Capitolo 7 - Change Sides

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Troviamo un po' di tempo libero soltanto la domenica dopo.

Arriviamo davanti all'edificio incriminato poco prima del tramonto. Niente assomiglia a quello che abbiamo visto la prima volta che siamo venuti qui; le mura grigie hanno assunto un colore diverso per via delle ultime luci del giorno, i rampicanti su di esse, con le foglie già arrossate dall'autunno inoltrato, ora sembrano scie di sangue che sfidando la forza di gravità salgono lungo le pareti. Dalle finestre sporche di povere esce l'oscurità più totale. É già inquietante così, non voglio immaginare con cosa avremo a che fare tra qualche ora.

Ci avviciniamo alla solita finestra fermandoci esitanti, nessuno vuole davvero entrare. Per qualche strano motivo, però, qualcuno ci ha detto di farlo attraverso l'armadio in soffitta. Pensandoci bene sembra una via di mezzo tra le Cronache di Narnia e l'ennesimo cliché da film horror. Insomma, questa storia mi piace sempre meno e sono convinta che sia la stessa cosa anche per i miei compagni. Prima di fare un passo verso la finestra, facendo capire loro che almeno io ho intenzione di entrare, mi prometto mentalmente che dopo stasera, qualsiasi cosa scopriamo, lascerò perdere questa brutta faccenda per sempre. Non esiste che io torni qui o in quella maledetta soffitta e non esiste che io guardi un'altra videocassetta.

Stavolta sono più agile ed entro con meno difficoltà, ritrovandomi nel familiare atrio che ho già visto, ma che non immaginavo così tetro senza la luce del sole. L'aria abbandonata di questo posto, al buio, risalta ancora di più, donando a questa struttura altri superflui dettagli inquietanti, quali zone d'ombra completamente nere, impressione che ci sia qualcuno proprio alle tue spalle che ti guarda e tante altre belle cose. Non possiamo proprio tornare a casa? Sono fermamente convinta che siamo ancora in tempo.

Non ho nemmeno il coraggio di voltarmi verso la finestra per controllare se gli altri quattro hanno deciso di seguire il mio esempio, perché sono fermamente convinta che ci sia qualcosa che mi sta studiando e non ho nessuna intenzione di voltarle le spalle. Sarebbe estremamente stupido. Anche se forse, in effetti, è ancora più stupido essere entrata qua dentro per prima, da sola, giusto per dare un'inutile prova di quanto sono trasgressiva e coraggiosa. Magari gli altri adesso scappano e tornano alla macchina senza di me e io non potrò fare un bel niente perché c'è qualcosa nel buio e non posso voltargli le spalle. Oh, giusto, ora mi ricordo che c'è anche una finestra aperta dietro di me, sono esposta su tutti i fronti e maledizione dovevo aspettare che qualcuno entrasse prima di me.

Qualcosa mi sfiora la spalla. Infarto. Ovviamente è solo Riccardo, che non può farsi battere da una donna, anche se sono pronta a scommettere che ha paura anche lui in questo momento. Proprio come me, anche lui comincia a guardarsi in giro circospetto, sorpreso da tutta questa oscurità che ci circonda, forse anche lui si sente osservato. Per quanto mi riguarda, ora che so che non sarò la sola a morire nella triste eventualità che sia stato un serial killer a portarci fin qui, mi sento molto più sicura.

Un rumore alle nostre spalle e anche Alessio è dei nostri. Nessuno ha il coraggio di fiatare e nel silenzio assoluto sentiamo Luca che sussurra parole di conforto ad Erika per convincerla ad entrare. Ovviamente lei è la meno stupida del gruppo quindi ha ragionevolmente deciso di starne fuori. Per un attimo ho la brillante idea di propormi per restare qui con lei a farle compagnia mentre gli altri fanno il lavoro sporco, poi ricordo che comunque sia non posso dare le spalle al qualcosa che mi sta osservando.

Alla fine, anche i due rimasti fuori si decidono e si uniscono a noi. Per qualche interminabile minuto regna il silenzio più totale, sentiamo soltanto i nostri respiri. Il sole è ormai scomparso con tutta la sua luce, non ci è rimasto niente a proteggerci dalle ombre minacciose che incombono su di noi. All'improvviso realizzo per quale motivo mi sto sentendo osservata. È come se tutta la struttura, le mura, le finestre, ogni singola porta, avesse occhi per guardarmi, per aspettare un mio errore e poi colpirmi in qualche modo. Voglio credere che sia solo un'impressione per colpa dei troppi film horror che ho visto. D'altra parte, non si è mai sentito parlare di un manicomio con gli occhi.

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