CAPITOLO 5
Quando mi svegliai quella mattina mi sentì il cuore più leggero e la testa meno pesante.
Era una sensazione strana per me, sempre con la mente piena di domande e il cuore pieno di macigni che lo rendevano soggetto a esplodere da un momento ad un altro.
Poche volte nella mia breve vita avevo provato questa sensazione, era come una novità. Un po’,però, mi mancava quel casino che avevo, sarebbe tornato e lo avrei accolto a braccia aperte.
Scendendo giù e facendo colazione, la mia giornata si rallegrò maggiormente con i pancake di Eliot.
Salutai Jem e Clara con un bacio sulla guancia e uscì seguita da Logan, alla macchina.
-“Oggi sei strana”- Commentò.
Alzai le spalle con noncuranza.
-“Forse le punizioni ti fanno l’effetto contrario”- Disse salendo in auto con tono sarcastico.
-“Non ricordarmi che devo rimanere per un paio d’ore con quel rattuso, per favore”- Mormorai,allacciandomi la cintura mentre lui partiva.
-“Opss”-
Gli diedi un piccolo schiaffo sul braccio. –“Non scherzare! Dovrebbe scopare un po’, invece di fare sparate in classe, dove io sono sempre coinvolta.”-
-“Non sei felice di essere la preferita del prof?”- Mi lanciò un sorrisetto.
-“Logan, se fai un'altra battuta ti ammacco la macchina”-
-“Okey, okey, scusa, scusa sorellinaa”- Sorrisi al piccolo soprannome.
La giornata passò velocemente e quella spensieratezza non passò finchè, dopo aver pranzato alla mensa, mi ritrovai davanti alla scritta “AULA DETENZIONE”.
Entrando mi ritrovai gli occhi di tutti puntati contro, non era una novità. Il signor Gordon mi guardò con un sorrisetto sulle labbra, in risposta ebbe solo un cenno.
Mi sedetti all’ultimo banco, speranzosa che quelle ore potessero passare in fretta.
Ho sempre pensato che le punizioni non servissero a niente.
Seduta al banco tracciavo i contorni del legno, il professore mi rimproverò, la mia noia e io suoi occhi stanchi mi fecero sedere composta al banco ascoltando quello che aveva da dire.
-“Anderson e Davis puliranno le lavagne di tutte le aule dell’istituto, Jackson andrà a sistemare la palestra e Parker resterà qui ad aiutarmi”-
Il ragazzo che aveva chiamato l’insegnate insieme al mio nome si parò davanti ai miei occhi. Era Blake.
-“Che dici bella addormentata, vogliamo andare?”-
Annui in risposta, alzandomi, arrivando fino alla porta dietro Blake, quando l’uomo seduto sulla sedia mi chiamò. –“Sperò tu non sia allergica alla polvere”-
-“Non si preoccupi”- Dissi, denti stretti e pugni sui fianchi.
Quando uscì dall’aula vidi il ragazzo che doveva stare con me per le prossime ore sorridere alla mia faccia distrutta. –“Ti torturerà fino a quando non cadrai”-
-“Peccato io sia una tipa difficile da far cadere”-
-“Dovrai subirtelo allora”- Alzò le spalle, girandosi subito dopo.
-“Dove vai?”- Lui indicò una piccola porta con scritto “ripostiglio”con il mento.
La aprì e prese stracci e un secchio. –“Sei stato mandato tante volte in punizione se conosci anche dove si trovano le pezze, eh?”-
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ARTCROSS
Romance-"Ci rincontriamo bellezza."- Sussurrò. -"Sai quella nuova ? Non sembri una appena uscita dal riformatorio."- -"Le persone non sono mai quello che sembrano."- -"Come ti chiami ?"- -"Art"- -"Cosa hai fatto per andare in riformatorio?"- Lo guardai...