Di sera, chiuso in camera mia sotto le coperte, solo.
Sto ascoltando buona musica, finché un rumore mi fa sobbalzare. Riascolto il brano per controllare se questo colpo era presente; avevo il volume delle cuffie alto, ma niente.
A quel punto le tolgo e drizzo le orecchie. Quel suono si ripete. Prendendomi un po' di coraggio scendo, ma le luci non si accendono.
"Cazzo, brutta cosa".
Guardo dalla finestra, e noto che diluvia.
"Probabilmente sarà saltala la corrente e ha fatto quel trambusto. Spero."
Scendo le scale, usando la torcia del cellulare, e mi aggiro alla ricerca della centralina. A quel punto sento quell'odioso suono di avviso che il cellulare si sta spegnendo.
"Ci mancava solo questa"
Mi guardo in giro per cercare un altra torcia, finché non vedo una figura umana. Il cuore inizia ad aumentare il battito, trattengo il respiro, e in quella frazione di secondo i miei muscoli si tendono, slanciandomi all'indietro. Cerco di urlare, ma esce solo un gemito. in quell'istante torna la luce; era solo l'ombra di un cartello che stava fuori casa, e il lampione lo stava illuminando.
A quel punto mi riprendo, urlando un forte "FANCULO!" verso quello schifoso cartello.
Poi realizzo.
"Aspetta, ma era andata via la corrente facendo un gran suono, come caz-"
Un dolore lancinante nella schiena blocca i miei pensieri, il cellulare mi cade dalle mani, vedo un lago di sangue che si sta formando sotto i miei piedi. Non riesco a pensare o a dire una parola.
Sono con la bocca spalancata. Sento l'arma estratta dalla spalla. Mi volto, trovandomi davanti lui.
Ha una faccia deformata, piena di tagli e segni di lotte a pugni, con un sorriso maniacale stampato.
Senza esitare, tira un altro colpo, questa volta sul petto: il respiro mi manca, sento che ormai è finita, che quel dolore lancinante sarebbe cessato.
L'uomo mi appoggia a terra, con grazia, facendomi un segno di silenzio
Non riesco a capire e neanche a ragionare. L'unica cosa che capisco è la sua espressione, che man mano si sbiadiva. Poco prima che il buio mi avvolga, lui mi tira un ultimo colpo, dritto nel cuore.
Si fa buio, non so dove mi trovo, finché non ritrovo lui. Era lì, su una sedia illuminata, a fissarmi.
Dalla rabbia corro verso di lui, ma quando lo prendo, il mio braccio si dissolve in una polvere nera, per poi ricomporsi.
Disperato urlo:
"PERCHÉ MI HAI FATTO QUESTO?! PERCHÉ?!"
La sua unica risposta fu:
"Paura"
"Cosa?!"
"È stata la tua stessa paura ad ucciderti. Io sono la paura di ogni uomo e donna di questo mondo. Loro hanno il terrore di me. Loro mi immaginano in diversi modi, chi come un mostro, chi come un uomo, come te."
"Che cosa mi significa ciò?!"
"Sono state le tue stesse paure a ucciderti, Jake"
"Aspetta... Come sai il mio nome?"
"Ancora non hai capito? Io sono sempre vissuto nelle parti più cupe e pazze del tuo cervello, e crescevo, fino a riuscire ad ucciderti."
"E perché mi hai ucciso?"
"Perché la paura si diffonda; tutte le volte che penseranno a te, penseranno a quel coltello che ti ha colpito tre volte, alle cose orribili che potresti aver visto. Tutto ciò mi farà crescere nelle teste delle persone, fino a quando la paura non avrà governato la terra".
E tu, non hai paura di niente?