"Forse ero morta? O forse era la realtà."

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Ormai mi sembrava di correre da ore, eppure avevo appena iniziato ad allontanarmi da quel che era rimasto del pullman su cui io e mia madre eravamo fino a pochi istanti prima.
Appena dopo lo schianto mia madre mi aveva urlato di raggiungere la cima della collina e poi cercare una fattoria, sembrava seriamente preoccupata, così non ci pensai due volte, la afferrai per il braccio ed iniziai a correre verso la collina, fermandomi nel vedere che  opponeva resistenza, non voleva seguirmi.
"December, devi andare da sola! Corri!"
Urlò prima di implorarmi con lo sguardo, lasciandomi andare la mano e spingendomi verso la staccionata che separava la strada dal prato.
Corsi, senza sapere che non l'avrei più rivista per un bel po' di tempo.
Corsi fino alla cima della collina e, con sguardo allarmato, cercai disperatamente la fattoria di cui mamma mi aveva parlato, ma di fronte a me c'era ben altro; non sembrava una fattoria, sembravano più delle semplici casette nel bosco con delle insegne in greco, che stranamente capii.
La mia dislessia forse serviva a capire il greco un po' meglio? Beh non era di certo il momento di preoccuparsene.
Corsi a bussare alla porta della capanna di legno davanti a me, bussai più volte, preoccupata, finché un ragazzo sui diciassette anni non comparve alla mia destra, sorridendomi con dolcezza.
"Ciao! Hai bisogno d'aiuto?"  Mi disse con voce squillante, sfoggiando uno smagliante sorriso molto accogliente.
"Io..non.."
Probabilmente svenni, non lo so, non ricordo nulla di quel che successe dopo, finché non mi svegliai su un lettino, non ero a casa, ne tantomeno all'ospedale.
Davanti a me c'erano alcuni ragazzi, un po' strani, se devo ammetterlo, ed un uomo sulla quarantina in sedia a rotelle, sembrava essere paralizzato solo parzialmente.
Cercai di sollevarmi ma sentii subito un dolore lancinante alla testa, così tornai sdraiata, scrutando con attenzione e paura ogni singolo essere vivente che, a sua volta, mi fissava.
"Il lato positivo è che è ancora viva."
Disse un ragazzo con la pelle di un color cioccolato meraviglioso, un pizzetto strano e delle...corna? Non era possibile, dovevo essere in un sogno.
"Per ora starà nella casa di Ermes, finché e se sarà determinata."
Non capivo nulla dei loro discorsi, era tutto assurdo, ormai aspettavo solo di svegliarmi e ridere di quello strambo sogno con mamma, avrei iniziato bene la giornata con qualche sana risata.
Chiusi gli occhi e risi appena, picchiettandomi la testa con le dita prima di portare dietro alle orecchie i capelli, riaprendo gli occhi, aspettandomi di vedere la mia stanza disordinata davanti a me.
Eppure ero sempre sullo stesso lettino con sempre le stesse persone davanti, anzi, forse ora c'era anche qualcuno in più.
"Come ti chiami?" Mi domandò un ragazzo particolarmente carino, biondo, occhi azzurri, ben sistemato con il fisico. Aveva un sorriso beffardo che mi infastidiva e mi incuriosiva allo stesso tempo.
"December." Dissi passandomi una mano sugli occhi, continuando a ridacchiare tra me e me, nella speranza di non dimenticare quel sogno, tanto quanto era strano.
Nessun ragazzo parlava mai con me, anche se era solo un sogno, era la prima volta che un ragazzo mi rivolgeva la parola.
Avevo sempre avuto molti problemi a scuola, o meglio, nelle scuole.
Ne avevo cambiate sedici, e avevo solo diciassette anni!
Mi cacciavano ogni volta dandomi colpe che non avevo, non era colpa mia se non potevo controllare la rabbia!

Scrollai appena il capo, prima di lasciarmi andare a quel sogno, dopotutto potevo anche essere gentile, no?
"E tu?" Mormorai con voce stanca prima di puntare lo sguardo sul biondo che prima mi aveva domandato come mi chiamassi.
Non avevo fatto caso alla cicatrice enorme che aveva dall'occhio fino al labbro, era un ragazzo così bello e fine che la cicatrice sembrava quasi nascondersi, eppure era così evidente.
"Luke. Ti ospiterò a casa mia per qualche tempo, tesoro.
La nostra casa sarà felice di accoglierti, ma tieni ben stretti tutti i tuoi preziosi averi, potresti non rivederli più."
Mormorò ridacchiando, andando poi via dalla stanza, lasciandomi la mente piena di domande.
Sospirai appena prima di voltarmi a destra e a sinistra per ispezionare meglio la stanza in cui ero, c'erano ancora diversi ragazzi che mi fissavano, ed era strano, non succedeva mai, nemmeno nei sogni.

Tossicchiai appena per richiamare l'attenzione dell'uomo sulla sedia a rotelle che si era ormai allontanato per parlare con un infermiere.
Dopo qualche colpo di tosse si voltò e mi sorrise gentilmente.
"Benvenuta al campo Mezzosangue, December, sono lieto di accoglierti qui, tua mamma mi ha parlato così tanto di te, non avevo dubbi fossi tu appena sei arrivata!"

Ora ero più confusa di prima, certo, capisco che dei capelli blu siano difficili da non notare, ma come conosceva mia mamma quell'uomo? Come mai mi aveva riconosciuta subito se mamma non era con me?
Mi stavo facendo troppe domande, dopotutto i sogni sono sogni, no? Bisogna lasciarli scorrere.

"Non stai sognando."
Mi disse una squillante voce dal lettino accanto al mio.
Sobbalzai piano, un ragazzino un po' più piccolo degli altri mi stava sorridendo un po' acciaccato, sembrava avere diverse ferite sul viso, sul petto e sulle braccia, eppure non sembrava turbato.
"Cosa?" Mormorai voltandomi meglio verso di lui, questa volta riuscendo a mettermi a sedere.
"Non stai sognando, December.
So che lo pensi, ma non è così.
Questa, d'ora in poi, sarà la tua realtà."

Risi piano e scelsi di non rispondere, mi accoccolai sul mio lettino e chiusi gli occhi ancora; stavo sognando.

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Mi risvegliai con un raggio di sole che mi colpiva in pieno viso, dio solo sa quanto odiavo questi risvegli.
Mi misi a sedere sul mio lettino, addentando un pezzo di torta che trovai sul mio comodino, non mi preoccupai del fatto che potesse non essere per me: stavo morendo di fame.
Seguii con lo sguardo un'ombra dietro alla tenda finché non mi comparse davanti: era Luke, il ragazzo di ieri.

"Piccola December, vedo che stai meglio, ti andrebbe un giro per il campo?" Mi domandò con lo stesso sorriso beffardo del giorno prima.
Annuii piano, pur non campendo di cosa stesse parlando.
La sua presenza era magnetica, sembrava quasi ipnotizzante.
Mi alzai e mi infilai le mie scarpe, che trovai ai piedi del letto.
Ero indolenzita, ma nulla che una breve camminata non potesse sistemare.

"Dunque, Luke, questo cosa dovrebbe essere?" Domandai guardandomi attorno un po' smarrita.
"Non un sogno, December.
E beh, il campo Mezzosangue, avrai modo per scoprire cosa significa, non è mio compito spiegartelo.
Ora andiamo a cercare Chirone, così il nostro tour sarà ben guidato."

Annuii nuovamente senza sapere minimamente di cosa parlasse.
Stavo iniziando a dubitare che mi sarei mai svegliata.
Forse ero morta? O forse era la realtà.

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