Piacere di conoscerti Buffy

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Fa freddo, che ironia del cazzo, penso irritata. All'Inferno fa freddo. Dopo questa posso morire in pace, ah già, teoricamente sono già morta; ovviamente solo io posso essere così sfigata da morire semplicemente aprendo la porta del laboratorio di chimica, ma sono io dopotutto. L'unica ragazza del Liceo A. Volta che sia mai riuscita ad uscire dalla scuola senza essere bloccata dal bidello Luigi, conosciuto anche come Luigi007, famoso per puzzare di gorgonzola, essere peggio di un sergente e cucinare la torta di mele più buona che abbia mai assaggiato; ma dalla sua prof di italiano, nota invece per perdere pure la parrucca.

Mi scappa una risatina nervosa e non posso fare a meno guardarmi attorno preoccupata, devo uscire da qui; non posso essere morta. Mi rifiuto di accettarlo, tanto più che quando morirò pretendo di essere lasciata in pace e non di ritrovarmi in una sottospecie di metropoli della dannazione eterna. Anche perché, senza offesa, il vicolo in cui mi trovo fa abbastanza, beh, schifo. Non sono preparata a tutto questo, ci vorrebbe come minimo un'intera impresa di pulizie per dare a questo posto un aspetto vagamente decente e io non sono mai stata brava neanche a lavare i piatti.

Ondeggio indecisa sul posto, incerta su cosa fare e ancora vagamente intontita dalla caduta che ho fatto; quando troverò chi comanda qui presenterò un reclamo e proporrò un trasporto in limousine; se devo andare all'Inferno tanto vale andarci con stile.

Sento delle voci avvicinarsi e istintivamente mi nascondo dietro una torre pericolante di sacchi della spazzatura, spero solo non ci siano dei topi, altrimenti, lo giuro, mi metto a urlare.

-Sta peggiorando, vero?- chiede una voce roca e graffiante. –No, non dire sciocchezze Marco, lo sappiamo entrambi che il Consiglio ha tutto sotto controllo.- gli risponde rabbiosamente una seconda persona. La prima abbassa leggermente la voce e io mi protendo per sentire meglio- Non dire stronzate Stefano, il Consiglio non...- ma è interrotto da un urlo, il mio. C'è un serpente lungo 2 metri fra i sacchi della spazzatura, dico io, un serpente?! Non poteva esserci una dolce marmottina vero?! Respira, ispira, tranquilla, andrà tutto bene, non ti mangerà mica, no?

-Cazzo!- sento la voce stranamente famigliare di Stefano esclamare finemente, mentre mi nota indietreggiare inorridita. E' questione di pochi secondi prima che il suo amico esclami un meno irritato -Buffy!- e con un'aria quasi sdolcinata si affretti ad abbracciarlo. Ora, io non ho nulla contro gli amanti degli animali, ma penso che questo particolare beniamino dei rettili andrebbe messo in prigione, se non altro per aver chiamato in quel modo il suo serpente. –Buffy?- mormoro quasi strozzandomi per la risata che sto cercando in tutti i modi di trattenere, ma a quanto pare nessuno dei due è interessato a me, uno troppo preso a ignorarmi e l'altro a mormorare al suo "tenero cucciolo" che ora è al sicuro e quella "brutta e cattiva megera là dietro non lo spaventerà più". Potrei ritenermi gravemente offesa, se non fossi troppo impegnata a restare ferma a fissare a bocca aperta Stefano, che si è girato e mi sta guardando male, sembra voglia incenerirmi con lo sguardo, cosa che sarebbe capace di fare, mi ricordo rabbrividendo.

-Cosa ci fai qua umana?- mi ringhia quasi contro e vorrei scoppiargli a ridere in faccia, se non avessi troppa paura, perché è ridicolo che dopo quattro anni in classe insieme ora mi chiami umana, sa benissimo il mio nome, come gli ricordo tentando di non far tremare troppo la voce. Quello che, se ricordo bene, si chiama Marco, ci guarda con l'aria vagamente annoiata di chi sta pensando perché non se ne è rimasto a casa tranquillo per i fatti suoi; ma continua a far saettare la sguardo fra di noi, come cercando di capire il motivo per cui il suo amico conosce questa ragazza in procinto di una crisi isterica e perché lui c'è dovuto finire in mezzo.

-Come ho fatto ad arrivare qui?- domando leggermente più sicura di me, dopotutto mi conosce, non riuscirebbe a farmi del male, spero. –Hai aperto la porta del laboratorio di chimica vero?-ribatte con aria quasi rassegnata -Ale deve smetterla di fare casini coi portali, va a finire che ci ritroviamo qui l'intero corpo insegnanti.- continua rivolto verso il suo amico, per poi tornare a parlarmi – Ora dobbiamo andare in un posto- -giuro che non ti ucciderò né ti torturerò o obbligherò a mangiare verdure-aggiunge con un sorriso, notando la mia espressione preoccupata. Titubante inizio a seguirlo, dato che ha iniziato a camminare non appena finito di parlare; mentre il suo amico fischietta allegro accanto a me, commentando con un ghigno –Rilassati, andrà tutto bene. Era da un sacco di tempo che non avevo una scusa per far incazzare il Capo, ci sarà da divertirsi!-.

Ed il diavolo mi chiamò Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora