Capitolo 12

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"Buongiorno" Mormorò Ed, con la voce ancora impastata dal sonno.

"Buongiorno" Gli risposi, sorridendogli.

"Sei sveglia da molto?" Chiese.

"No, da circa dieci minuti" Risposi, avvinghiandomi maggiormente al suo corpo. Lui sorrise, poi mi strinse con fare protettivo a sé.
Ricordo che nessuno dei due proferiva parola alcuna poiché non ce ne era bisogno. Non ci servivano parole per dimostrare il nostro amore, infatti le nostre gesta erano sufficienti per dimostrare i sentimenti che provavamo l'uno verso l'altro.

"Blaire, Edward, buongiorno!" Urlò mia madre, facendo irruzione nella stanza, interrompendo così il momento romantico.

"Buongiorno" Rispondemmo io e Ed, quasi all'unisono.

"Ragazzi non credete sia giunto il momento di alzarsi?"

"Sì" Rispose Edward.

"No" Risposi.

"Oh cielo Blaire, dovresti prendere esempio da Edward!" Mi rimproverò, incrociando le braccia al petto. "Comunque, devi aiutare lo zio"

"A fare?" Chiesi. 

"E' venuto qui con un furgoncino bianco. Non so a cosa gli possa servire, però sarebbe bello se tu gli dessi una mano nel sistemarlo. Conosco bene quell'uomo e posso affermare con certezza che è la persona più disordinata dell'universo." Continuò.

"E quindi? Non può sistemarlo da solo?" Chiesi con fare acido. 

"Blaire!" Mi richiamò alzando la voce. "Ieri sera non sei stata molto cortese con lui, quindi ti sto solo chiedendo di dargli una possibilità passando maggior tempo con lui. Se non vuoi farlo per lui, puoi farlo almeno per me? Sai che mio fratello è quasi un punto di riferimento per me e sei anche a conoscenza del fatto che non ci vediamo da un sacco di tempo. Quindi te lo chiedo come un piacere personale. Per favore Blaire, non rovinare tutto." 

"Va bene" Risposi.

"Davvero? Me lo prometti?" 

"Sì, mamma. Te lo prometto" Dissi, nonostante quello che mi aveva appena chiesto di fare era l'ultima cosa al mondo che avrei voluto fare. Per una volta misi da parte la mia testardaggine ed il mio spirito ribelle per farle piacere. In fondo se lo meritava. E' sempre stata un'ottima madre ed io purtroppo non ho mai fatto nulla per dimostrarglielo. 

"Bene!" Esclamò, sorridendo. "Adesso però è giunto il momento di alzarvi. Edward, resti con noi a fare colazione?" 

"Oh no, signora. Il dovere mi chiama" Rispose. 

Dopo un lungo e caloroso abbraccio ed un rassicurante "andrà tutto bene, te lo prometto!" sussurrato al mio orecchio, Edward andò via

Mentre consumavo la mia colazione accadde però il dramma. Dio, ricordo l'accaduto come se fosse successo ieri. Ero seduta su uno sgabello rosso e sorseggiavo lentamente una tazza di tè verde. Nonostante avessi il cellulare accanto a me, iniziai ad osservare il bellissimo paesaggio dalla grande finestra della cucina. Non prestavo davvero attenzione a ciò che mi circondava poiché ero immersa nel mio mondo: pensavo ovviamente ad Edward e a il modo in cui potesse rendermi felice con poco. Qualche istante più tardi però venni riportata alla realtà da un fastidioso segnale acustico proveniente dal mio cellulare. Quasi immediatamente lo afferrai ed il sangue mi si gelò nelle vene non appena lessi il contenuto del messaggio anonimo che mi era appena stato inviato. 

"Tic-tac. Manca poco, splendore. Mi vedi? No? Peccato, sono proprio qui. Se non riesci a scorgere la mia figura, sta' tranquilla. Non è importante che tu scopra la mia identità adesso. L'importante è che tu sappia che tra pochi giorni ti porterò via con me. Saremo soli, Blaire. Soli per l'eternità"

La prima cosa che feci fu ovviamente quella di puntare lo sguardo fuori dalla finestra e non appena vidi una figura totalmente nera rivolta verso la mia direzione, lancia un urlo e rovesciai maldestramente la tazza di tè. Lui era lì e mi stava osservando.

Brividi di puro terrore attraversavano il mio corpo. Stavo entrando in uno stato di panico, di nuovo, a causa dello stesso uomo. 

"Mamma!" Urlai, scappando da quella stanza. 

"Blaire, che c'è?" Mi rispose lei. 

"Le-leggi" Mormorai. Intanto alcune lacrime iniziarono a rigare il mio volto.

"L'hai visto?" Mi chiese. Annuii. 

"Com'era?"

"Era una figura vestita totalmente di nero" Risposi, cercando di ricordare il maggior numero di dettagli possibile.

"Diamine, dobbiamo chiamare la polizia" Disse. Annuii nuovamente. 

E così fu: mia madre chiamò la polizia, ma era già troppo tardi. Infatti quando la polizia ispezionò il quartiere, non trovò nessuno che corrispondesse alla mia descrizione. Lui si era volatilizzato nel nulla. 

Ricordo bene che mi ripresi dallo shock solo nel tardo pomeriggio, verso le 17.00. Mia madre entrò nella mia camera e mi disse che nonostante tutto non potevo trascorrere la maggior parte delle mie giornate chiusa tra quattro mura a causa di un sociopatico. Mi disse anche che dovevo reagire e che non dovevo permettere a nessuno di sottrarmi la mia libertà. Infatti, lei non faceva altro che ripetermi che la libertà è il dono più grande che qualcuno ha. Perciò avrei dovuto reagire e impiegare il mio tempo nel fare qualcosa di utile. Non ricordo esattamente cosa le risposi, ricordo solamente che mi diressi in salotto e che lì trovai mio zio. 

Lo salutai e successivamente mi recai in giardino. Fortunatamente il furgoncino bianco, di cui mia madre mi aveva precedentemente parlato, era parcheggiato in uno dei viali vicini. Mi avvicinai lentamente, quasi timorosa. Decisa a scoprire cosa si celasse al suo interno, afferrai una delle maniglie, ma prima che potessi aprire del tutto la portiera, sentii una mano afferrarmi violentemente per un braccio. Con la stessa violenza, qualcuno mi scaraventò per terra. 

Immediatamente serrai gli occhi, pensando che fosse giunto il momento della mia morte.

"Non aprire mai questo furgoncino. Mai, Blaire. Non osare farlo mai." Sibilò una voce che mi risultò piuttosto familiare. Aprii immediatamente gli occhi e la confusione s'impadronì per la seconda volta della mia mente.

"Zio.." Mormorai. 


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