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"Vediamoci sul tetto tra mezz'ora...."

Adrian

Leggevo e rileggevo quelle stesse parole incredula e basita. Ero uscita dalla camerata solo per fare una doccia veloce e al mio ritorno avevo trovato un biglietto ad attendermi sul letto, inviato dal re.

L'ansia di dover rivedere quell'uomo si impossessò di me, in un attimo non riuscivo più a ragionare con lucidità. Continuavo a pormi la stessa domanda di sempre, come era possibile che avesse un'influenza così forte su di me? Non riuscivo a capire come facesse ad avere la capacità di modificare il mio umore. Quell'uomo mi aveva preso mente e anima e non riuscivo a darmi una risposta o forse semplicemente non volevo accettare di aver perso la ragione per un uomo che nemmeno conoscevo.

Mezz'ora dopo, proprio come mi era stato "comandato", ero sul tetto dell'ala est del campus, sola, ad attendere l'arrivo del re.

Il sole quella mattina riscaldava poco, e il vento scompigliava i miei capelli troppo lunghi.

Ero di spalle alla porta che dava direttamente sul tetto, a guardare il campus dall'alto, non sentii il rumore dei suoi passi e nemmeno il suono della sua voce, semplicemente un brivido improvviso lungo la schiena mi avvisò del suo arrivo.

«Salve sua altezza» mormorai voltandomi verso di lui, piegandomi in un inchino appena accennato.

«Mi meraviglia signorina White, ha finalmente ritrovato le sue buone maniere» sorrise lievemente, percepii immediatamente l'area scherzosa con cui pronunciò quelle parole e mi sorpresi.

«Lei ha per caso mosso le labbra verso l'alto? Non mi dica che era un accenno di sorriso. No forse era semplicemente una smorfia di ribrezzo» le parole che lasciarono la mia bocca mi parvero molto più vere di quello che dovevano essere.

Prese a fissarmi per qualche attimo, la sua espressione fu impossibile da decifrare, ma quell'uomo era impossibile in tutto, quello era l'unica certezza che avevo della sua strana personalità.

«Mi volevo scusare per il mio comportamento dell'altra mattina e per averla offesa» offesa era ben poco. Aveva preso i miei sentimenti e li aveva disintegrati, ma questo lo tenni per me.

«È stata la paura a parlare per me. Aranel è la mia unica famiglia, non permetterò mai che qualcuno la faccia del male».

«Capisco la sua preoccupazione» affermai guardandolo seria, ma dentro di me qualcosa iniziò a muoversi in un senso tutto nuovo, anche il respiro mi parve diverso.

Non solo si era scusato ma mi aveva dato anche una sorta di giustificazione. Inizia a dubitare che l'uomo davanti a me fosse realmente il re, forse era solo un uomo che gli somigliava e che era stato mandato al posto suo.

«Signorina White...» mormorò facendo qualche passo nella mia direzione e guardandomi con un'espressione del tutto nuova. Mai avevo visto una luce come quella nei suoi occhi.

«Sa perché la nostra terra si chiama "Time Land"?» quella domanda mi colse di sorpresa, mentre il suo sguardo che si spostò verso l'orizzonte alle mie spalle.

Rimasi immobile, senza proferire parola, perché non conoscevo la risposta.

«Come pensavo» disse con il suo tono altezzoso prima di continuare «gli antenati hanno chiamato così la nostra terra per un semplice motivo, perché tutto quello che è accaduto nell'esistenza dell'uomo è stato dettato dal tempo, che ha il potere di scandire e accompagnare ogni minima azione, che a sua volta ne genera un'altra, un'altra e un'altra ancora e così via... tutto quello che è stato nelle nostre vite ci ha portato proprio qui signorina White, a vivere questo istante... che adesso è già passato» contemplavo quelle sue parole e mi deliziavo del suono della sua voce.

«Questo per ricordarci che ogni singolo gesto compiuto in questo tempo, anche il più innocuo, porta delle conseguenze» pronunciò quelle parole abbattendo ogni distanza tra i nostri corpi, fermandosi ad un centimetro da me, tanto che potevo percepire il calore della sua pelle.

Sembrò quasi che entrambi trattenessimo il respiro, ansiosi di scoprire dove sarebbe arrivato quel discorso.

Alzò lentamente la mano verso il mio viso, scostando una ciocca ribelle di capelli e poi fece un gesto che anche se incredibilmente innocuo e casto mi pietrificò completamente, mi accarezzò.

I nostri sguardi diventarono un tutt'uno, fin quasi a fondersi insieme.

Quel palmo a contatto con la mia pelle mise la firma alla mia fine, accertò quello che già immaginavo, diede una risposta alle mie domande. Inspiegabilmente volevo quell'uomo.

«E questo signorina White» sussurrò, mettendo fine a quel dolce momento «nel tempo potrebbe generare una catastrofe» disse più rivolto a se stesso, quasi volesse darsi delle ragioni per starmi lontano.

Si allontanò di scatto, oltrepassandomi. Eravamo spalle e spalle, l'esatto opposto del contatto che avevamo vissuto qualche secondo prima.

«Adesso vada via» il tono che usò mi prese di soprassalto e con una fermezza che non credevo mi appartenesse non gli permisi di ripetere quelle parole più di una volta.

Non riuscivo a trovare un nesso a tutto quello che era accaduto su quel terrazzo, anche se il mio cuore batteva all'impazzata per una felicità a cui non trovavo spiegazione.

Senza pensarci andai dritta all'appartamento di Aranel.

Appostato fuori alla porta di ingresso vidi un Giurato che mi lasciò entrare senza darmi alcuna importanza.

Andai dritta in camera di Aranel, sicura di trovarla li, non c'erano lezione e io ero la sua unica amica, come lei lo era per me, quindi in assenza della nostra reciproca compagnia ero quasi sicura fosse rimasta a casa.

Bussai alla porta della sua camera da letto senza aspettare la risposta e mai scelta fu più sbagliata.

«Oh Cazzo!» furono le parole che uscirono dalla bocca di Akim, mentre in tutta fretta e a petto nudo, corse a raccogliere la sua maglia, che era stata palesemente lanciata sulla scrivania.

Misi una mano davanti alla bocca per non rischiare di scoppiare a ridere, mentre Aranel distesa sul letto e fortunatamente ancora vestita se la rideva di gusto per la reazione di Akim, il cui viso aveva preso un bel colorito che vacillava tra una tonalità di rosso acceso e un verde pallido.

«Scusata non volevo irrompere in questo modo. Ero certa fossi da sola» mi rivolsi a Aranel, che si alzò dal letto e venne verso di me abbracciandomi.

«Scusami tu, pensavo non mi volessi più vedere» sussurrò.

«Adesso immagino sia io quello di troppo» Akim si intromise facendoci sorridere.

«Vi lascio da sole» aggiunse prima di lanciare uno sguardo dolce ad Aranel e uscire dalla stanza.

«Sarei venuta prima, ma pensavo non volessi vedermi a causa di quel biglietto e devi creder-» Aranel poggio una mano sulla mia bocca zittendo le mie scuse.

«Io ti credo e spero tanto che mio fratello abbia seguito il mio consiglio e ti abbia chiesto scusa» Sentire che il re aveva fatto quel gesto perché spinto dalla sorella accese dentro di me una piccola nota di delusione, ma non era quello il momento per pensarci.

«Che ne dici di una serata, da sole io e te, fuori dal campus?» domandò.

«Dico che è un'ottima idea. Tra l'altro credo sia arrivato il momento di parlare di te e Akim, non credi?» risposi sorridendo.


°°°°

Baci e al prossimo aggiornamento!

Grazie <3

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 18 ⏰

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Time Land: BLACK HEARTSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora