Quella notte non dormii molto, rimasi seduta in un angolino di quella che i ragazzi del campo chiamavano 'casa di Ermes'.
Era piena di ragazzi strani, sembravano un po' malandati, tranne pochi.
C'erano persone di tutti i generi, di tutte le nazionalità e di tutte le età, ognuno stava per i fatti suoi, stringendosi al petto i propri averi, chissà perché tutti temevano di lasciarli accanto a sé durante la notte.
Non mi sentivo a disagio lì, e ne rimasi sorpresa; solitamente stare in mezzo a così tanti ragazzi non era da me, non era mai successo ed ero certa non sarebbe mai più successo dopo quella notte.
Dovevo scoprire cos'era quel posto, che si era dimostrato essere la pura realtà, purtroppo.
Dovevo sapere cosa ci facevo lì.
Decisi di salire con passo felpato le scale, raggiungendo una delle poche camere con la porta chiusa con il nome 'Luke' inciso sul mogano, entrai senza bussare e mi avvicinai al letto del giovane biondo, sospirando appena, indecisa, prima di scuoterlo appena, facendogli aprire gli occhi di scatto.
"Qualcosa non va, December?"
"Ho delle domande."
"Alle tre del mattino?"
"Urgenti." Mormorai prima di fare un gesto che mi venne spontaneo; infilarmi sotto alle coperte con lui.
Non lo conoscevo, eppure non provai imbarazzo a farlo, e a lui non sembrava dar fastidio, magari ci era pure abituato, ad avere ragazze nel suo letto.
Si voltò verso di me, stendendosi su un fianco e puntellando il cuscino con il gomito, reggendosi il viso con il palmo della mano.
"Spara" disse con dolcezza, quasi come se non lo avessi svegliato nel bel mezzo della notte con uno scossone.
"Cosa diavolo è tutto ciò? Chi siete voi? Come mai sono qui? Chi.."
Mi interruppe con un "whoa whoa whoa, calma" al quale sorrisi appena prima di tornare seria, volevo davvero delle risposte concrete.
"Sei qui perché sei speciale, December.
Ora immagino troverai il tutto molto divertente, ma..hai presente tutti i miti greci, gli dei e queste cose qui?"
Annuii piano, conoscevo benissimo quel che riguardava gli dei, ne ero da sempre stata affascinata.
"Esistono ancora, gli dei, e tu sei figlia di uno di loro."
Scoppiai a ridere, spingendolo appena all'indietro, intimandogli di smettere di scherzare.
Notai solo in quel momento che Luke non indossava nient'altro se non un paio di boxer, il suo petto avevo qualche cicatrice qua e la, e trovai il tutto strano, ma cercai di non impicciarmi.
"Non scherzo, io sono figlio di Ermes, dio del furto, messaggero degli dei e dio capo della casa custode degli indeterminati.
Sai, non tutti i figli degli dei sanno chi è il loro genitore immortale, alcuni lo scoprono subito, alcuni più tardi e altri muoiono senza saperlo.
Tutti questi 'indeterminati', o meglio 'figli di nessuno' vivono nella casa di Ermes fino a che non scoprono, se lo scoprono, chi è il loro genitore immortale."
Lo guardai perplessa, non mi sembrava divertito, non mentiva.
"E come..come si fa a capire chi è il tuo genitore immortale?" Domandai sentendomi sciocca, non sapevo nulla di quel che mi stava accadendo.
Prima di potermi rispondere, Luke sobbalzò appena prima di sorridere sghembo, cosa c'era di tanto sulla mia testa?
"Non pensavo sarebbe successo così velocemente."
Disse prima di alzarsi, lasciandomi ben poco all'immaginazione.
Si diresse verso il corridoio, intimandomi di seguirlo.
Mi indicò una porta sulla quale comparve il mio nome come per magia, ora, su una porta lilla c'era 'December' inciso.
Mi voltai e trovai uno specchio davanti a me, avevo un elmo alato sul capo, e lì capii, ero stata determinata da mio padre, Ermes.
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He bad.
FanfictionIl suo sguardo incute terrore a chiunque lo incroci, Cameron Dallas è il ragazzo più inquietante che io abbia mai conosciuto, decisamente. Non posso fare a meno di sentire il suo sguardo pesante su di me. Non posso fare a me di sentire la sua oppres...