Il Bacio {CAPITOLO 4}

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Roth arriva mezz'ora,10 minuti e 24 secondi dopo l'accaduto.
Sento risuonare il campanello collegato alla porta d'ingresso tramite una cordicella, e butto a terra le coperte che ho usato fino ad ora per nascondermi. O per nascondere ciò che avrei potuto vedere.
Mi precipito giù dalle scale, nel buio più assoluto, lasciando cadere l'orologio per terra. Clicco ancora una volta sull'interruttore della luce ma non si accende. Maledizione a me e alle persiane arrugginite.
Mi rifugio tra le braccia di Roth, facendolo trasalire.
Sento il suo respiro contro la spalla mentre sussurro "Finalmente."
Probabilmente mi vergognerò del mio gesto, decisamente strano e imprevedibile, ma ora sto così bene tra le sue braccia, sono così serena, che dimentico tutto.
Roth è la mia cura personale.
"Layla.." lo sento dire, con un tono basso e rauco "Cos'è successo?"
Per un istante sono tentata di raccontargli tutto: i passi sinistri, la mia inquietante visione e il fatto che sia sparita così com'è arrivata.
Ma poi mi cucio la bocca e stringo più forte Roth "Sono solo contenta che tu sia arrivato."
Se sospetta qualcosa, non sembra.
Mi da un bacio sulla fronte e si scioglie delicatamente dal mio abbraccio.
"Come mai ci sono tutte le luci spente?"
Nel buio guardo i suoi occhi ambrati, mentre medito su una risposta convincente.
Alla fine, riesco solo a replicare "Umh...si è rotto qualcosa, credo. Gli interruttori non funzionano."
Lui fa un passo indietro e sorride.
Riesco a vedere il bianco dei denti che brilla nell'oscurità.
"Adoro il buio." dice, ancora una volta a voce bassa.
Mento "Anch'io."
Lui mi si avvicina e mi prende per mano "Vediamo se è la verità."
Le mie pulsazioni aumentano "In che senso?"
Non riesco a vederlo, ma la sua stretta mi rassicura.
"Nel senso.." risponde "Che ti sfido."
Mi inumidisco le labbra,improvvisamente secche come il deserto "Che tipo di sfida?"
Lui si gira verso di me, e in quel momento è vicinissimo, tanto che riesco a vedere perfettamente la sua espressione canzonatoria e provocatoria.
"Hai 10 minuti. Devi..andare in soffitta e rimanerci per tutto quel tempo."
In quel momento smetto di respirare.
"C-cosa?" sussurro, incredula "Come sai che abbiamo una soffitta?"
Lui ride leggermente e risponde "Me l'hai appena detto."
Mi acciglio e dichiaro "Non ho intenzione di andare in soffitta."
L'ultima volta che ci sono stata stavo morendo dalla paura.
Lui mi lascia la mano "Ti saluto. È stato un piac..."
"OKAY!" urlo "Ci vado. E ci resto. 10 minuti. Cosa vuoi che siano..."
Non voglio assolutamente che tu te ne vada.
Lui mi regala un sorrisetto "Sapevo che l'avresti detto."
Sbuffo e lui riallaccia le dita alle mie.
Poi si stacca.
"Vai." dice, dandomi un altro bacio sulla fronte.
Salgo le scale. Salgo l'altro piano. Ne salgo un altro ancora.
Raggiungo la porta infestata da ragnatele e per poco non faccio un salto indietro. Ricordo la prima volta che ci sono andata.
Entro. Il soffitto è così basso che mi sfiora la testa. Mi guardo intorno, strizzando gli occhi, ma non vedo altro che l'oscurità più assoluta.
Mi viene da piangere. Il buio mi ricorda il vuoto che provo da quando i miei genitori sono morti.
La sensazione di impotenza è devastante.
Poi, nell'oscurità vedo due palline rosse brillanti. No..sono..occhi. Occhi che mi scrutano curiosi. Emanano una debole luce, che si riflette sugli scaffali impolverati della soffitta, pieni di libri impilati.
Sento una risata bassa, rauca. Ride di me e della mia sensazione spiacevole. Mi precipito fuori e prometto che non entrerò mai più.
Invece sto entrando ancora. Esattamente un anno dopo.
Non c'è luce ma i miei piedi producono un suono vecchio come il mondo, quando calpestano le piastrelle di legno vecchie e sporche.
I libri sono in ordine, o almeno sembra quando passo la mano sulla copertina. Ora si che ho le mani impolverate.
Sono più tranquilla di un anno fa, forse grazie alla presenza di Roth.
Anche se sento un'inquietudine che mi è stranamente famigliare.
Mi siedo a terra e aspetto.
Un'eternità dopo, sento un colpetto sulla spalla "Bella Addormentata? Sei sveglia?"
Mi stropiccio gli occhi. Non ho dormito, mi sono semplicemente accasciata al suolo e ho chiuso le palpebre.
Mi alzo, cercando di levare la polvere dai leggins "Che sfida orribile. Vedi? Non ho avuto paura."
Lui sorride e mi afferra il braccio.
Mi tira a sé.
Il suo petto e il mio coincidono perfettamente.
Il mio respiro accelera, mentre il suo è regolare. Non..non sente questo legame?
"Hai paura?" mormora, piantando le pupille nelle mie.
Non trovo le parole. È come se qualcuno me le avesse cucite con ago e filo alle labbra, costringendole a non uscire.
"Perché dovrei aver paura di te?" sussurro, con la gola secca.
Lui non risponde. Mi guarda ancora un istante e poi dice qualcosa di incomprensibile. Mi sembra una lingua antica, come il latino o il greco.
Poi, mi bacia. E i miei dubbi, la perdita dei miei genitori, il vuoto, e le mie paure... svaniscono. Come se non fossero mai esistiti.





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