capitolo I.

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L'album è steso sulle mie gambe, poco distante dalla testa di Gaia addormentata.

Sono ore che lo sfoglio, non mi stanco mai di guardarlo. È bellissimo.

Faccio scorrere le mie dita sulla mia foto preferita, quella dove Gaia sorride mentre io le bacio il collo. Accarezzo il viso sorridente di Gaia con i polpastrelli, facendo attenzione a non rovinare la fotografia.

Mi decido a chiudere l'album solo quando il comandante annuncia l'imminente atterraggio. Lo appoggio con cautela dentro alla sua scatola e poi nella borsa.

Comincio a scuotere dolcemente Gaia per svegliarla anche se mi dispiace un po'.

-Amore? Svegliati, dai. Stiamo per atterrare.- lei afferra la mano con cui le stavo accarezzando il viso e sempre dormendo la stringe e la mette sotto la sua guancia.

Io rido e la scuoto leggermente più forte e lei lentamente apre gli occhi e mi mette a fuoco.

-Ben svegliata.- la saluto sorridendo.

-Ehilà- mi dice prendendomi il viso tra le mani e baciandomi.

Non riesco ancora ad abituarmi all'emozione che provo quando la bacio. Ogni volta è qualcosa di meraviglioso. Per lei è lo stesso, lo so di per certo perché grazie al mio 'dono' riesco a leggerle nel pensiero.

Certe volte devo sforzarmi di non abbracciarla quando pensa quelle belle cose su di me. Lei mi ha pregato di non leggerle nella mente ma è più forte di me alcune volte.

Non riesco a credere di non essermi accorto prima di quanto mi piacesse Gaia. Ho passato 8 anni da semplice migliore amico, quando avrei potuto essere il suo ragazzo.

-Dove siamo?- mi chiede poco dopo.

-Sopra Los Angeles- le rispondo.

-Amore? Hai dormito un po'?- io guardo in basso.

Non avevo chiuso occhio per tutto il viaggio, tra guardare film, l'album e soprattutto guardare Gaia . Era così bella. Sembrava una bambina di 10 anni. Si era rannicchiata sul suo sedile e aveva appoggiato la sua testa sulla mia gamba sinistra, i suoi capelli erano scompigliati e le ricadevano sul viso.

A forza di accarezzarglieli l'avevo spettinata, lei ne accorge e si fa una treccia. È stupenda anche così.

-Luke, mi vuoi dire che non hai chiuso occhio per 15 ore?- io annuisco.

Eravamo partiti alle 3 di mattina, saremmo dovuti arrivare alle 18 ma dato che siamo in America, qui, è mezzogiorno. I miei genitori non avevano calcolato le ore in meno quando avevano detto che saremmo arrivati la sera. I miei genitori. Oggi è la vigilia. Niente natale con loro quest'anno.

Gaia mi rimprovera sul fatto di non aver dormito per altri cinque minuti e poi finalmente, l'atterraggio mi salva dalla ramanzina.

-Non continuo perché domani è natale, Okay?- mi dice.

Io rido e scendiamo dall'aereo. L'aria è mite, tendente al caldo e ci fa sudare dato che portiamo ancora i vestiti invernali.

-Menomale che i tuoi hanno detto di portare tutti i nostri vestiti.- osserva Gaia.

Entrambi ci togliamo la felpa e dopo aver recuperato le nostre 6 valigie, lo so sono molte ma è un trasferimento in fondo, ci dirigiamo all'uscita dove un ragazzo ci aspetta con un cartello sul quale sono scritti i nostri nomi.

Vedo Gaia arrossire e sento il suo flusso di pensieri che mi inonda.

"che ci fa lui qui? Dovrebbe essere... Luke non deve sapere che lui è..."

- Josh- dice il ragazzo porgendomi la mano.

-Luke.- gli rispondo.

Lui poi si volta verso Gaia e un sorriso illumina il suo viso.

" Lei... non può essere... come? Gaia!" lo sento pensare.

È il ragazzo canadese, quello che mi assomigliava. Io mi sento ardere dal fuoco della gelosia. Josh fa per abbracciarla ma lei gli tende la mano e Josh, deluso, la stringe.

E brava la mia Gaia, non si fa mettere KO da un figo canadese qualunque.
Josh ci porta alla macchina, un minivan dai vetri oscurati e raggiungiamo la scuola in meno di 10 minuti.

Ad accoglierci c'è il preside in persona che ci scorta nel suo ufficio dentro al grande edificio antico. Arrivati, Gaia ed io, sotto invito del preside ci sediamo sulle comode poltrone del suo ufficio. Mi stanno stimolando
sonno da quanto sono morbide. Devo restare sveglio.

-Mr. Hemmings! Miss Horan! Benvenuti nella mia scuola. Stavamo cominciando a preoccuparci, siete con due anni di ritardo... abbiamo mandato Brad per quello.- dice.

-Brad?- domanda Gaia che è più sveglia di me.

-Oh giusto, ha cambiato nome... volevo dire Austin.- Gaia fa cenno di aver capito e di far proseguire il discorso al preside.

-Ragazzi, immagino che Brad vi abbia detto tutto su ciò che dovete fare in merito alla vostra relazione...- comincia ma Gaia lo interrompe risoluta.

-Ci ha accennato qualcosa ma, non so se capisce che intendo, le sue motivazioni non ci sono sembrate valide.-

-No, signorina. Evidentemente non capisco.- risponde il preside guardandola colmo di interesse e frustrazione.

Non riesco a leggere i suoi pensieri. Non mi è mai successo prima. Così avverto Gaia telepaticamente e lei parte ancora più convinta di prima ma con educazione.

- Vorrei farle notare, signor preside che dovrebbe essere solo ed esclusivamente un nostro problema se i nostri figli avranno entrambi i poteri e non credo che sarebbe la fine del mondo se le due discendenze si mischiassero. Quindi, mi chiedo, avete una motivazione più valida?- dice Gaia.

Vedo lo sguardo del preside incupirsi e concentrarsi su Gaia. Lei diventa improvvisamente paonazza in viso, e la vedo smettere di respirare. Cerco di andare da lei ma è come se una forza invisibile mi fermasse.

"Senti Hemmings, non so che intenzioni abbiate tu e la tua amichetta. Ma non mi piace la sua curiosità" è la voce del preside nella mia testa.

Io cerco di avvicinarmi di nuovo a Gaia perché sta per soffocare.

" Se fai un passo la strozzo del tutto. Non muoverti. Così, da bravo. Ora, o vi lasciate o avrete seri problemi."

Vedo che Gaia torna a respirare affannosamente e che guarda il preside con gli occhi sbarrati.

-E' stato un piacere parlare con voi- dice il preside tendendoci la mano.

Nessuno di noi la stringe ed usciamo dal suo ufficio. Appena fuori abbraccio Gaia.

-Perché non mi hai aiutata?- mi chiede.

-Mi teneva fermo. Quell'uomo è pericoloso.- dico.

Stacco Gaia da me per vedere i segni lasciati dall'aggressione. Ha tutto il collo rosso e ha dei segni molto marcati dove è stata stretta di più.

-Amore... - dico sfiorandole il collo.

Lei rabbrividisce e stringe i denti per il dolore. Mi vengono in mente tanti epiteti alquanto scortesi da affibbiare al preside.

Un ragazzo ci viene incontro e ci guida nelle nostre camere. Sono camere miste ma i bagni Sono separati ovviamente.

Poi andiamo a mangiare dove incontriamo gli altri nostri compagni. Noto che sono tutti in uniforme, noi siamo gli unici vestiti normali.

Castaway|| Luke Hemmings [completed] ( #Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora