#06.

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A volte nei momenti di lucidità, rivedo la tua immagine nella mia mente. E realizzo che tu non sei mai stato così perfetto come io ti dipingevo.

E rido, solo per un secondo, rido perchè è ridicolo ripensare a quanto io fossi innamorata di te e mi sento così stupida a non essermi accorta della persona che veramente eri. E per un momento, mi sento finalmente libera, e mi domando se sono finalmente riuscita a superarti, se la mia coscienza ha finalmente vinto la sua eterna battaglia contro il mio cuore.

Sorrido, per la prima volta dopo tanto tempo. E rido ancora. E urlo dalla felicità. E comincio a ballare per la stanza senza alcun freno, non curandomi di sembrare ridicola, immaginando di poter volare verso lo sconosciuto senza nessun peso che mi trattenga a terra. Sono libera. Per adesso.

Ma con la stessa velocità che è arrivato, questo momento di lucidità scompare. E mi ritorna in mente il tocco delicato delle tue dita quando mi sfioravano con estrema attenzione la guancia. Al modo in cui mi guardavi dritta negli occhi e mi dicevi con una convinzione disarmante che io ero la cosa più bella di questo mondo. Mi ricordo come mi sollevavi da terra e mi facevi girare come se fossi la più leggera delle piume anche se so che mi sorreggevi a fatica.

Mi ricordo la tua risata da bambino, il modo in cui ti si illuminava il volto quando sorridevi. Al tuo corpo premuto contro il mio e per quell'attimo, per quell'attimo soltanto credevo di averlo trovato, un amore come quello dei film. Il mio lieto fine.

E' buffo pensare come un momento può farti sentire così fottutamente vivo, e allo stesso tempo può devastarti. Frantumarti in un milione di pezzi e non voltarsi una seconda volta a guardarti.

Estratti da un libro che non scriverò mai.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora