Verità e Sogni{Capitolo 10}

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Sbatto le ciglia, confusa. Sono..in camera mia? Non c'è dubbio; alle pareti sono appesi i miei poster, il mio armadio bianco è immobile e il mio letto mi sta invitando a stendermi su di lui.
Come diavolo sono finita qui?
Due secondi prima ero in quel complesso residenziale, sono stata quasi vittima di uno stupro, ho visto due ragazzi morire e...un uomo ucciderli, a sangue freddo, entrambi in un colpo solo. Ma come diavolo sono finita qui, in camera mia? Mi ci ha portata lui quando sono, che ne so, svenuta? Dopo gli orrori che ho visto, non mi stupirei se fossi svenuta.
Mi siedo sul letto e mi porto la testa tra le mani, cercando di capirci qualcosa. Quando abbasso il braccio destro, urto un oggetto sul mio letto. Mi volto. C'è un libro scuro, piuttosto grande. Lo afferro e leggo il titolo: "Subconscio e 'vuoti di memoria' di Stefany Shepard."
Porto il volume al petto e, d'un tratto, vorrei piangere. Il cuore batte come un tamburo, e con la mente rincorro qualcosa che non riesco a raggiungere.
Sono felice di averlo, contenta che qualcuno me l'abbia lasciato lì, ma non capisco né come né perché l'abbia fatto. Nemmeno chi, francamente. La mia vocina interiore sospetta che sia stato lui, l'uomo che mi ha salvata. Ma è impossibile: non lo conosco e, soprattutto, non può sapere i miei pensieri né il perché sia uscita di casa stasera. Amareggiata, sprofondo nel materasso. Senza nemmeno svestirmi, mi rintano sotto le coperte e mi stringo il libro al petto. Mi sento al sicuro con quel volume in mano. I libri sono, e saranno sempre, la mia ancora di salvezza. Prima di addormentarmi, però, non posso fare a meno di pensare all'urlo incessante e disumano della Voce quando il mio salvatore ha schioccato le dita. E al fatto che sembri sparita.
~~~~~~~~~~~
Mi sveglio in un tunnel. So di esserci per due motivi: è tutto buio, il freddo mi fa rabbrividire, e vedo una luce in lontananza. È accecante in questa oscuritá.
All'improvviso sento un' eco. Sembra la voce di una persona. Proviene da...me? Sono io che sto gridando?
Mi stringo le braccia al petto e mi costringo a smettere. Ci sarà sicuramente un motivo logico del perché io mi trovi qui...
"Ehi."
Sussulto ed indietreggio di qualche passo.
Di fronte a me c'è il mio Salvatore.
Lui mi sorride, un sorriso obliquo e velato di una sottile malizia. È davvero perfetto.
Si schiarisce rumorosamente la voce. "Siediti." mormora. "Ti avevo promesso che avremmo parlato e sto mantenendo la promessa."
Sollevata per chissà quale motivo, scivolo con la schiena contro il muro e mi porto le ginocchia al mento.
Sto tremando di freddo. Non faccio in tempo a formulare il pensiero che vorrei qualcosa di caldo che..una coperta di lana mi cade addosso. Sgrano gli occhi, decisamente sorpresa. Ai miei occhi questa sembra una vera e propria..magia.
Fisso il mio Salvatore, e noto che pure lui mi sta guardando.
Incrocia le braccia al petto "È un sogno. Possiamo fare e dirci qualunque cosa vogliamo. Nessuno ci sentirà."
Mi raddrizzo, stranita. Come può essere un sogno se sono consapevole del fatto di essere..qui? Non ha alcun senso.
"Non ti credo." dico, per nulla convinta "E poi non ti conosco..."
"Sono Roth." risponde prontamente "Ma sono abbastanza sicuro di essermi già presentato."
Sorride di nuovo. Il mio stomaco sta facendo capriole di ogni tipo.
"Prova." riprende "Desidera qualcosa e vedrai che apparirà."
Incerta, mi mordo le labbra. Poi nella mia mente si forma l'immagine di un libro, quello che avevo trovato sul letto e che mi avrebbe aiutata a capire cosa c'è che non va in me.
Ed esso appare. Qui, tra le mie mani. Sento la copertina ruvida a contatto con la mia pelle e, abbassando lo sguardo, vedo che è proprio il libro che ho desiderato.
"Q-quindi.." balbetto, sconvolta "Posso fare comparire ciò che voglio?"
Roth inclina la testa ed inarca un sopracciglio. Ho sempre voluto saperlo fare anch'io, senza mai riuscirci.
"Puoi anche far sparire ciò che vuoi." mormora, piantando le pupille nelle mie.
In quell'istante la gola si secca e la vista mi si appanna. Un fulmine mi squarcia il petto. Non riesco nemmeno a respirare!
Sto per gridare a Roth di aiutarmi, di fare qualcosa, ma iniziano a scorrermi delle immagini davanti agli occhi. Sembrano video, ricordi non sbiaditi. Vedo me stessa in libreria. Mi accorgo che c'è anche Roth. Mi sta sorridendo e dicendo qualcosa, mentre io scuoto la testa e corro da Vince. Quando mi volto per parlargli di nuovo, lui è sparito.
I ricordi si fanno sempre più sbiaditi, mentre il mio cuore batte forte. Non riesco a capire ciò che stia succedendo e questo mi sta uccidendo. Conosco già Roth? E perché non me lo ricordo?
All'improvviso vengo riportata indietro nel tempo. Sono sull'autobus, che uso tutte le mattine per andare a scuola, e c'è anche Roth. Posso vedere i suoi occhi ambrati brillare come gemme e il suo respiro sulla guancia, mentre mi sussurra "Aspettami in biblioteca."
Infine, la scena cambia. Ci siamo io e lui, in una soffitta polverosa. La mia soffitta! Siamo al buio ma percepisco distintamente la sua presenza. Si avvicina sempre di più, fino a non lasciare nemmeno un millimetro tra noi, e mi bacia. Il bacio dura un'eternità, una stupenda eternità, durante la quale la mia felpa finisce a terra. Ma, poi, Roth si scosta da me.
La scena cambia di nuovo. Ci sono io, che mi guardo intorno, in soffitta. Sono confusa e, quando esco sbattendomi la porta alle spalle, afferro il libro che si trova per terra.
È la Metamorfosi di Kafka.
In quel momento il tempo si ferma.
Sbatto più volte le palpebre, accorgendomi di essere ancora nel tunnel. Roth mi sta guardando, con un lieve sorriso sulle labbra incredibilmente carnose. Che ho baciato. Io l'ho baciato! Lo conosco, anche se non lo rammento.
"Perché non mi ricordo di te?" bisbiglio, incrociando il suo sguardo. Provo un'attrazione devastante per lui, un'attrazione che non ho mai provato prima. Mi spaventa.
Lui mi accarezza le guance "Ti ho fatto dimenticare la nostra conoscenza."
"E per quale motivo?" mormoro, mentre mille farfalle si agitano nello stomaco. Lui mi appoggia il mento sulla testa, stringendo i denti. Sembra che abbia paura di ciò che sta per dire. Sembra che abbia paura che io scappi via a gambe levate.
"Perché sono il tuo Incubo. E devo ucciderti."

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