27.

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Il telefono squilla. Corro a prenderlo, pensando che potrebbe essere papà che viene a salvarmi dalla casa di Myrlie e mi dice tutto di questa Elizabeth, e magari andrebbe tutto a posto. Mamma smetterebbe di piangere, Elizabeth sarebbe soltanto un'amica di infanzia e tutto andrebbe bene.

Raggiungo il telefono. "Oh, Elizabeth!", la persona dall'altra parte piange. Non è mio padre. E' mamma.

"Mamma? Sono Bethany. Non Elizabeth."

"Oh, Elizabeth, che stupida sei! Per caso questo è uno dei tuoi tanti nomignoli? Ascolta, Elizabeth, ti ho chiamata per dirti addio."

"Mamma? Non sono Elizabeth. Sono Bethany. Di che cosa stai parlando?"

"Elizabeth! So che sei un po' assuefatta dalle medicine che ti stanno dando in ospedale. Fin dall'incidente, sapevo esattamente cosa sarebbe successo."

"Mamma, per favore, mi spaventi così...", prego. Ma mamma non ascolta.

"Volevo dirti addio, dirti che ti ho voluto bene, anche se non sei più la stessa, e che starai di nuovo con noi non appena sarai...morta".

"Mamma? Sei tu? Mamma, per favore! Dimmi di che cosa stai parlando!", le dico, in lacrime.

"Abbiamo conservato qualcuna delle tue cellule, e faremo una copia esatta di te. Ce ne sono rimaste poche, quindi la prossima sarà anche l'ultima. Sarà come se non fosse mai successo, Lizzy!", la sua voce trabocca di gioia.

Pausa di silenzio. "Cosa intendi dire..?" Sussurro io spiazzata.

"Oh, Elizabeth, vivrai un'altra volta, e sarai esattamente la stessa. Anche mamma e papà. Il tuo tredicesimo compleanno è arrivato, e morirai stanotte, come tutte le altre. Ti voglio tanto bene, tesoro mio. Myrlie ti darà il veleno, quindi potremo procedere." Allora riaggancia, lasciandomi ad ascoltare soltanto un monotono "bip".

Il mio cuore inizia a battere fin troppo veloce. Sento i passi di Myrlie. Corro fuori dalla cucina e vado fuori. E' allora che mi accorgo che lo zerbino è scomparso. Scritto con un gessetto, tutto in maiuscolo, c'è: "BETHANY: città della resurrezione." E poi, "CLONAZIONE"

La sensazione immediatamente successiva è un dolore penetrante, come un proiettile d'argento nel cervello.

...

"Oh, com'è bella! Come la chiamerete?", dice l'infermiera.

"Non so. Questa mi sembra quella buona... Forse Elizabeth".

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