CHAPTER TEN

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"Dimmi, o amore dell'anima mia,
dove vai a pascolare il gregge,
dove lo fai riposare al meriggio,
perché io non sia come vagabonda
dietro i greggi dei tuoi compagni." (Cantico dei cantici 1,7)

Feci scorrere la mano sul tavolo scheggiato e poi sulla tela bianca, percependoli ruvidi sotto i polpastrelli. "Questa stanza é diversa dalle altre. É l'unica che lascia emergere personalità e sensibilità... senza offesa alle altre." Aggiunsi voltandomi verso di lui. "É fantastica". Alzai lo sguardo per osservare i quadri appesi e riconobbi una Notte Stellata, un Bacio, una Ragazza dall'orecchino di perla e altri dipinti di pittori famosi. Per ognuno di questi ce n'erano altri tre che non avevo mai visto, sicuramente opere nate dalla sola creatività del mio misterioso compagno. Notai disegni su carta, dipinti su tela e incisioni su legno: ovunque mi girassi c'erano opere di ogni forma e d'ogni genere. Percepii la desolazione di una spiaggia remota, la tranquillità nel viso di una ragazza addormentata, la malinconia nello sguardo di un vecchio solo. Ogni cosa sembrava trasmettere un'emozione, raccontare una storia.
Questo mi fece pensare alla musica. Avevo studiato pianoforte per diversi anni e amavo passare il tempo suonando; amavo il modo in cui la musica mi permettesse di esprimere il modo in cui mi sentivo, con le note basse o alte, i cambi di ritmo e di tonalità. Non ci avevo mai pensato ma per le arti figurative valeva la stessa cosa: ogni artista si esprime attraverso le opere, e in ognuna di esse lascia una parte di sé. Mi venne in mente un passo de Il ritratto di Dorian Gray, in cui Basil si rifiuta di esporre un ritratto perché vi ha messo troppo sé stesso e non vuole esporre la sua anima ad occhi curiosi e critici. Questo mi fece pensare anche al fatto che quel ragazzo aveva deciso di mostrarmi il suo lato di artista: si era aperto a me e aveva deciso di mostrarmi parte della sua anima.
Mi voltai cercando il suo sguardo e gli sorrisi con affetto. "Grazie per avermi mostrato tutto ciò. Lo adoro". Ricambiò ancora una volta con un sorriso e mi prese la mano, e dopo aver indugiato un secondo mi disse di tornare in salotto per mangiare qualcosa. "Ok" risposi subito, anche se in realtà non avevo molta fame. "Solo una domanda, dov'é la cucina? E il bagno?". Lui si fermò e con la mano libera indicò la parte inferiore della libreria. "In realtà non ho una cucina vera e propria, sfrutto gli sportelli sinistri della libreria come dispensa mentre nell'anta di destra c'é un minifrigo di quelli che trovi negli hotel. Se devo cuocere qualcosa lo faccio fuori, o alla griglia o in stile faló. Anche il bagno é esterno, si trova oltre il muro della camera da notte". Detto questo mi lasciò la mano e si chinó per prendere dalla mini-dispensa un pacco di biscotti e una bottiglia di latte dal minifrigo, poi li appoggiò sul tavolino e mi invitò a sedermi sul divano. "Mi spiace ma questo é il massimo che posso offrirti per ora, cercherò di rifarmi a pranzo" disse con un'espressione che per un attimo mi parve imbarazzata. "Non preoccuparti, va più che bene. Hai fatto molto per me". Fu così che gli risposi mentre per la prima volta ero io a prendere la sua mano.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 13, 2016 ⏰

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