Le nuvole sembrano batuffoli d'ovatta, e il cielo è d'un azzurro limpido.
Accanto al mio sedile c'è un bambino che scalcia e si lamenta, ma io non perdo la pazienza. Continuo ad ammirare il paesaggio e ascolto Wake up dei The Vamps. Adoro questa canzone, mi da molti ricordi felici.Prendo alcune noccioline offerte dall'hostess che mi sorride. Un sorriso falso, ma lo ricambio. Mangio le noccioline, e chiudo il libro che ho sulle ginocchia. Durante il viaggio ne avrò letti cinque, e non mi sono nemmeno resa conto del tempo che è passato!
Sono passate quattro ore, ne mancano ancora quattro. Slaccio la cintura e vado verso il bagno per "incipriarmi il naso" e mi do una rinfrescata. Torno al mio posto, e mi rendo conto che tre o quattro ore sono parecchie, e che i libri che mi rimangono da leggere sono nella valigia, e sarebbero troppo scomodi da prendere.
Spengo la musica e cerco di riposare gli occhi, visto che sono sveglia dalle cinque di stamattina, e stanotte non ho dormito molto. Ero troppo impegnata a scambiare messaggi con Megan, una mia amica che ho incontrato alle elementari, e da lí è diventata come una sorella per me. L'altoparlante ci da un ennesimo avviso: Preghiamo ai passeggeri di spegnere cellulari, computer e tecnologie varie per evitare turbolenze troppo grosse. Grazie.
Obbedisco, e finalmente decido di spegnere il cervello e di riposarmi.
* * *
Sento il veivolo scendere lentamente, e io sobbalzo leggermente non appena tocchiamo terra.
Apro gli occhi e li stropiccio, per poi rendermi conto che siamo arrivati a destinazione. Prendo i miei bagagli e aspetto che la folla di persone sfolli così da poter passare.Scendo traballando un po e una volta toccata terra ringrazio mentalmente di essere sopravvissuta. Si, è vero, ho paura delle altezze, ma farei di tutto per avere un futuro, non so se si è capito.
Chiamo un Taxi e mentre lo aspetto mi siedo su una panchina e guardo tutta la gente che scorrazza avanti e indietro. Mando un messaggio a Tami e ai miei amici per dire che sono arrivata e poi telefono a mia madre.
«Pronto?» risponde lei con la bocca piena. A Seattle saranno le due del pomeriggio, mentre a New York solo le undici, quindi qui non è ancora ora di pranzare. «Mamma? Sono Jessica» mormoro sorridendo. «Jess! Oh, finalmente ti sento! Come è andato il viaggio? L'aereo era confortevole? Ci sono state turbolenze? Ti sei sentita male?». Continua a farmi milioni di domande e io rispondo a tutte con pazienza.
Vedo il Taxi arrivare, e io gli faccio segno di fermarsi, mentre saluto mia madre e attacco. Entro nel veicolo mentre l'autista mette i bagagli nel bagagliaio, e poi gli indico dove sono diretta.
L'uomo è davvero silenzioso, e l'auto profuma di lavanda fresca. Mi guardo intorno incuriosita da ogni cosa. Macchine, piante, persone, animali e grattacieli. Questa città è veramente bella come la immaginavo, se non di piú.
Una volta arrivati scendo e prendo le mie cose, mi avvio verso il marciapiede e poi guardo meravigliata l'edificio enorme. È circondato da un grosso cancello, ed è di un colore bianco scuro, che va sul grigio. Vedo un campanello, lo premo e una signora dalla voce rauca chiede chi sia. Rispondo di essere una studentessa nuova. «Come si chiama?» chiede la donna. «Jessica Williams» rispondo dondolandomi sui talloni. Aspetto circa cinque minuti, e finalmente il cancello si apre. Vedo parecchi ragazzi e ragazze in gruppetti, tutti probabilmente della mia età, e una ragazza in piedi sulla ghiaia che sorride cordiale.
«Vi do il benvenuto alla High Sheakspeare school. Io sono la capoclasse di terza, Katherine, e vi mostrerò il collegge» dice gonfiando il petto, come se fosse il ruolo più importante che abbia ricevuto in tutta la sua vita.
La seguiamo dentro l'edificio, ognuno con i propri bagagli, e restiamo attenti a ogni sua spiegazione.
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