<<Dai Mika svegliati!>> - lo rimproverò sua madre duramente.
<<Dobbiamo partire, muoviti o perderemo l'aereo.>> - continuò mentre si avviava verso la sua camera per controllare di aver messo tutto in valigia. Ovviamente quando si è costretti a vivere durante la guerra ci si irrigidisce e si diventa quasi cinici, ma nonostante i modi duri Joanne era la madre dolce che ogni figlio avrebbe voluto avere. Non era una donna tra le più magre, era bassina e le sue origini libanesi e siriane le avevano donato la carnagione scura. Portava i capelli lisci che le arrivavano alle spalle; erano color nocciola intenso come anche i suoi occhi. Michael, però, era quasi il suo opposto; era molto alto e altrettanto snello e aveva i capelli ricci e occhi verdi.
Mika si sedette sul letto, ma non si alzò. Rimase fermo a pensare a quello che sarebbe successo.
Aveva tutto lí a Parigi, un'enorme casa ben arredata - che avrebbe presto perso - la scuola e la sua migliore amica Cecelia. Beh, in effetti aveva solo lei come amica. Essendo un immigrato libanese, scappato dalla guerra contro la Francia, veniva schivato e bullizzato da tutti, per questo era un ragazzo introverso e timido. Immerso nei pensieri improvvisamente scoppiò a piangere, in uno di quegli sfoghi liberatori, nei quali metti tutta la tua anima. Nel frattempo il campanello suonò, era Cecelia: <<Ciao Paloma! Sono venuta a salutare tuo fratello prima che partiate.>> - disse lei a una delle due sorelle maggiori di Mika.
Cecelia era una ragazza molto riservata e sognatrice. Odiava parlare del suo passato. Fino a quando sua madre non conobbe il suo attuale compagno era obbligata a vendere il proprio corpo a causa della povertà. Era molto attraente: I capelli rossi e setosi le modellavano il viso chiaro ricoperto di lentigini e gli occhi color ghiaccio glielo illuminavano ed era inoltre l'unica ragazza tra i cinque figli che Selene, sua mamma, doveva crescere da sola; il padre era morto in un incidente stradale molti anni prima. Lei amava leggere, scrivere e passeggiare lungo la riva della Senna, le tonalità del verde e dell'azzurro del paesaggio parigino la attiravano e le riportavano alla mente gli unici ricordi belli del suo passato. Camminava spesso da sola, ascoltando la sua cantante preferita Céline Dion oppure con Michael con il quale passava pomeriggi interi a parlare di musica e di qualsiasi altro argomento.
Entrata in casa salì le scale accingendosi alla camera dell'amico e ripensò ai momenti felici vissuti con lui che le era stato vicino in tutti quegli anni. Pensò a come stesse bene semplicemente guardandolo negli occhi, solamente parlandogli. Gli tornarono in mente alcune frasi delle strofe scritte con lui, alcune melodie composte dal suono portante del pianoforte suonato dalle gradi e vellutate mani del ragazzo e dal suono dolce del violoncello che suonava lei. <<Formeremo un duo, diventeremo famosi insieme, te lo giuro.>> - gli promise lui in una calda giornata passata al fiume, ma il loro patto crollò davanti ai loro occhi pochi mesi dopo e lasciò spazio solo al sapore amaro che il destino gli aveva lasciato in bocca. Scoppiò in lacrime.
Arrivò all'ultimo gradino e affannando si diresse nella camera del ragazzo. Lo vide piangere, perciò si affiancò a lui e tentarono di consolarsi a vicenda; lei gli sussurrò all'orecchio: <<anche tu mi mancherai, ma ci riincontreremo prima o poi, te lo prometto.>> Le piaceva consolarlo, amava il contatto con lui, così lo abbracciò baciandogli una guancia e gli prese una mano incrociando le dita nelle sue. Sentì le lacrime scivolarle sul viso, ma non le importava. Ebbero ancora circa cinque minuti per rivivere le loro avventure e la loro amicizia incominciata dieci anni prima al parco giochi e continuata poi au collège, poi la madre di Michael gli ripeté di prepararsi. Cecelia lo strinse ancora più forte e se ne andò via sussurrando: <<Ora vado, odio gli addii.>>
Fu il secondo addio più triste della sua vita, il primo fu quello dato pochi giorni prima a suo padre obbligato a partire per il Kuwait. Adesso era solo, realmente solo. Si ritrovava inoltre a dover partire, di nuovo, tra l'altro verso una città che non aveva mai visitato prima. Passò qualche minuto da che Joanne chiamò il taxi quando una macchina gialla si avvicinò. Il conducente scese dalla vettura e aprì il baule affinchè la famiglia poté metterci dentro le valigie, poi si sistemarono in macchina e partirono per l'aereoporto. Fu l'ultima volta che vide la sua casa. Ci impiegarono mezz'ora ad arrivare, pagarono il taxista e si diressero verso il maxi-schermo indicante la data e l'ora di ogni partenza e arrivo. Volo Parigi - Londra: 13 luglio 1999, h. 12.30.
Fecero l'appello e poi aspettarono l'arrivo dell'aereo. Intanto mangiarono in un bar all'interno dell'edificio. Mika non toccò quasi nulla, forse a causa della tristezza, invece, gli altri membri della famiglia mangiarono un panino, tranne Fortunè, il più piccolo, che mangiò un omogeneizzato alla mela. Passarono due ore e si ritrovarono davanti al gate numero 11 e passarono i loro bagagli nel metal detector. Anche se non ricordava bene, ormai era giá la terza volta che si trovava a scappare da tutto, da tutti, dalla guerra e dai soldati che avevano catturato suo padre pochi giorni indietro. Si, sua madre, prima di partire ricevette una lettera da parte di un ufficiale amico di famiglia. Questa diceva: <<Cara Joanne, sono Stephan. Ti scrivo perchè hanno appena preso in ostaggio tuo marito.>>
L'aereo arrivò e si imbarcarono. Durante il viaggio Mika rimase in silenzio, pensante e con le cuffiette alle orecchie collegate a un vecchio MP3 con cui stava ascoltando i Queen. Scrisse anche una canzone "happy ending", gli venne quasi di getto, come se le mani avessero preso il controllo su di lui. Cercò inoltre di ideare la sua personalità, la maschera che gli avrebbe permesso di mantenere nascosti gli aspri segreti del passato, che bruciavano ancora come ferite mai disinfettate; le caratteristiche con cui si sarebbe atteggiato al college. Non aveva ancora ben capito come funzionasse, ma sperava fosse una bella esperienza. Si immaginò le avventure che sarebbero potute accadergli. Era convinto di farsi nuovi amici, ma chi? Come sarebbero stati? Come si sarebbero chiamati? Si sarebbe mai potuto innamorare? Di chi? La voglia di scoprirlo era tanta, troppa.
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L'amour fait ce qu'il veut
FanfictionL'amour fait ce qu'il veut, ovvero "l'amore fa quello che vuole". Forse è proprio questo il fabula docet della storia. Come dal titolo si può intuire è una fanfiction su Mika. Su Mika e Andy. Due ragazzi cosí diversi uniti dalla sola voglia di amar...