Studying, maybe

27 5 1
                                    

Mi staccai dall'abbraccio di Andrew, lasciandolo sulla porta. Lo squadrai un attimo, da testa a piedi.
"Entra, scemo... Vediamo di riuscire a finire questa benedetta ricerca"
Rispose con un saluto militare. Manco fossimo ai tempi di Hitler.
Salimmo le scale, lui con un passo da elefante stanco, solo per darmi fastidio.
Oltrepassai l'altra rampa di scale che porta nel sottotetto, il posto in cui dormo io, che ha la porta sempre rigorosamente chiusa. Non mi piace che le persone entrino in camera mia, è troppo personale, speciale, è riservata, per me. Non ci entra quasi mai neanche Elizabeth Smith, e questo si commenta da solo.
Io e Andrew stavamo andando nello studiolo vicino alla sala in cui i miei fratelli guardano la tv; è una stanza quadrangolare, con il pavimento in legno di ciliegio, un caminetto, acceso perché inverno, alcuni tappeti persiani e svariati cuscini per terra. La scrivania è su un lato, incastrata tra alti scaffali stracolmi di libri. Le finestre sono alte, con pesanti tende di velluto rosso, e vicino ad una di queste c'è un telescopio, ancora fuori dalla custodia. Mio padre, Michael, ama guardare le stelle, soprattutto nelle fredde notti invernali. Lui sostiene che "il cielo è più vicino, lo si sente respirare".
Ci siamo seduti sui cuscini. Io ho aperto il libro di Storia; Andrew è rimasto davanti a me, fermo, a fissarmi. Ho alzato lo sguardo, ed è stato lui a parlare per primo.
"Cosa faccio con Elizabeth?"
Lo guardai malissimo. Se si potesse incenerire con lo sguardo, lui sarebbe già in una di quelle urne in cui si conservavano le ceneri delle streghe, dopo averle bruciate sul rogo.
"Come cosa fai?"
"Fa troppo la vittima"
Scattai in piedi. Poi mi calmai, e mi risedetti. Era meglio non urlargli contro, con le domestiche in casa e i fratellini a guardare la tv.
"Andrew. Ragiona un attimo. Non è lei che fa la vittima. Sei tu che la sminuisci, la sottovaluti. Come pensi che ti sentiresti, se la ragazza a cui tieni di più al mondo ti dicesse che sei ingrassato, che i tuoi capelli sono secchi e poco lucenti, che sei troppo appiccicoso? Cosa faresti se questa ragazza commentasse ogni ragazzo che vede per strada, dicendo 'Che figo questo, e hai visto che figo quello'? Penso che ti sentiresti come lei si sente OGNI SINGOLA VOLTA che esce con te" gli dissi in modo freddo, distaccato, marcando le parole "ogni singola volta".
"Non mi sentirei come si sente lei. Semplicemente mollerei questa ipotetica ragazza e mi metterei con qualcuna che mi faccia sentire bene. Oppure, sai com'è, di gente a cui piaccio ce n'è tanta, tipo.."
Lo interruppi: "Lei non ti lascia perché ti ama. Ma tu sei un benemerito cretino a lasciartela scappare"
"Tanto ho te"
Ecco. Come sempre, lui provoca. E io sono stupida che gli do corda... e poi mi piace punzecchiarlo, finisce sempre così, quando parliamo di qualcosa.
"Non ne sarei così sicura, Wright"
"Non credo proprio, Hall"
Si avvicinava, tanto. Sentivo il suo respiro che si faceva più pesante... e gli ho chiuso il libro in faccia, facendolo cadere all'indietro.
"Ben ti sta, sbruffone"
Sbuffò, da sotto i cuscini. Che stupido, questo ragazzo. Ma è rimasto bello anche così.
Cioè, ora dovrebbero venirmi i sensi di colpa, come succede nei libri, nelle fan fiction, a pensare che il ragazzo della mia migliore amica è bello. E invece no. El lo sa che la penso così. E poi è oggettivamente bellissimo. Il fatto non cambia, anche se ha la ragazza o no.
In ogni caso, che sia figo o meno, Andrew Wright non mi interessa più di tanto. È troppo sbruffone ed arrogante.
Ma quando ci si mette, sa essere simpatico, lo ammetto. Solo che con me capita poche rare volte, e spesso non c'è Elizabeth, convintissima che non riusciamo a guardarci un secondo senza far scoppiare la terza guerra mondiale.
Ma forse va bene così. Forse quello che c'è tra noi, deve rimanere tra noi.
Non che ci sia un qualcosa da raccontare, comunque.

Life is not a film.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora