23 Giugno 1939

93 12 2
                                    

Studio il mio riflesso nello specchio del corridoio che collega il soggiorno alla cucina.

Dal cappello di stoffa fuoriesce soltanto qualche boccolo castano.

Il colore della divisa che indosso mi ricorda gli occhi di Gwen, dello stesso verde scuro.

In un angolo dello specchio noto una figura minuta, con le spalle appoggiate al muro dietro di me.

Mi volto.

Ha le labbra stirate in una linea perfettamente orizzontale, lo sguardo stanco. Gli occhi incorniciati da profonde occhiaie violacee sono fissi su di me, ma non mi vedono veramente.

So che sono settimane che non dorme, o comunque quel poco sonno che riesce a prendere di tanto in tanto è un sonno agitato.

Eppure la sua espressione ha un che di sereno mentre lascia scorrere distrattamente le dita sul pancione, che si intravede appena sotto la camicetta rosa pallido.

Mi avvicino a lei e la stringo piano tra le braccia, perché mi dà l'impressione che, se stringessi più forte, potrebbe rompersi, fragile com'è.

«Andrà tutto bene.» mormoro sui suoi capelli, e ancora una volta mi sento come se stessi cercando di convincere me stesso, non lei.

Abbandona le braccia lungo i fianchi, e percepisco i suoi singhiozzi sommessi contro il mio petto, dapprima appena udibili, poi sempre più forti e frequenti.

«Andrà tutto bene.» ripeto, e spero che non mi abbia sentito, perché la voce mi si è spezzata a metà frase, e un sapore salato mi punge la lingua, e capisco che sto piangendo anche io, anche se non vorrei, non dovrei.

Non dovrei, perché so che se inizierò a piangere davvero, non riuscirò più a smettere, e lei non dovrebbe vedermi, perché così distruggerei anche quella poca speranza che le sta permettendo di non crollare.

Eppure piango.

Perché non voglio partire, non voglio lasciarla.

Perché non so quando tornerò.

Perché inizierà a mancarmi nell'istante esatto in cui metterò un piede fuori dalla porta di casa nostra.

Perché so che lei passerà i giorni ad aspettare che io torni.

Piango per lei, per noi, piango per il nostro bambino, o la nostra bambina, che nascerà tra due mesi, quando io non sarò lì a stringerle la mano.

«Andrà tutto bene.» singhiozza stringendomi a se, come se in questo modo potesse impedirmi di andarmene.

Andrà tutto bene.

23rd JuneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora