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"Basta un sospiro, un soffio di vento e tutto cambia"

Il vento caldo proveniente da sud soffiava forte sulla North city, portando con sé l'area soffocante che non aiutava il mio corpo già accaldato.
L'estate non era mai stata così torbida nella mia lega, solitamente era accompagnata da venti leggeri che portavano un po' di fresco e da una pioggerellina che bagnava le notti rinfrescando l'area del mattino.
Il vento fece sbattere di colpo la finestra della mia stanza chiudendola e facendomi sobbalzzare.
Chiusi di scatto il libro sopra le mie gambe e scesi giù in giardino, avrei trovato un po' di sollievo sotto l'ombra di qualche quercia secolare.

Ero distesa sull'erba fresca con gli occhi che contemplavano l'infinito, il giorno seguente sarei partita per il college e mi ritornò in mente il momento in cui zia Bernadine mi informò che avrei avuto l'opportunità di continuare gli studi.

" «Sono sicura che quello che sto per dirti ti renderà felice» disse mia zia con una nota di allegria nella voce. Aveva organizzato in cucina una piccola riunione di famiglia. La nostra piccola famiglia: io, zia Bernadine e mamma.
Non replicai alle sue parole ero curiosa di sentire il resto e dall'espressione eccitata che mia mamma aveva sul viso, fui certa che lei già sapeva.
«Ormai sei una donna Lily. Questa estate segna il tuo passaggio nell'età adulta. Hai 18 anni e come sai a noi della North city non è concesso continuare gli studi, tocca trovarci un lavoro».
«Zia questo lo so» puntualizzai, come a dire "arriva al dunque".
«Sai che ogni anno per i figli dei lavoratori della North che prestano servizio nella South c'è l'opportunità di entrare a far parte dell'Università della Time Land?».
Continuavo a non capire dove sarebbe arrivato il suo discorso.
Mia madre lavorava in un campo della North come contadina e mio padre prima di entrare nell'esercito e morire, faceva il suo stesso lavoro. Non rientravo di sicuro in quella piccola possibilità concessa dal re.
«Sì è con questo» risposi, vedendo che nonostante il mio silenzio non continuò a parlare.
«Oh Lily! Io non ho figli e con il nuovo emendamento emesso dal re per la quale, chi non ha figli può passare di diritto la possibilità di studiare al prossimo erede diretto, tu puoi andare al college. Tu sei la mia unica erede diretta!».
La guardai incredula battendo ripetutamente le palpebre.
Il sorriso che nacque sul mio viso non riuscì a esprimere la felicità che provavo.
Mia madre che in quel lasso di tempo si era trattenuta, esplose con un grido di gioia e io corsi ad abbracciare le due donne della mia vita."

Quel momento di stupore e felicità avrebbe dato inizio a un nuovo capitolo della mia vita e lo avrei custodito per sempre nel cuore.

***
«È ora di andare» la voce di mia madre mi arrivò forte e chiara da dietro la porta chiusa della mia stanza.
La mattina della partenza era arrivata in un batter d'occhio e mi ero presa qualche momento tutto per me prima di entrare mentalmente nella modalità "nuova vita".
Misi le ultime cose in valigia, compreso le cornici che avevo sul comodino di fianco al letto che ritraevano una il mio papà e l'altra me, zia Bernadine e mamma durante uno dei nostri momenti di spensieratezza al lago.
Con la valigia pesante stretta in una mano raggiunsi il resto della famiglia in cucina.
«Hai preso tutto?» si informò mia madre.
Mi limitai ad annuire prima di dirigerci tutte fuori, dove ci aspettava con la sua auto datata, il signor Taylor, nostro anziano vicino di casa che era stato per me come un nonno.
«Lily hai preso il cartellino?» domandò zia appena prendemmo posto in auto.
Era stata la prima cosa che avevo infilato nella borsa quella mattina, perché senza non sarei andata tanto lontano, glielo mostrai e finalmente partimmo.
Per arrivare alla stazione ci impegammo più del previsto e mancavano ormai solo dieci minuti alla partenza del treno che mi avrebbe portato al confine.
«Mi raccomando bambina mia abbi cura di te» disse mia madre mentre ci stringevamo in un abbraccio a tre con zia Bernadine che aggiunse, «Non dimenticare di scriverci».
Mi lasciarono due lievi carezze  sul viso e con un leggero magone mi allontanai.
Non avevo mai preso un treno prima di quel giorno, la macchina di ultima tecnologia che mi avrebbe portato a destinazione in un'ora era interamente in carbonio e la forma particolare la faceva somigliare a un lungo missile.
Viaggiava a una velocità così alta che quando presi posto il controllore si accertò che tutti avessimo le cinture allacciate.

Time Land: BLACK HEARTSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora