CHAPTER EIGHT

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Posso definire la mia ottava constatazione con i seguenti versi, perché fu in quel giorno che compresi il loro significato per la prima volta: "Anche il passero trova una casa e la rondine il nido dove porre i suoi piccoli, presso i tuoi altari, Signore degli eserciti, mio re e mio Dio. Beato chi abita nella tua casa: senza fine canta le tue lodi. Beato l'uomo che trova in te il suo rifugio e ha le tue vie nel suo cuore. [...] Sì, è meglio un giorno nei tuoi atri che mille nella mia casa; stare sulla soglia della casa del mio Dio è meglio che abitare nelle tende dei malvagi." (Salmo 83)

Il ragazzo mi osservò per un attimo, poi lasciò andare la mia mano e si alzò in piedi andando a prendere un orologio dalla sua sacca. «Sono le sette, che ne dici di andare a fare colazione?». Lo guardai perplessa: «Dove vorresti andare scusa?». «A casa mia ovviamente». Stavolta la mia espressione era sorpresa. «Aspetta, tu... abiti qui? Ma... ». «No, non abito qui, però ho una casetta che utilizzo d'estate, si trova a un quarto d'ora da qui». «Scusa ma allora perché non abbiamo dormito lì stanotte?» «Ei sei tu che ti sei addormentata qua, non è certo colpa mia» aggiunse scrollando le spalle. «Allora, andiamo?». Mangiare qualcosa non mi sarebbe affatto dispiaciuto, quindi risposi di sì senza pensarci troppo. Mi alzai e presi il mio zainetto, quindi ero di nuovo pronta a seguire 'tizio'.
Procedemmo sulla spiaggia per alcuni minuti, con il sole che man mano saliva nel cielo e iniziava a scaldare l'aria mentre sopra di noi non si vedeva una nuvola. La sabbia sotto i nostri piedi era ancora fresca per la notte e il suono delle onde che si infrangevano sulla riva trasmetteva tranquillità. Continuammo a camminare finché la linea dell'erba all'estremità della spiaggia non cominciò a inspessirsi. Ad un certo punto lui mi mise una mano sulla spalla e mi indicò un punto in lontananza. «Guarda siamo quasi arrivati, la casa è quella». Solo dopo essermi sforzata un po' vidi una macchia marrone e verde con le sembianze di un'abitazione. Ora cominciai ad affrettare un pochino il passo, rincuorata dalla vista della meta e dal pensiero del pasto che vi avrei trovato. Mentre mi avvicinavo scrutavo la casucola, semplice ma graziosa: era fatta di mattoncini, e tra questi erano cresciute delle erbe insieme a delle piante rampicanti che salivano fino al tetto. «È davvero carina» osservai. Sulla porta in legno, con un chiodo, era appeso un cartello con scritto "Welcome" in una grafia elegante, e questo mi ricordò casa mia. Infatti là ne avevo anch'io uno, che mi era stato regalato dalla mia amica Claudia. Tutto ciò mi portò un po' di nostalgia di casa e dei miei compagni. Decisi che più tardi avrei scritto loro per sentire come stavano... 'Sempre che il telefono non si scarichi' pensai. 'Aspetta un attimo.. Il telefono!'. Mi resi conto che probabilmente presto sarebbe finita la batteria, così chiesi al ragazzo se dentro arrivava la corrente elettrica, in modo da poter collegare il caricabatterie del cellulare. «Certo che c'è, ma non sempre funziona. Entriamo e proviamo» aggiunse aprendomi la porta e facendomi un gesto come invito ad entrare. «Miss Jen, benvenuta nel mio mondo».

SPAZIO AUTRICE:
Voglio dedicare questo capitolo a , una delle mie lettrici più "accanite"... Bubi001, buon compleanno!! Grazie mille, perché apprezzi la mia opera. Ti auguro tutto il meglio♥

Mira auroraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora