CHAPTER FOUR

94 11 3
                                    

Quarta constatazione: non sempre è sbagliato fidarsi di uno sconosciuto (o a detta di "altri" un quasi sconosciuto o non consapevolmente conoscente).

Dopo aver risposto al ragazzo in questo modo leggermente teatrale e dopo avergli voltato le spalle, cercai di non pensare alla figura che avevo fatto cadendogli addosso. Giá, cercando di non pensare al momento in cui ero stata talmente vicina a lui da percepire il suo respiro e il suo inebriante profumo. Jenn, basta. Inspirai e mi chinai a raccogliere zainetto e torcia, caduti poco distante, poi puntai la seconda verso le pareti intorno a me per capire dove ci trovassimo e realizzai che il posto non era niente male, particolare e neanche troppo scomodo. L'ambiente era ampio e spazioso, il "soffitto" altissimo e il terreno costituito da sabbia finissima, anche se sotto di essa si percepiva la presenza della roccia; il clima era caldo, anche se non troppo, e l'aria non era rarefatta né umida come ci si aspetterebbe in un luogo chiuso e caldo. La particolarità però erano le pareti della caverna, tappezzate di piccole pietre che quando venivano illuminate dalla torcia rispecchiavano la luce, facendo sembrare che sul muro si fossero posate tante minuscole lucciole. Mi avvicinai al muro di pietra e vi posai la mano, percependo tra le dita che era ruvido, leggeremente granuloso e bagnato in alcuni punti ma allo stesso tempo solido e resistente, e le scagliette di pietre azzurrine erano semitrasparenti e lisce, simili a dei piccoli specchi. Poiché mi accorsi che il tizio-senza-nome nel frattempo si era avvicinato mi voltai e gli dissi che trovavo quel luogo davvero bello. "E non hai visto l'altra metà" mi rispose girandosi e direzionando la luce verso la parte della caverna dietro di lui.
Acqua. Il mio primo pensiero fu oh no, ma poi osservandola mi resi conto che non era molto alta. E anche se lo fosse stata? Mi chiesi, senza trovare una risposta. C'era qualcosa che non mi convinceva, probabilmente il buio o la possibile presenza di animali, e per questo guardavo con diffidenza quella specie di piscina. Il giovane se ne accorse e per un attimo sembrò leggermente deluso, poi mi spiegò: "Sai, questa è acqua di mare, c'è un tunnel sotterraneo che parte dalla spiaggia, tra gli scogli, e la porta fin qua. In ogni caso è limpidissima e non ci sono pesci o altri animali... inoltre l'altezza rimane all'incirca sempre questa, a prescindere da quando ci sono alte o basse maree, ed è anche abbastanza calda." Per un attimo mi scrutò e comprese che ancora non ero del tutto convinta, così riprese a parlare. "Questo posto per me è speciale, mi piace venire qui a riflettere ogni tanto, e ho deciso di portarti qui perchè voglio che torniamo ad essere buoni amici, e voglio farti capire che di me puoi fidarti." A questo punto sorrise, ma non di quel sorriso stupido e beffardo che aveva sempre. Stavolta il suo era un sorriso sincero.. un sorriso affettuoso e, bisogna aggiungerlo, bellissimo. Per quel che mi riguarda io ero davvero molto sorpresa, sia per il suo desiderio di riavvicinarci, sia per io suo tono e sia, soprattutto, per la dolcezza del suo sorriso. Per questo non risposi niente e lui, con il nuovo e spettacolare sorriso stampato sul volto, "Che dici, ti va di entrare in acqua?" mi propose. Stavolta, dopo aver sorriso a mia volta, quando mi porse la mano la accettai.

Mira auroraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora