At the End

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Anche la fine di quell'anno era conclusa. Simon era nella sua stanza, le gambe largamente fasciate dal suo pigiama a quadri erano incrociate tra loro, strette dolorosamente.

Simon stava facendo di tutto, di tutto, pur di dimenticare che quell'anno lo stava passando da solo.
Cercò di organizzare come fosse andata la serata, e con quanti si fosse scambiato gli auguri.

Quindi venne a galla il ricordo di una voce femminile nella sua testa.
Vanessa, la sua lontana amica francese, lo aveva chiamato e per una buona mezz'ora la stanza era stata occupata dalle loro risate alla cornetta, con il disturbato accento della ragazza a divertire maggiormente il giovane.

Eppure Simon continuava a ripetersi che poteva contare i suoi amici sulle dita di una mano, e che Vanessa avrebbe costituito il primo posto.

Ancora, ricordò che c'era un altro ragazzo con cui aveva parlato, che aveva conosciuto mesi e mesi prima, con il quale aveva stretto un forte rapporto; tuttavia esso era di Brooklyn, mentre lui abitava nel cuore della rumorosa e vecchia New York.

I due avevano bisogno di denaro per incontrarsi, e nel frattempo il tormentato adolescente si lasciava ferire dalla mancanza di presenze solide nella sua vita.

Simon sospirò, poi, il fragore della porta alle sue spalle che si spalancava, lo riportò completamente a terra.

"Hey, sei qui."

La graffiata voce di Brian, suo fratello più grande, entrò con pesantezza nel petto di Simon.
Brian, il fratello più fico e ben voluto dall'intero mondo. Simon buttò la testa all'indietro, seduto sulla grande sedia dietro la scrivania, stanco. "Già", rispose mesto.

Simon, ad occhi socchiusi e stanchi, osservò il fratello sulla porta, sentendosi trafiggere dai suoi comuni caratteri.
Forse così non sembrava, si disse, ma agli occhi di Simon era tutto diverso.
Quella notte Simon avrebbe ricordato, ed in quel momento ricordò come sin dalla più tenera età era sempre stato tutto un "Simon quello migliore di Brian" o, "Simon, il fratello di Brian lo sfigato".

Un barlume di pietà disse che si poteva dire di Brian che avesse subito del bullismo, in passato, sottomesso all'innocente fama che i suoi nemici regalavano al fratello minore di un solo anno.

Eppure, Simon ricordava.

Ricordava come Brian accendesse la fiamma di ogni lite, come esso rispondesse alle provocazioni più stupide, come insultasse i membri defunti delle famiglie altrui.
Nonostante ciò, il ragazzetto non sapeva lottare, ed ogni volta subiva pugni, o calci, passando per la vittima carnale.
Era Simon che molto spesso lo difendeva.
Simon incassava.
Simon taceva e perdeva colpi, per prenderne al posto del fratello.
Simon non possedeva più una sua personalità, tutto a causa del soffocante fratello.

Perché Brian, più grande che fosse, era la copia del fratello in tutto e per tutto.
Solo qualche dettaglio sfuggiva, come ad esempio la sua pelle.
Il maggiore conservava un colore della pelle più ambrato, dei riccioli neri più accattivanti e delle pagliuzze simili a carbone come occhi, inoltre il suo sorriso smagliante era a dir poco perfetto su quel viso.

A macchiare la sua magnifica descrizione c'era quell'orribile elenco di dettagli innumerabili che raccontavano come Brian copiasse il fratello.

Simon, da che aveva undici anni, usava ascoltare band punk. Lo aiutavano, lo facevano evadere da uno scorcio di realtà che non amava vivere.
Ed i maestri della sua abitudine erano i poco conosciuti Green Day, a cui si associavano band di cui i cantanti portavano il nome di Alex Gaskarth, completo sconosciuto per chi non viveva nel mondo del ragazzo.

Il fratello, lo stesso che aveva da sempre seguito generi pop e ultra commerciali, dopo aver visto che Simon cominciava a scaricare pezzi di queste ultime band, prese a far scivolare gli stessi titoli nella sua playlist, fingendo di amarli da sempre. Solo perché il piccolo Simon si faceva amici nel suo ambiente punk rock, amici che Brian voleva.

Simon inoltre era un patito di serie tv come Doctor Who, Teen Wolf e The Vampire Diares.
Se in una notte di tempesta il suo cervello non avesse preso sonno, le centinaia di puntate di tutte le serie messe insieme, registrate nel suo pc, avrebbero pacificamente tenuto compagnia al ragazzo. Così Brian faceva lo stesso.
C'erano stati tempi in cui, per i corridoi della loro scuola, si vociferava che colui che sarebbe sempre stato disponibile per una chiacchera su Teen wolf fosse Simon; finchè Brian ovviamente non inziò a fingere di amare tutte le sue stesse identiche serie.

Il ragazzone aveva anche trovato un modo perspicace per trovarsi in tutti i gruppi in cui Simon fosse. Gruppi di chat su whatsapp, piattaforma sociale ormai troppo usata.
E per finire, c'era Twitter. Dove il piccolo aveva un account, ed il grande anche. Dove Simon conosceva amici tramite hashtag, e Brian si intrometteva nei suoi tweet, smontando qualsiasi cosa. Dove Simon era seguito da quasi duemila persone, quando ne seguiva a malapena un centinaio, mentre Brian era arrivato ad essere seguito da tremila account, seguendone quattro mila.
Perché tutto sembrava essere lecito, pur di superare in tutto e per tutto il fratello minore.

Al semplice ripensarci, Simon voleva suicidarsi, o scappare. Continuava a dirsi che nessuno meritava di essere soffocato tanto da qualcun'altro.

Tuttavia, si strinse nelle spalle e aspettò che la sua più grande debolezza parlasse.

"Denise mi ha scritto." disse con nonchalance l'alto ragazzo vicino la porta. A Simon la saliva andò di traverso mentre voltava di scatto il suo capo al fratello.

"Ah sì? E che aveva di tanto stupido da dirti?" domandò senza badare all'enorme peso che gli era appena sprofondato nello stomaco.
Brian rise leggermente, e nel suono della sua risata, parlò. "Perché stupido?"

Simon inghiottì.

"Perché tutto quello che Denise fa o dice lo è.. lo sai." rispose sentendo il cuore battere tre volte più forte. "Già, la conosco.." quelle seguenti parole infuriarono il riccio seduto a gambe incrociate sulla sua sedia.

Brian non conosceva Denise.
Brian non conosceva proprio nessuno dei pochi amici di Simon, figurarsi poi la sua migliore amica.

"Comunque mi ha scritto per farmi gli auguri di buon anno.." ribattè, e rise ancora, come imbarazzato e felice al momento stesso: sembrava così patetico, pensò Simon con cattiveria.

Lui annuì.

"E pensavi fosse importante che io lo sapessi?" rimbeccò amaro.

Brian, tra tutti i difetti che conservava, era anche suscettibile, quindi fu automatico per lui captare quella nota acida nel fratello.
Dopo un'acuta occhiata di disprezzo e confusione verso il fratello, il braccio di Brian si allungò per portare a sé la maniglia della porta in legno.
Se la chiuse alle spalle, e lasciò solo il castano ragazzo distrutto, a distruggersi maggiormente.

La nota dolente in tutto ciò era che Denise, per quanto migliori amici fossero, non lo avesse calcolato, non lo contattasse da giorni e non gli avesse fatto neanche la parvenza degli auguri in chat.
La nota dolente era che stava perdendo anche lei, la ragazza della quale non si era innamorato, perché era lesbica, ma che era diventata più importante di una qualsiasi fidanzata, nella sua vita.

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Too muchDove le storie prendono vita. Scoprilo ora