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ALEX' POV
Era Giugno e mancava poco alla fine della scuola, solo due settimane, e io dovevo ancora recuperare una materia, la mia nemica, Storia. Ogni anno è così. Per recuperare Storia mi riduco sempre alle ultime settimane facendo alterare di non poco quasi tutti i professori.
Mi chiamo Alex, ho 17 anni e frequento il liceo artistico a 18 km di distanza da casa mia, in un altra città. L'unica cosa brutta qui, a parte Storia, è il treno di tutte le mattine che perdo quasi tutti i giorni. In questo liceo, ad ogni ora si cambia aula, da quella di Grafica a quella di Tessuto, ce ne sono tantissime per tutti i gusti. Ero con la mia classe che ha l'indirizzo di Grafica nell'aula 'Z', è la più piccola di tutto il liceo, stranamente avendo perso per l'ennesima volta il treno, sono arrivata troppo tardi per aggiudicarmi i posti in fondo all'aula, quindi mi trovavo da sola, in prima fila, con due banchi vuoti accanto, e come se non bastasse attaccata alla cattedra della professoressa...di Storia. Uccidetemi. Ero con la testa da un altra parte, nel mio mondo mentre la professoressa, che tanto mi odia, cercava di spiegarmi la materia. Ad un certo punto vidi un riflesso nella porta a vetri dell'aula e poi, dopo un tonfo assurdo, un ragazzo steso a terra, con lo zaino sulle spalle e un foglio, evidentemente da consegnare alla professoressa, caduto, anzi, volato dalle sue mani dopo la caduta, con su scritto "Alessio Bernabei/3B/aula Z/New Entry". Scoppió una risata fragorosa da parte di tutta la classe, mentre lui, bellissimo e ancora steso a terra, si era fatto male seriamente, aveva sbattuto il fianco contro ad un banco, ma mi trattenni anche io da una risata per la maniera in cui era letteralmente volato. Poi mi precipitai da lui e vidi il fianco arrossato, a quel punto intervenne la professoressa. "Giovanotto, che ci fai qui?", lo aiutai ad alzarsi e gli diedi del ghiaccio istantaneo che abbiamo nei cassetti della cattedra. Era leggermente più alto di me, occhiali da sole, jeans a sigaretta e maglia stravagante, dalla sua bocca partì una risatina, mi stava guardando le scarpe, solo allora mi accorsi di averle uguali alle sue. Vans nere. Ad entrambi i lobi vi erano dei dilatatori, neri anche loro, i capelli come li chiamo io "color Nutella" rasati ai lati, con un ciuffo soffice dove già avevo voglia di infilare le mani. Notai un tatuaggio sul braccio sinistro, un teschio con un microfono. Lui farfugliò un "Grazie, Alex", la sua voce, il suo sorriso, mi facevano sciogliere.
Genio, ti ha appena chiamata per nome, come fa a saperlo se non ti sei presentata?!, la mia vocina interiore intervenne. Lui si mise a ridere guardando l'espressione che avevo assunto in volto, come se mi avesse letto nella mente rispose "La prof ti sta richiamando da quando ti sei alzata dal banco sai?". Bene. Come al solito ero nel mio mondo. Mi voltai verso la professoressa con la bocca aperta, non mi ero mai alzata senza il permesso di un professore, una mia compagna di classe, Rach, mi tiró una gomitata facendomi richiudere la bocca e solo allora mi accorsi che la professoressa stava ancora parlando con me, mi ero persa mezzo discorso: "...Arlen!insomma! Ti sto richiamando da un quarto d'ora! Ma ti rendi conto che sei sempre da un'altra parte? Non stai neanche più attenta alle spiegazioni! Ci penso io a lui, torna al tuo posto. Adesso." Era furiosa con me, lo vedevo dai suoi occhi, dalla sua espressione, ma non era la prima volta che la facevo arrabbiare così, ormai con lei per me era diventato un divertimento. Il ragazzo riprese il foglio da terra e lo consegnó alla professoressa, che lo lesse e ce lo presentó come 'nuovo' compagno di classe. Aspetta, ma se siamo a Giugno! Perché dovrebbe cambiare scuola in questo periodo? Tra due settimane la scuola chiude! Di nuovo la mia vocina insistente, la colpevole delle mie distrazioni in classe. Ma al momento non mi interessava perché lo vedevo venire nella mia direzione, mentre la professoressa disse "Beh, puoi sederti accanto ad Alex, c'è un banco vuoto accanto a lei...come sempre". Riprese la spiegazione mentre Lui mi tese la mano "Comunque, piacere, io sono Alessio, o semplicemente Ale" mi sorrise, ricambiai il sorriso stringendo la sua mano e un brivido mi percosse la schiena...wow. Dopo Fra non avevi più provato queste sensazioni eh! Intervenne la mia vocina interiore, a cui non diedi importanza.
ALESSIO'S POV
Mi ero trasferito da poco in questa città a me nuova. Prima stavamo in una città non poco distante da qui, ma, abbastanza 'in culo al mondo'. Mio padre per lavoro non c'è mai in casa ma sapevo che aveva fatto di tutto per farmi entrare nella scuola in quel periodo dell'anno. Prima frequentavo la sede distaccata, quindi mi hanno accettato per questo. Hanno dovuto trasferire tutti i miei dati e i voti nella sede centrale. E io ho dovuto lasciare lì il mio migliore amico, Francesco, ma questa è una nuova occasione per mettere la testa a posto, mi sono sbattuto anche troppe ragazze nell'altra sede. Appunto...sarebbe l'ora di trovarne una a modo. Odio quando la mia voce interiore ha ragione. Questa mattina stranamente persi l'autobus...merda. Feci una corsa fino alla scuola, mi precipitai in segreteria, dissi chi ero alla bidella, e lei gentile ma menefreghista, segnó su un foglio "Alessio Bernabei/3B/aula Z/New Entry"...Ma che?...Adesso ero la New Entry? Mah...Mi spiegó dove dovevo andare per trovare l'aula e preso dalla fretta, salii le scale e non mi accorsi che la porta dell'aula era leggermente rialzata da un gradino. Caddi a terra sbattendo un fianco contro al banco. Ho fatto un bel volo, anzi, una bella figura di merda. Ad un certo punto sentii la professoressa chiamare un nome "Alex" seguito poi dal cognome...Mi piace il nome Alex...Alzai lo sguardo e vidi una ragazza con i capelli tinti di rosso. Si mordeva il labbro tutta impegnata a leggere il foglio che mi era volato via dalle mani mentre cadevo. 'Smettila di morderti quel labbro' pensai. Era inginocchiata di fronte a me e lo ammetto, non era di certo una modella, ma aveva dei lineamenti del viso stupendi. Mi aiutó ad alzarmi quando la prof mi chiese perché ero nella sua classe. Abbassai lo sguardo e vidi che Alex aveva le mie solite Vans, nel vederle mi scappó una risatina attirando la sua attenzione, lei si voltò di scatto, guardandomi negli occhi, i suoi erano a forma leggermente a mandorla, marroni, bellissimi, riuscì a guardarmi negli occhi anche se avevo gli occhiali da sole, il mio cuore perse un battito. Alleluia! Guarda bene la ragazza che hai davanti, apri gli occhi bello! La ringraziai e dopo aver pronunciato il suo nome, l'espressione che aveva era impagabile, tornó al suo posto e poco dopo la raggiunsi, il modo in cui la prof mi aveva indicato il banco mi incuriosì, e in fondo mi dispiaceva sapere che quel banco era sempre vuoto. Sapevo che aveva già letto il mio nome dal foglio, ma mi presentai lo stesso, per rispetto e gentilezza, quando le strinsi la mano, i brividi che mi causó erano incredibili. Che succede bello? Non puoi portarti a letto una come lei. Pensaci bene. Mio Dio quanto odio la mia coscienza!
SPAZIO AUTRICE
Ta daan. Vi piace? Posto il secondo a 10 stelline e 5 commenti e farò così anche con gli altri perché sono già pronti❤
~lisa✨

L'arco e la frecciaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora