Capitolo 3 - Qualsiasi altra cosa.

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Decido di addentrarmi di nuovo nei meandri polverosi della soffitta la mattina dopo. Andarci di notte da sola dopo quanto ho visto sarebbe stato davvero troppo cliché per poterlo sopportare, avrei meritato di ritrovarmi davanti un mostro di qualche tipo. E lo ammetto, avevo leggermente paura. Chi va in giro da solo di notte a fare cose inquietanti cerca guai, è risaputo.

L'atmosfera che mi accoglie stavolta è molto più pesante e minacciosa, ma forse è tutto nella mia testa, visto quello che ho scoperto ieri sera. In fondo mi aspetto ancora la chiamata che mi annuncia che morirò tra una settimana, che ovviamente non arriverà.

Mi ritrovo davanti una soffitta leggermente diversa da quella che ricordavo. Probabilmente si tratta di dettagli che non ho notato la prima volta che sono venuta qui. Sto per avere l'inquietante impressione di non essere sola, che ci sia qualcuno proprio qui con me che mi sta osservando, magari dietro la macchina da cucire o dietro l'armadio e già maledico i dannati cliché, quando mi ricordo che probabilmente siamo stati proprio noi qualche giorno prima a cambiare quel poco che ora mi sembra fuori posto. Non può esserci nessun mostro visto che non è notte. Nonostante questo, rimane qualcosa che mi turba, c'è qualcosa di strano.

In verità, tutte le soffitte, per definizione, hanno qualcosa di strano. Sono luoghi abbandonati esattamente come i vecchi manicomi o le vecchie ville signorili dove ormai non abita più nessuno. Sono posti che non servono più a nessuno, ricordi che non appartengono più a nessuno, che si vendicano così su chi per caso ha la sfortuna di averci a che fare. Saranno i ragni che mi guardano in realtà, non di certo i fantasmi di secoli fa che stanno ancora cercando la pace e che di certo non potranno mai trovarla tra queste mura. O almeno spero.



Mi faccio coraggio suggerendomi che prima trovo quello che cerco prima posso andarmene di qua e mi lascio la porta alle spalle desiderando ardentemente di avere occhi anche sulla schiena. Così, per sicurezza.

Basta una qualsiasi cosa, qualsiasi altra cosa che riguarda la videocassetta paranormale, poi potrò finalmente tornare nel mio bellissimo appartamento al secondo piano a bere the caldo mentre spreco ore preziose della mia vita guardando serie tv che il resto dell'umanità nemmeno ha mai sentito nominare. Ma per trovare qualsiasi altra cosa, che io lo voglia o no, devo lasciarmi alle spalle il rifugio sicuro che è la porta ed entrare in territorio nemico, spiata da chissà quanti ragnetti pronti ad infilarsi tra i miei capelli. Probabilmente è questo che mi terrorizza.

La cosa più vicina a me è un vecchio armadio quindi mi dirigo verso di esso, osservando le due ante di legno scuro lavorato. Davanti ad esso ci sono diverse impronte di piedi che sicuramente abbiamo lasciato noi. Per sdrammatizzare penso che magari è la volta buona che finisco a Narnia e comincio a fantasticare su quanto mi piacerebbe conoscere Aslan. Ok, ora lo apro, giuro lo apro. Aslan. Ce la faccio. Non ho paura.

Scosto leggermente una delle due ante e faccio un passo indietro, per dare ad eventuali mostri la possibilità di uscire allo scoperto così che io possa rintanarmi dietro la porta e non tornare mai più indietro. Ovviamente non succede nulla perché come scopro subito dopo l'armadio è praticamente vuoto, se non fosse per alcuni cappotti di pessimo gusto appesi. Non ho nessuna difficoltà a capire per quale motivo siano finiti qui.
Prima tappa della ricerca: infruttuosa.

Mi sposto verso la macchina da cucire che sicuramente ha poco da offrirmi. Ad ogni modo ha un'aura straordinariamente inquietante. Sul tavolo di legno che la sostiene ci sono alcune impronte, come avevo già notato, ma ormai nella mia testa sto cercando di convincermi che è opera di qualcuno dei miei amici quindi non mi spaventano più così tanto. Anche se sinceramente non ricordo che qualcuno si sia avvicinato ad essa. Pulisco un po' di polvere dalla macchina vera e propria che si rivela essere nera con una scritta dorata. Doveva essere veramente stupenda ai tempi d'oro, che purtroppo sono passati da un bel po'. Mi lascio un appunto mentale per ricordarmi che la polvere stavolta l'ho tolta io, nel malaugurato caso in cui io sia costretta a tornare qui e senza esitazioni apro il piccolo cassettino sotto al tavolo. Sicuramente non può contenere quello che cerco ma tanto vale provare a vedere se c'è qualcosa.

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