"Ci costruiamo muri per proteggerci e un giorno quegli stessi muri diventano una prigione, la nostra prigione." — Massimo Bisotti.
Il dottor Debshire mi ha riferito che dovrò rimanere ancora qualche giorno in ospedale, a causa del mio peggioramente fisico avvenuto nella notte.
《 Ma per quando tempo dovrò restare? 》Chiesi con voce tra triste e disperata.
《 Finché la febbre non lascerà il tuo corpo insieme agli altri sintomi. Gwendolyn, lo sai, non possiamo mandarti a casa dopo ciò che hai passato, faremo degli accertamenti e, sperando in tuoi miglioramenti, vedremo se questo fine settimana potrai passarlo a casa 》
Il dottore ha ragione, ho passato una notte troppo movimentata tra febbre alta, dolori laceranti all'addome e vomito. Credo di aver tirato fuori dal mio corpo anche l'anima, ma adesso sto bene, e ho una voglia matta di uscire fuori a prendere una boccata d'aria, ma non posso... ho ancora decimi di febbre che potrebbero aumentare da un momento all'altro.
La porta della stanza d'ospedale si apre.
《 Gwen, tesoro 》È mia madre, quant'è stanca... i suoi occhi hanno perso quella luce penetrante di sempre.
《 Ti ho portato la colazione. L'hanno preparata qui 》
《 Grazie mamma 》dico, mentre appoggia sulle mie gambe il vassoio con sopra la strana zuppa color verde. Inizio a mangiare senza fare obiezioni. Si siede accanto a me sul lettino.
《 Perché non riposi un po'? Non hai dormito granché stanotte 》Dice mentre mi districa dolcemente i capelli con le mani.
《 Se è per questo dovresti riposare anche tu, e papà 》
《 Io sto benissimo tesoro. I dottori verrano tra qualche ora a visitarti, ti conviene dormire un po' adesso 》
《 Castiel mi ha detto che sarebbe passato prima di andare a scuola... 》
Mia madre sorride e guarda l'ora sul suo orologio da polso, le sta anche largo. Io ho terminato il mio pasto.
《 Allora immagino che debba arrivare a momenti se vuole fare presto. Vado a vedere se è qui, mentre porto via il piatto. 》
《 Va bene mamma, grazie. 》Le passo il vassoio ed esce, mostrandomi uno dei suoi sorrisi, fuori dalla stanza.
Non mi ero accorta che qualcuno avesse messo i fiori portatomi da Rosalya, Armin, Alexy, Lysandro, Kentin e Melody in un bellissimo vaso color ocra con disegnato un gatto nero che gioca con un gomitolo di lana rosa, poggiato sul piccolo frigobar sistemato nell'angolino accanto alla porta bianca, come il resto della stanza tristemente decorata e, se non fosse per i fiori, assolutamente spoglia.
Prendo il mio cellulare per vedere se è arrivato qualche messaggio da parte di Castiel... nulla.
Se avesse deciso di non venire mi avrebbe sicuramente avvertito. Decido di aspettare altri quattro minuti, il tempo che impiego di solito nell'andare in bagno negli ospedali.
Mi alzo a fatica, sono molto debole, ed inoltre devo portarmi dietro una feblo che continua ad iniettarmi un liquido a me sconosciuto. Percorro la distanza dal letto alla porta senza troppa difficoltà, vesita con una specie di divisa per le operazioni, ma molto più coprente, addosso, pulita e senza germi. Esco dalla porta e vengo subito assalita da una infermiera che ricordo di aver già visto nella notte passata.
《 Signorina Rossi! Dove deve andare? 》Sul cartellino appesso alla sua divisa rosa appare scritto il nome di Samantha, è alta ed asciutta, ha gli occhi color prato in primavera e i capelli mogano legati in una coda alta. Nonostante il colore così particolare dei suoi occhi, la prima cosa che noti in lei sono i suoi lineamenti così singolari, ha il volto che sembra quasi levigato, con il mento posizionato fin troppo in basso, rendendo l'insieme troppo confusionale.
《 Volevo andare in bagno》rispondo.
《 Deve sempre chiedere aiuto, si può sentire male da un momento all'altro, soprattutto adesso che ha ancora la febbre. 》Dice toccandomi le tempie.《 Venga, la accompagno. 》
《 Riesco anche da sola, veramente, oggi mi sento molto meglio. 》
《 Il dottor. Debshire l'ha già visitata? 》
《 No 》Rispondo.
