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Buio.
Per quanto provassi ad aprire gli occhi, non ci riuscivo, sentivo le palpebre pesanti come mattoni.
Non sentivo il mio corpo, mi sembrava di essere soltanto l'essenza di quanto ero stato prima.
Già, prima. Prima di cosa? Ero morto?
Non lo so nemmeno ora, a dirla tutta.
Però, non ero vivo.
I muscoli guizzanti di vita sotto la pelle, il sangue che scorre rapido nelle vene, il rassicurante pulsare del cuore...sensazioni che normalmente diamo per scontate, ma che non lo sono per niente; in quel momento sentivo soltanto la mia stessa coscienza, il rimbombo dei miei pensieri in quel nulla così ampio.
Dove sono..?

..silenzio.
Molto probabilmente nessuno mi avrebbe risposto, lo sapevo, ma continuavo a provare a farmi sentire da qualcuno.
E inaspettatamente, dopo un tempo indefinibile una voce gutturale aveva iniziato a parlare.

Sai dove ti trovi?

Pronunciava le sillabe delle parole quasi con disgusto, sputandole lontano da sé.

No. Dove..?

Sei nella tua mente.- qui si era interrotto, correggendosi.
Anzi, nella nostra.

Quell'affemazione mi aveva lasciato basito, letteralmente.
Prima basito, poi incredulo, e mentre la consapevolezza si faceva strada in me, diventavo sconvolto e tremendamente curioso.

Cosa sei tu?

La voce non aveva risposto.
In compenso, dopo una manciata di secondi una luce accecante mi aveva colpito come un pugno.
E mentre venivo risucchiato in quel buco nero, mi giungeva l'eco della voce: te lo mostrerò con piacere, Amos.

Ingoiato dalla luce, venivo sballottato in tutti i modi possibili (data la mia condizione fisica inesistente), quella sensazione mi ricordava una spazzola in una valigia vuota su un carro in movimento.
Avevo terminato in fretta il mio scomodo viaggio: dopo un tempo che mi era sembrato breve, mi ero scontrato con una superficie umida e fredda. Mentre alzavo la testa, realizzavo dove quella luce mi aveva spedito.
Stavo rivivendo i miei ultimi attimi di vita.
Il me spirito vedeva l'altro me stesso, quello umano, pallido e in ginocchio di fronte alla creatura carnivora e sanguinaria che aveva terminato la prima parte del suo pasto.
Il me umano aveva chiuso gli occhi, attendendo la fine, e dopo pochi secondi aveva perso i sensi.
A quel punto la creatura aveva alzato la testa dalla carcassa sanguinolenta, e, avanzando zoppicante, si era avvicinato al corpo privo di sensi. Aveva abbassato la testa, pronto ad azzannare la tenera carne del collo.
Ma invece di nutrirsene come mi ero aspettato, lo aveva marchiato. La ferita del morso era guarita subito.
Istintivamente mi ero passato la mano sul collo, senza ricordarmi che non avevo un corpo.
In quel momento la creatura aveva iniziato a parlare.
Prima solo un basso mormorio, poi man mano il suono della sua voce cavernosa era salito sempre di più, fino a diventare un urlo; e mentre gridava si controceva, assalito da fortissimi spasmi.
E poi, e poi era successo.
I due corpi erano diventati uno solo, corpo e mente uniti in modo inesorabile e indivisibile.

Quindi, la voce che ho sentito...

Esattamente, aveva risposto ghignando.
Mi chiamo Vhal, e sono un demone.

Un...demone?

Che c'è di strano? Fantasmi, vampiri, sirene... non credete anche ai demoni?

Questo spiegava molte cose.
Ma se lui aveva deciso di occupare il mio corpo...voleva dire che..

Sei sveglio, ragazzo. Certo che userò il tuo corpo per nutrirmi.
E ucciderò chiunque in questa città abbia un po' di sangue in corpo.

L'ombra di te stessoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora