L'incessante frastuono del vento impediva ad Amelia di ascoltare il respiro di Gennaro, ormai abbandonato nel sonno.
Lei lo faceva sempre quando il suo amico si addormentava, amava il silenzio profanato solo dal dolce suono dell'aria che passava dalle sue narici, per poi uscire delicatamente dalla bocca.
Mentre si tormentava un'unghia, mille pensieri le attraversavano la mente. Non aveva idea di quanto avrebbe dormito il ragazzo. Non aveva idea di quanto tempo era passato da quando erano entrati in quella vecchia e malconcia rimessa, che era un po' stata la loro salvezza in quel momento di dispersione.
Come non aveva idea della situazione fuori di lì.
Sentiva il legno del pavimento, che prima non voleva starsene zitto, diventare sempre più scomodo e rigido, non avrebbe resistito ancora molto su di esso.
Con un movimento deciso scattò in piedi, avvertendo dolori lancinanti alle gambe. Quanto tempo era stata nella stessa posizione?
Aprì lentamente la porticina che la separava dal freddo.
Si aspettava di trovare la bufera in tutto e per tutto, ma invece ad accoglierla c'era solo il travolgente vento e una debole spolverata di bianco tra i campi.
"Gè. Andiamo via, svegliati."
Ma a distoglierlo dal suo sonno aveva già pensato la luce e il gelo penetrati dalla fessura aperta da Amelia.
Si limitò quindi ad alzarsi, dolorante e mal messo, per poi seguire la sua amica che si era già chiusa la porta alle spalle.
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°•.Youth°•.
Teen FictionEro seduta sul letto, le gambe incrociate e le maniche strette nelle mani. Sentivo il nostro respiro regolare, il bruciore delle pellicine sulle labbra che mi ero appena tirata e il pizzicore del maglione sul collo. Mentre lui continuava ad aspirare...