Capitolo 8 - Lontano

6 2 4
                                        

Mi sveglio nel mio letto senza ricordare più niente. Il calendario segna lunedì 30 novembre, tutto regolare. Per un attimo riesco a convincermi che era davvero soltanto un brutto sogno troppo realistico. All'improvviso capisco che è stato il suono insistente del campanello a svegliarmi, così mi alzo e vado ad aprire la porta, maledicendo chiunque si sia attaccato al citofono.

Dall'altra parte della porta trovo Luca. Improvvisamente ricordo gli ultimi dettagli della sera prima, la sua voce che mi chiama, poi tutto nero. Che mi abbia riportata a casa lui? Mi faccio da parte per lasciarlo entrare, seguendolo in cucina. Spero che decida di parlare per primo perché non saprei proprio da dove iniziare.

«Sono morti davvero. Erika e Alessio. Li hanno trovati morti nel loro letto stamattina, come se non si fossero mai spostati da casa.»

Non so se essere felice del fatto che ha rotto il silenzio o se andare in panico per quello che ha appena detto.

«Quindi eravamo lì davvero? Mi hai riportata a casa tu? Che diavolo è successo?»

«Sinceramente non lo so, ricordo solo di averti sentita piangere e ripetere cose senza senso, sono uscito per vedere dov'eri, poi non ricordo nulla.». Meraviglioso.

«Ok, mettiamo in ordine le cose. Ho ancora il cellulare di Alessio, probabilmente ha ripreso tutto, possiamo guardare il video per capire, se te la senti.»

«Tu te la senti?» chiede. Non lo so, non capisco che emozioni sto provando in questo momento. Non sono ancora riuscita a mettere insieme tutti i pezzi nella mia testa, a rendermi conto di quello che è successo. Forse se non vedo il video non avrò mai la conferma che ho appena perso due persone a cui tenevo e potrò fingere per sempre di non averle mai perse. No, non funziona così. Alla fine, decidiamo di guardarlo.

All'inizio sembra tutto tranquillo, proprio come ricordo. Visto attraverso uno schermo sembra tutto meno inquietante, meno reale. Ad un certo punto, senza dire nulla, mi allontano dal gruppo e me ne vado. Gli altri provano a chiamarmi, poi a seguirmi, ma falliscono. Questo non lo ricordavo assolutamente. Si dirigono quindi verso l'atrio dove Riccardo, senza motivo, con assi e martello comparsi da non si capisce bene dove, sbarra la finestra. La cosa peggiore è che mentre lo fa continua a borbottare frasi sconnesse tra sé e sé, come se stesse rispondendo a qualcuno.

«Mi ha detto la cosa di farlo.» si giustifica quando Erika, nel panico più totale, gli chiede cosa diavolo abbia appena fatto. Chiaramente. Non posso fare a meno di pensare che mi piacerebbe proprio avere il suo collo tra le mani, ora come ora, per farmi spiegare per filo e per segno quale "cosa" precisamente gli ha detto di chiuderci l'unica via di fuga. E se potessi mi arrabbierei con gli altri per averglielo permesso ma temo sia tardi anche per arrabbiarsi ormai.

Dal video risultano tutti abbastanza in panico, in un angolo scorgo la stessa sedia a cui poco dopo ho, se non ricordo male, staccato una gamba per usarla come arma di difesa. Col senno di poi, direi che è stata un'idea davvero brillante, complimenti a me.

L'intenzione del resto del gruppo sembra quella di aspettarmi lì, sono sicuri che arriverò. Mando avanti il video velocemente per arrivare al punto in cui qualcosa cambia: Riccardo decide di essere la causa di tutti i problemi per l'ennesima volta e convince gli altri a spostarsi nell'ala sinistra dell'edificio, convincendoli che probabilmente mi troveranno lì quando sono chiaramente da tutt'altra parte. Luca si offre volontario per rimanere ad aspettarmi in caso tornassi. Coraggioso da parte sua.

«Tu questa cosa te la ricordi?» gli chiedo dopo aver messo in pausa.

«Sinceramente no.» esattamente come sospettavo. Ormai non mi stupisco più. Faccio ripartire.

Change Sides.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora