Un respiro furtivo. Fu questo tutto ciò che sfuggì dalla bocca di Frank, prima che entrasse in quella stanza. Si era ripetuto tutta la notte che era follia. Pura follia. Che non poteva tornare, semplicemente non poteva. Ma era tornato. Lo zaino preparato per la scuola che avrebbe saltato gli pesava sulle spalle. Erano le otto del mattino. Dopo essere entrato nella stanza si precipitò verso le sbarre
- Gerard. Gerard Way...?-bisbigliò in maniera concitata. Il volto del moro fece capolino e Frank faticò a trattenere un gemito. Un occhio nero, labbro sanguinante e varie ecchimosi su tutto il viso: macchie scure su quel pallido volto di porcellana. Sulle sue labbra insanguinate si formò un sorriso- Frank. Sei tornato-.
La camicia di forza lo faceva respirare appena e sulle sue guance si notavano i segni delle lacrime.
-P-perdonami se ieri io...io...sono un codardo. Mi dispiace di non averti aiutato Gerard-
Con sua sorpresa il ragazzo non parve arrabbiato, anzi. I suoi occhi mantennero una luce di speranza, quasi di felicità.
-Non importa Frank. Ti saresti solo messo nei guai-
-Invece importa. Sono un codardo, un delusione-
-Tu sei tante cose Frank. Ma non una delusione. Anche io sono tante cose- rise lui- Un pazzo ad esempio-
Avvicinò il suo volto alle sbarre- Ascolta piccoletto. I medici tornano tra un ora. E tra un ora mi cambieranno di stanza. Nella remota eventualità che tu voglia tornare a trovarmi sarò nella stanza in fondo al corridoio. Quella blindata dall'interno.-parlò tutto d'un fiato, lasciandosi poi ricadere esausto sul pavimento imbottito della cella. Dopo un po' parlò di nuovo- Te ne andrai?Senza tornare?-
Frank sorrise lievemente - No Gerard. Non me ne vado. Noi siamo amici-
E gli occhi verdi di Gerard si illuminarono. Due fari di speranza nella vita del ragazzo.
