Capitolo 29

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Mi risveglio sentendo il battere di una frusta.

I miei occhi si spalancano e vedo il ragazzo che mi ha rapita con in mano una frusta.

Mi sento mancare un battito, il sangue mi si gela nelle vene.

Che vuole fare?

Con un sorrisetto sulle labbra mi dice:

<<Ben svegliata, principessa. Ora capirai che con me non si scherza. Volevo procedere con le maniere buone, ma hai deciso tu stessa le maniere forti.>>

Mi gira la testa, voglio sdraiarmi nel mio letto e dormire in Santa Pace. Voglio andarmene di qui. Voglio spiegazioni perché non ci capisco niente.

Ho un mucchio di interrogativi: perche mi hanno rapita? Non ho super poteri, non sono figlia di persone politiche, non sono una Spia o figlia di spie (che io sappia), non sono nessuno. Sono solo una normalissima sedicenne.

Perché ha detto di essere "rivale" di Jackson?
Cosa vuole da me?
Cosa ha combinato Jackson?
Cosa staranno facendo Caterina, Max, Jackson e i miei genitori?
Saranno in pensiero per me?
Avranno già chiamato la polizia?

Basta domande. Non serve arrovellarsi il cervello, in questo momento. Servono i fatti. Devo escogitare qualcosa.

Ma cosa?

Ora l'interrogativo più importante è: Cosa ha intenzione di fare con quella frusta?

<<Per cui prima te la faccio pagare per lo sputo in faccia, poi passiamo alle domande e al divertimento.>> continua con un sorrisetto stampato in faccia. I miei occhi si iniettano di paura allo stato puro.

<<Questo è per lo sputo>> dice sferrandomi una frustata sulla guancia destra. Cerco di lanciare un urlo ma mi esce un verso soffocato.

Sento la faccia pulsarmi. Sto per morire. È un dolore lancinante.

Passa la frusta a Jarry. Prende un coltello.

Nel frattempo sento scendere le lacrime sulla mia pelle ferita.

<<Ora cominciamo con le domande>> dice avvicinandosi a me <<Ti spiego come funziona: ogni volta che menti, questo coltello entrerà in collisione con la tua pelle; chiariamoci: su qualsiasi parte della tua pelle.>>

I miei occhi smetto di piangere e le mie pupille si stringono.

<<Prima domanda: qual'è l'arma da fuoco più potente che avete?>>chide accigliato.

<<Arma da fuoco?! Di che diavolo stai parlando? Io non so niente di questa roba. Sono sicura che ti stai sbagliando, Jackson non ha mai fatto del male ad una mosca. A parte quando l'hanno provocato, in biblioteca...>>

<<Oh, decidi di far la dura, eh? Non vuoi parlare? Vuoi recitare la parte di quella che non sa niente? Bene, sei stata avvisata>>dice avvicinandosi di più a me.

Sento la lama del coltello gelida posarsi appena sulla mia coscia.

Mi guarda sorridente negli occhi.

Comprimo i miei, mi mordo il labbro e pizzico le mani a più non posso, cercando di prepararmi psicologicamente al dolore che subirò.

Con uno scatto la mia pelle si squarcia.

Questa volta urlo con tutto il fiato che ho in corpo e le lacrime escono.

Non perché mi facesse male la ferita (anche per quello), piangevo più perché non so cosa ho fatto per meritarmi questo.

Io sono sempre stata una brava ragazza: vado a Messa tutte le Domeniche, ho sempre fatto tutti i compiti, ho sempre studiato.

Cos'ho fatto di male?

Forse perché ho perso la mia verginità prima del Matrimonio?

È esagerata come punzione: bastava una sgridata di Max e in castigo per un mese.

Ad un tratto mi accorgo che il ragazzo che mi ha tagliato sta ridendo e dicendo ad un altro:

<<Hai ripreso tutto, Drake? Dopo lo montiamo per bene e lo mandiamo a Wilde.>> ride a crepapelle

<<oh scusami,>> dice riferendosi a me:<<Vuoi dire qualcosa al tuo ragazzo?>>

Le lacrime offuscano i miei occhi e vedo tutto sfuocato.

Riesco a localizzare la telecamera.

Vorrei dire una di quelle frasi a effetto che dicono nei film, ma non esce niente.

Solo una lacrima. Esce solo una lacrima.

Toglie la telecamera e se ne vanno.

Resto qui, sola, abbandonata a me stessa.

Mi rendo conto che tutte le persone attorno a me mi hanno mentito, sempre. Per una ragione o per l'altra, mi hanno sempre mentito.

Chiudo gli occhi e cerco di visualizzare un'immagine che mi trasmetti tranquillità, Pace e serenità: Jackson.

***

Mi sveglio sentendo sussurrare il mio nome dolcemente.

Apro gli occhi impastati dal sonno e dalle lacrime; alzo lo sguardo e vedo Drake.

Mi preparo al peggio, ma lui dice:<<Tranquilla, non voglio farti del male.>> alza le braccia in segno di resa:<<Voglio solo aiutarti.>> i miei occhi si illuminano di speranza e gli chiedo:<<A scappare?>> fa una risatina soffocata e scuote la testa dicendo:<< No, bellezza, ti voglio dar da mangiare, non puoi restare senza mangiare così a lungo>>

Mi allunga un pezzo di pane e, con la dignità sotto ai piedi, lo mordo e ne strappo un pezzo, poi un altro e un altro ancora; finchè non è finito. Alza le braccia, in segno di dire "Mi spiace, non ho pensato di portare dell'altro. Pensavo che non avresti accettato..."

Poi tira fuori del sale e capisco subito cosa vuole fare. Le mie pupille si fanno più piccole e scuoto la testa. Facendo gesti con le mani per calmarmi, mi dice: <<Lo faccio per il tuo bene. Se ti si infettassero le ferite sarebbero solo guai per te. Non ho trovato acqua ossigenata e ho portato questo>> indica il sale con le mani come se presentasse qualcuno ad un programma televisivo.

Annuisco, in fin dei conti ha ragione.

<<Tieni, mordi questo e, per quanto tu voglia farlo, non urlare.>> dice mettendomi in bocca uno straccio e guardandomi seriamente.

Prende una manciata di sale e la butta sulla coscia ferita.

Il dolore è lancinante, ma se voglio uscire da qui sana e salva devo ingoiare il dolore e la paura, senza urlare.

Così faccio.

Mi fa segno di chiudere gli occhi e mi tira il sale sulla guancia ferita dalla frusta. Mi esce una lacrima dall'occhio sinistro.

Drake si avvicina e mi da un bacio sulla guancia sinistra che mi fa arrossire. A pochi centimetri dal mio orecchio mi dice:<<Sei andata benissimo, bellezza.>> questo mi provoca un'onda di brividi su per la schiena e mi fa dimenticare il dolore.

Fa un sorriso malizioso ed esce.

Non dimenticherò i suoi capelli biondo-chiaro e i suoi occhi verdi come smeraldi, la sua voce così pacata e sicura di sé.

Non dimenticherò il ragazzo che mi ha aiutata nel momento più difficile.

L'inizio di ció che non sarebbe mai finitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora