Capitolo 28

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Jackson P.O.V.
Sto tornando a casa di Caterina in moto, sono in ritardo. Dovevo essere lì da mezz'ora: cenare in fretta e poi andare nel letto con la mia ragazza.

Però no!

Lucas non mi ha fatto uccidere quel verme di Johnson. Ha voluto farlo lui, con tanto di discorso come nei film. Così è andata per le lunghe.

Ero tentato di strappargli la pistola di mano e sparagli, facendola finita.

Quando mi sono lasciato con Beatrice ho cominciato a fare conoscenze pessime.

Una cosa tira l'altra: sono entrato in una "gang", se così la vogliamo chiamare.

Io sono il più giovane, ho diciassette anni, gli altri sono tutti sulla ventina.

Il capo è Lucas, ma sanno tutti che il migliore, qui, sono io.

Non voglio dirlo a Beatrice perché si preoccuperebbe e non capirebbe; diventerebbe solo una macchinetta sputa-domande. Io non sopporto che mi si facciano molte domande.

In questi ultimi tempi la nostra gang più rivale è quella di Derek Blake, quel coglione si ostina a farci guerra, pensando che sia il migliore, non lo è.

Sono una di quelle "faide" che sono iniziate da molto tempo e non finisco più.

Arrivo a casa e trovo Caterina seduta sul tavolo, in sala da pranzo, che si mangia le unghie nervosamente. Appena mi vede mi guarda aspettando che dica qualcosa. È preoccupata. Perché? Le chiedo:

<<Cos'è successo? Dov'è Beatrice?>> vado a vedere in camera sua e non la trovo: letto rifatto, tutto in ordine.

<<Speravo me lo potessi dire tu! L'ho mandata a fare la spesa e non è più tornata. Pensavo vi foste incontrati e foste andati in qualche posticino speciale!>>dice disperata.

<<Cosa?!>>chiedo stupito.

<<Che cavolo ne so! Siete così strani e imprevedibili voi due!>> sbotta cercando una scusa.

<<Quindi tu hai mandato Beatrice da sola a fare la spesa?>> chiedo accigliandomi di più verso di lei.

<<Sì!>>sbotta, diventando rossa in faccia.

<<In una città che non conosce?!>> chiedo alzando il tono della voce. Abbassa lo sguardo e annuisce.

<<Come hai potuto? Lo sai che lei ha un senso dell'orientamento pari a zero! Non riusciva neanche a trovare l'uscita dell'ascensore una volta!>>sbotto arrabbiato.

<<Lo so!>> dice con le lacrime agli occhi.

<<Tranquilla, si sarà solo persa>> cerco di tranquillizzarla.

<<Allora perché non ha chiamato e non risponde alle mie chiamate?>>sbotta, prendendo il suo telefono dal tavolo e sventolandolo.

<<Le si sarà scaricata la batteria. Andiamo a cercarla, non sarà molto lontana.>> cerco di tranquillizare lei, ma soprattutto anche me.

Siamo nei dintorni del supermercato dove ha fatto la spesa. La commessa ha affermato di averla vista uscire e incamminarsi verso destra.
<<Doveva andare a sinistra!>> sbotta Caterina.

Percorriamo la strada che probabilmente ha fatto lei. A circa un kilometro dal supermercato troviamo delle tracce di sangue, delle traccia di una sterzata di una macchina e il ciondolo di un bracciale. Caterina afferma di averglielo regalato per il suo dodicesimo compleanno.

Cazzo.
È stata rapita.
Chi può essere stato? Può essere un maniaco sessuale che la sta già violentando. Merda. Questo mi fa incazzare! Come ho potuto lasciarlo accadere? Serro la mascella e sferro un calcio e un pugno nell'aria. Caterina sta piangendo e stringe al petto il ciondolo di Beatrice.

L'inizio di ció che non sarebbe mai finitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora