Partenza

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"Vattene" a Will fece male pronunciare quella parola, ma ormai aveva eretto un muro tra sé e Nico. Ora pensava solo alla missione che avrebbe intrapreso.

"Will, devo parlarti."

"Ho detto vattene."

"Albert, prendilo." Disse il figlio di Ade, rivolto a Jean-Albert, il suo autista-scheletro, che prese Will per il bavero della giacca e lo trascinò per la foresta dietro al padrone.
Pur essendo solo un ammasso d'ossa, era molto forte, e Will non riuscì a divincolarsi dalla sua presa.

Aveva anche iniziato a piovere, e grandi gocce cadevano dal cielo, rendendo il terreno molle e scivoloso.
Quando Jean-Albert depositò Will, il biondo era completamente inzaccherato di fango.

"William, ascoltami"

"Mi hai trascinato qui con la forza ma non puoi costringermi ad ascoltare, neanche impedendomi di coprirmi le orecchie, e lo sai."

"Non voglio costringerti"

"Ah, no, dimenticavo, non sei tu quello che mi ha appena fatto trascinare per mezza foresta da uno zombie francese."

"Non pensavo davvero quello che ho detto."

"Io si."

"Intendo dire, tu non sei come gli altri medici. Mi sono comportato da idiota.
Se l'unico che mi sia rimasto accanto.
Mi hai salvato la vita, anche se vale poco. Mi hai difeso dagli altri. Mi hai convinto a restare al Campo. Mi hai salvato in modi che neanche immagini. Sei riuscito a tenermi ancorato a questo mondo, mentre le tenebre mi dilaniavano il cuore, pronte a trascinarmi nel regno di mio padre al primo segno di cedimento.
Io non dimentico, Will Solace.
Ed è per questo che verrò con voi."

Will non aveva parole.
Aveva immaginato, qualche volta, Nico che lo ringraziava.
Ma lui non aveva bisogno di ringraziamenti. Aveva bisogno di Nico, della sua presenza, che gli ricordasse sempre il buono che aveva fatto, impedendogli di morire.

Will aveva iniziato a piangere, il pianto di un adulto, lacrime che solcavano le guance mescolandosi alle gocce di pioggia.

Nico cercava di mantenere un atteggiamento composto, fiero, ma anche dentro di lui qualcosa si era spezzato.
E quel qualcosa lo spinse ad avvicinarsi a Will.
E a mettere le braccia intorno al suo collo.
E a stringerlo a sé, unendo le tenebre di Ade e la luce accecante di Apollo.

Quando si staccarono da quell'abbraccio non si guardarono negli occhi, e Nico si allontanò imbarazzato.

"Bisogna solo costringere Annabeth a prestarmi il berretto degli Yankees, quello dell'invisibilità, e poi saremo pronti."

"Nico, sei sicuro? Sei ancora convalescente..."

"È per questo che mi porto dietro un medico, non credi?" Fece Nico, con un sorriso furbo.


Giorno!
Vi aspettavate il bacio, eh?
Forse... tra un po'...
Mi dispiace ma non so se riuscirò ad aggiornare fino al 1 gennaio.

Che ne pensate della storia? Fatemi sapere, ciao!

《Non sei solo, figlio di Ade》|Soʟanɢєʟo|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora