capitolo sesto

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Non ero pronta a dirgli addio, avrei preferito i litigi, le sue urla, ma mai la sua morte. Oggi c'era il suo funerale ed ero davvero frustata. Era tutta colpa mia, avrei dovuto non accettare la bambola, avrei dovuto abbandonarla.

I nostri parenti o gli amici mi si avvicinavano per darmi le condoglianze e chiedermi come fosse successo. Ma se fossi stata sincera? Se avessi raccontato tutto? Non mi avrebbe creduto nessuno. Potevo solo dire di non sapere niente, di averlo trovato morto. Non mi piaceva mentire, per niente.
Alla fine del funerale iniziarono ad andarsene tutti, io ero ferma lì, immobile. Mi sentivo osservata ed infatti in lontananza c'era una persona che mi guardava insistentemente. Iniziai ad avvicinarmi e quando fui abbastanza vicina, lei indietreggiò, sparendo subito dopo. Mi girai intorno e vidi una tomba, passai la mano sulla lapide per capire di chi si trattasse. "Ares Cared", come la mia bambola! Okay,mi stavano sorgendo dicerse domande, chi era Ares? Mi distrassi dai miei pensieri quando la madre di Thomas mi chiamò "Blay, non è colpa tua". "Se solo voi sapesse quello che so io.." risposi, non sapendo se mi avesse sentita per la voce bassa. "Quando vuoi raccontare, vieni da me. Ti crederei" disse per poi andarsene. A quel punto, camminai anch'io verso la macchina, entrai, misi la cintura e partii. "Ciao Blayre" sentii dai posti anteriori. Sbandai con la macchina e persi il controllo del volante, feci tre giri in tondo per poi scontrarmi contro un albero.

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Mi svegliai in una stanza bianca, ero su un lettino con dei fili attaccati. "Tutto bene?" mi voltai vedendo il dottore sorridermi per accettarsi come stessi. "Hm si, sto bene" risposi. "Devi restare sotto controllo, domani potrai andare" mi avvertì per poi andarsene da quella stanza.
Mi svegliai di notte, c'era una signora alzata vicino il mio lettino e mi guardava. "È la dottoressa?" chiesi, sapendo che non lo fosse. "Il tuo Thomas è morto" disse ridendo, la battuta era pessima.
Avvicinai il dito all'intorruttore della luce e la accesi, me ne pentii. Era la stessa della macchina, la causa del mio incidente e sicuramente della morte del mio ragazzo. Aveva dei capelli lunghi biondi, un vestito che le arrivava alle ginocchia sporco di sangue e aveva la pelle consumata.
"Chi sei?" chiesi, di nuovo.
"Ares" disse, poi se ne andò. Questo nome ormai mi tormentava.

#Rega', speramo beenee.
Ho tante idee per la testa, ma una volta che provo a scriverle è come se non trovassi le parole..

Ares CredDove le storie prendono vita. Scoprilo ora