I libri e il mondo esterno

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Caro diario,

è affiorato nella mia testa un pensiero, o meglio, una domanda su cui ci sarebbe parecchio da riflettere: 

Come vengono considerati i libri dalla "società di oggi"?

Dare risposte del tipo <Come una perdita di tempo> oppure <Come qualcosa che non è più di moda> è troppo generico, e non risponde a nessun dubbio. E vorrei toccare lo specifico.

Ora, ti starai chiedendo come la mia mente malata abbia potuto pensare a una cosa del genere; ebbene, non è senza fondamento la mia domanda. Perchè, proprio ieri sera (ieri notte, dovrei scrivere), ero accanto al camino a leggere un bel libro (Uno, nessuno e centomila), mentre mio padre e mio fratello guardavano un film che sapeva raccontare solo crudezze e inutili spargimenti di sangue. Ad un certo punto, ecco che mio padre, dopo tante occhiate, mi dice di andare a letto; che non dovevo più leggere, ma dormire. In quel momento, dopo aver studiato un po' i suoi occhi, mi è balenata una convinzione. Così, gli ho chiesto: -Perchè non andate anche voi?-

Ora, non pensare che volessi litigare con lui, o che fossi gelosa del fatto che mio fratello potesse restare sveglio ancora un po', mentre io dovevo andare a dormire come una povera cagnetta a cui le avevano dato un chiaro ordine. Semplicemente, questo mio non capire il comportamento di papà mi ha spinta a pronunciare la domanda; per curiosità, nessun sentimento oscuro.

A quel punto mio padre si è zittito, anche se, credo, volesse dirmi qualcosa. Passato qualche minuto, mi riformula l'ordine, nonchè io gli rivolgo la stessa domanda. C'è stata una riposta, ed è stata proprio quella che mi ha spinta a scervellarmi per capire come gli altri considerassero davvero i libri. Mi ha risposto semplicemente che loro stavano guardando il film, mentre io leggevo. Per lui, quindi, leggere rappresentava (e rappresenta, credo) una scusa valida per farmi fare altre cose. Eh, già, non solo andare semplicemente a dormire.

E perchè?

In fondo, un libro è fatto di parole impresse nella carta, che da essa passano nel nostro cervello. E, in televisione, non ci sono forse anche lì delle parole che attraversano la nostra testa? E, pensaci, se il gioco, o meglio, la scusa con cui far lasciare un libro è che le parole stancano, che agli occhi fa male concentrarsi così tanto su qualcosa del genere, la realtà qual è? In fondo, la televisione fa stancare gli occhi, perchè vedono uno schermo luminoso che manda radiazioni, le orecchie, perchè sentono e ascoltano una varietà di suoni in un minuto che in natura troveresti sì e no in un giorno, fa stancare la mente, perchè essa ha bisogno di funzionare, e come può fare il suo intero dovere se le si affida solamente il compito di tramutare delle immagini e dei suoni in qualcosa di avente un significato? E allora, perchè sono stata mandata a letto solamente perchè leggevo? C'è qualcosa di ben più radicale in questo non amare la lettura, in questo farne volentieri a meno; come le superstizioni sulle donne in passato, o la discriminazione degli omosessuali nel presente. Ed è una cosa strana, perchè consiste nel non accettare chi è all'apparenza diverso da noi, chi non segue le nostre stesse abitudini o non condivide i nostri stessi concetti o idee.

Ritornando alla domanda per cui ti sto scrivendo, e cioè come vengono considerati i libri dalla società odierna, una risposta precisa noto che non c'è. Me ne rendo conto solo adesso che, io come io, solo osservando i comportamenti altrui, non posso rispondere a questo mio dubbio, in quanto non sono la diretta interessata. E poi, di certo non potrei andare da un tale che non legge e chiederglielo, perchè mi risponderebbe semplicemente:<Perchè mi fanno schifo>, o <Perchè mi annoiano>, o ancora <Bo, non mi piacciono> nel migliore dei casi. Purtroppo, a chi non piace leggere, manca anche la cultura; insomma, è ignorante, e quindi, come potrebbe rispondere a una domanda a cui non so rispondere neanche io (non per essere vanitosa, assolutamente. Sarebbe l'ultima cosa che vorrei sembrare)?

Però, mi accorgo che, i libri in sè per sè, non vengono considerati. Sono come lo scarto della società; quegli oggetti che ti imprigionano in casa e non ti permettono di fare nuove amicizie. Forse vengono etichettati in questa maniera; ed è una maniera alquanto buffa, perchè non coglie il vero significato che essi racchiudono fra le loro esili pagine, leggere come piume, ma potenti come macigni. Pregiudizi. E quei poveri libri che, da essere i portali verso i vari mondi, diventano tante piccole prigioni. Se potessero parlare con la voce, e non con le parole, allora sì che si farebbero valere, come guerrieri armati che combattono contro contadini. Guerrieri armati di cultura, contadini ignoranti.

E con questi mille dubbi, ti lascio riposare, perchè, caro diario mio, potresti esser diventato il mio psicologo silenzioso.

§ Sam §





Pensieri convulsi di una piccola vitaWhere stories live. Discover now