Voci{Capitolo 7}

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Il giorno dopo, a scuola, mi nascondo dietro l'armadietto. È da tutta la notte che penso a come diavolo sia stato possibile quello che è accaduto.
Non è una cosa normale. Un IPod non può far ascoltare canzoni che non contiene. Non è possibile.
E poi quella canzone era... macabra. Malinconica. Triste. Un urlo di aiuto.
Non l'avevo mai ascoltata in vita mia né la conoscevo.
Persa nei miei pensieri, non mi rendo conto dello spostamento d'aria e nemmeno della mano che mi si posa sulla spalla.
Mi volto, leggermente sorpresa. Non ho amiche al liceo. O meglio, le avevo. Da quando i miei genitori sono morti nessuno mi rivolge più la parola. Da due anni parlo solo con me stessa, con i libri oppure con Vince o Nathalie.
Il ragazzo che mi ha toccato sorride e mostra una dentatura pressoché perfetta. È biondo, con luminosi occhi celesti e sembra che mi stia fissando. Me. Sembra che stia guardando me.
Aggrotto le sopracciglia "Mhh...ciao?"
Mhh..ciao? Sei seria Layla?
Il ragazzo si avvicina e con una mano mi chiude l'armadietto. Sono troppo sconvolta per replicare.
Infine si appoggia con il fianco al muro e socchiude gli occhi incredibilmente azzurri "Piacere, sono Jack."
Stringo la bretella dello zaino "Ci conosciamo?"
Lui prorompe in una risata "No. Sono venuto a presentarsi apposta."
Mi allontano di un passo "Beh..io devo andare. Ci vediamo."
Ma Jack mi afferra il braccio e sgrana gli occhi "Voglio chiederti una cosa."
Ha uno sguardo spaventato, come se dalla mia risposta dipendesse la sua vita.
"S-si. Dim-mi." balbetto, intimorita.
La sua mano si stringe ancora di più attorno al mio braccio e poi scivola sul polso "Li senti anche tu?"
Con uno strattone, libero il mio povero arto. Ha stretto così tanto la presa che penso mi abbia lasciato un livido.
"Sento cosa?" rispondo, spazientita.
Lui lascia cadere le braccia lungo i fianchi "Le voci. So che le senti."
Scoppio in una risata incredula "Se mi stai prendendo in giro puoi anche tornare dai tuoi amichetti..non ci casco..."
Ma Jack mi afferra per le spalle e mi scuote. C'è qualcosa di inquietante nel modo in cui compie l'azione e soprattutto nella luce che gli illumina gli occhi. È violenta. Assetata.
Per poco non retrocedo.
"Tutte le notti le sento. Minacciano di uccidermi. Dicono di essere il mio incubo personale. E mi hanno detto che anche tu le senti." dice tutto di un fiato, arrivando senza respiro all'ultima parola.
Mi viene da piangere. Quello che sta dicendo non ha senso, e probabilmente mi trovo di fronte ad un malato psicotico, ma mi riporta alla mente la canzone della notte scorsa. La mia pelle inizia a fremere ed io non credo di riuscire a trattenermi a lungo.
Jack mi stritola le spalle e sorride. È un sorriso colpevole, storto e calcolatore. Un attimo dopo urla "Aiutami,cazzo! Non ne posso più!"
"AIUTO!" grido "AIUTO!"
Un professore mi strappa dalle grinfie di Jack e lo porta in presidenza.
Viene trasportato da 3 professori, perché continua a lottare e dimenarsi.
"Devo parlarle! Può salvarmi!"
Indietreggio sempre di più, fino a quando corro fuori da scuola, e inizio a piangere ininterrottamente.
Mi siedo sugli scalini d'entrata e cerco un fazzoletto nella borsa.
Mi gira la testa e il cuore minaccia di cedere. Mi strofino gli occhi e, in quel preciso istante, sento una voce.
Una voce nella mia testa.
Una voce sinistra, lieve, piagnucolosa, amareggiata, che dice le stesse parole di una strofa della canzone, stavolta pronunciando il mio nome.
È un incubo, Layla. Hai la chiave. Liberaci!










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