisturbato due parole con lei, la raggiungevo quando tornava a casa, ma solo quando era abbastanza lontano da scuola. Mi raccontò che a casa sua le cose non andavano bene, suo padre si ubriacava e la madre era fugita anni prima con un'altro uomo. Era figlia unica e sognava di andarsene dalla piccola cittadina dove abitavamo, non aveva legami che la trattenevano. La sua timidezza le aveva impedito di stringere amicizie in questi anni, non parlava nemmeno con i suoi vicini dicasa. Gli insegnanti si ricordavano di lei solo guardando il registro, aveva una media alta e sognava di diventare un'assistente sociale. Mi disse anche che amava cucinare e che lo faceva spesso con sua madre quando era ancora con loro. Ma era dalla nonna, morta qualche anno prima, che aveva imparato tutte le ricette migliori. 

Era perfetta.
L'avevo trovata.


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*spazio autrice*

Ciao a tutti! Grazie per aver letto questo capitolo!

Presto entreremo nel vivo della storia, questi capitoli servono prevalentemente per presentare il protagonista. 
Cosa ne pensate di lui? E di Elizabeth?
Ditemelo pure nei commenti, anche se avete qulche consiglio o appunto per me! Non vi mangio mica!

Buone letture, a presto!




Il richiamo del sangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora