E forse non riuscivo a capire che quello che provavo non era sempre ricambiato.
Forse di quei tempi non capivo. Non capivo affatto.Ma non era un peccato mortale no? La maggior parte delle volte qualunque cosa ti illude, un sorriso, uno sguardo o anche una semplice mano che ti sfiora per sbaglio.
E nel maggiore dei casi sei sempre tu quello che resta fottuto! Ma cosa potevo saperne io? Ero giovane, giovane e inesperto.
La lezione ormai cominciata da una mezz'ora, sembrava non interessare al resto della classe, c'era chi giocherellava con le palline di carta, c'era chi scarabocchiava sul banco, chi parlava, chi brontolava, chi sbuffava e poi c'era Harry attento a ogni parola della professoressa, perché per lui la letteratura era come una dolce melodia, risuonava alle sue orecchie come niente era mai suonato più dolce.
E ripensò all'episodio di stamattina il riccio, un po' triste e pensieroso mentre la professoressa parlava di Oscar Wilde, grande poeta e scrittore.
Pensò a come avesse reagito quella mattina, davvero troppo incavolato e a come il signorino Tomlinson non lo avesse degnato di un solo sguardo.
E non seppe spiegarsi cosa gli avesse dato più fastidio. Se i suoi vestiti bagnati o il fatto che Louis lo avesse ignorato spudoratamente ma se non altro cosa poteva importargli di quel ragazzino viziato?
Tomlinson non aveva mai mostrato interesse per lui, nonostante Harry fosse entrato nella sua squadra di calcio; entrato poi era una parola grossa! Si limitava a raccattare le palle per avere un voto quantomeno decente in educazione fisica.
«Fare della propria vita un'opera d'arte.» Se ne uscì la stessa professoressa tentando di attirare l'attenzione della classe, riuscendo però ad ottenere l'attenzione di un solo alunno, Harry stesso.
Quando però nell'aula un Tomlinson tutto sorridente ne fece capolino, Harry si sentì scombussolato, prima l'incontro drastico di stamattina e ora la condivisione di un'ora che poi Harry mai lo aveva visto da quelle parti a quell'ora.
Forse Tomlinson che di bocciature ne aveva a bizzeffe aveva voluto cambiare la sua ora di economia con quella di letteratura, pensò il riccio.
Ma poi si ritrovò a pensare che stalkerare l'orario dei suoi compagni non era un buon modo per farsi degli amici. Quando lo stesso ragazzo di stamattina accolto dalla professoressa con poca gentilezza si avvicinò a Harry quello quasi non potette crederci, poi guardandosi intorno notò di essere l'unico della classe a stare da solo, nonché l'unico ad avere un posto libero.
L'altro allora senza troppi complimenti né indugi, occupò il posto accanto al riccio. Si poggiò un po' al banco e guardò ancora la professoressa con aria di sfida.
«Iniziamo male, male, quest'anno Tomlinson.» Indugiò la donna. «Non mi sembra carino presentarsi a quest'ora.» Continuò la donna munita di pazienza.
«Se non altro..» Se ne uscì la stessa. «Mi sembra che sia stato lei a cambiare la sua ora di economia con questa, o sbaglio?» Domandò retoricamente.
«Non sbaglia, infatti.» Louis posizionò le sue mani dietro la nuca, stendendo un po' le gambe per poi volgere uno sguardo strafottente all'insegnate.
«Bene.» Disse la donna sedendosi. «Bene.» Continuò. «Lei sa dirci qualcosa di Oscar Wilde?» chiese allora tentando di mettere in difficoltà il ragazzo.
Louis infatti non era ben visto a scuola, aveva ripetuto il quinto anno tre volte e niente lo scollava da quella classe, da quel posto, forse perché si era ambientato bene. Tutti conoscevano Louis, tutti quanti.
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I'll take a photo of you - Remember the 24-12-91. || Larry Stylinson.
FanficTi scatterò una foto ogni volta che sorridi. Ti scatterò una foto ogni volta che mi guardi. Ti scatterò una foto ogni volta che il tuo sguardo incontrerà il mio. E per ogni foto nel mio cuore nascerà un ricordo. Ricordo ancora: il dolore, la rabbia...