《 Ha mangiato qualcosa? 》
《 Sì 》
《 E cosa? 》
《 La prego, ho veramente urgenza del bagno. 》
《 La aspetto fuori, ma voglio accompagnarla. 》
《 Va bene 》
Attraversiamo un corridoio non troppo lungo ed arriviamo subito davanti il bagno delle donne. Non capisco l'esigenza di accompagnarmi, dato che i corridoi sono pieni di pazienti e medici.
《 Se ha bisogno di aiuto, chiami pure, io sono qui fuori 》
《 Okay, grazie 》Dico chiudendomi la porta alle spalle.
Dopo essere andata al bagno lego i miei capelli in una coda laterale per dargli almeno un po' di contegno. Non sopporto i capelli mossi per questo; non saranno mai in ordine senza piastra, schiuma o qualunque tipo di arriccia capelli esistente al mondo. Mi getto un po' d'acqua sul volto per migliorare il mio aspetto cadaverico ed esco.
L'infermiera Samantha è ancora lì, proprio dove l'ho lasciata.
《 Ha finito? Tutto bene? 》
《 Sì e sì 》
《 Perfetto. La riaccompagno in camera, mi dia la flebo. 》
Porta la flebo al mio posto come ha già fatto prima e in meno di venti secondi siamo davanti la porta della mia stanza ospedaliera.
《 Il dottore non verrà a rivisitarla prima delle dieci, a lei è stata affidata l'infermiera Alice Daglas, deve montare tra qualche minuto, chieda a lei per ogni cosa. 》
《 D'accordo, la ringrazio 》
Guardo l'orologio appeso sulla parete adiacente, le 7:45, l'infermiera mi ha fatto perdere tantissimo tempo. Rientro in camera e Castiel è lì, seduto sul letto.
Si accorge subito della mia presenza e corre a sorreggermi e prendere la flebo al mio posto.
《 Non portare mai il telefono con te mi raccomando, mi hai fatto prendere un colpo. 》Mi rimprovera baciandomi ripetutamente la tempia destra.
《 Ero a fare pipì 》
《 E io che ne potevo sapere?! Sono arrivato cinque minuti fa convinto che fossi in camera e non c'eri! Non ho trovato neanche tua madre o tuo padre. Un infermiere mi ha detto che ti ha visto andare verso il bagno e sono rientrato, poi ho visto il tuo telefono sul bordo del letto e mi sono chiesto il motivo per cui non te lo sei portato con te. 》
Ci sediamo sul letto.
Rido per la sua faccia preoccupata, è così buffo.
《 Ridi, ridi 》Mi prende la testa fra le mani e mi bacia la fronte.
《 Per fortuna sei qui 》
《 Sì e sto bene 》lo abbraccio.
Mi scuote il cuore ogni volta che mi parla, o semplicemente quando lo guardo. Credo di essere arrossita.
《 Hai un buon profumo 》Dico affondando il mio viso sul suo collo.
《 Tu invece odori di ospedale 》 Mi bacia la guancia e si stacca dolcemente.
《 Allora ti dimettono oggi? 》Chiede.
《 No... non mi sono sentita molto bene la notte scorsa, preferiscono tenermi qui ancora per un po', almeno finché non mi passa la febbre. 》
《 Cos'hai avuto? 》
《 Nulla, i soliti sintomi: febbre e dolori addominali 》
《 Per tenerti ancora qui dev'essere qualcosa di grave allora 》il suo volto si sta incupendo.
《 Castiel, sto meglio adesso, davvero. Prima di questo weekend sono fuori 》
《 Lo spero tanto... 》
《 Vedrai andrà tutto bene 》
Mi sorride.
Ricambio.
《 Appena terminata la scuola verrà tutta la classe a trovarti, non vogliono sentire spiegazioni 》
《 Oh, va bene 》dico.《 E' meglio che vai, altrimenti farai tardi 》
《 Stavo pensando di restare con te oggi 》
《 Assolutamente no, devi andare a scuola, ci vediamo dopo. Promesso.》
《 Se non ti trovo vengo a cercarti fino al bagno delle femmine 》
Rido ripensando a prima.
《 Va bene, va bene 》dico sorridendo.
《 Ci vediamo dopo Noce. 》Mi bacia.
《 A dopo 》
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Sono una macchina da scrivere fatta di sogni (Dolce Flirt)
Novela JuvenilGwendolyn è una ragazza di sedici anni fisicamente nella norma, ama leggere e guardare film strappalacrime in compagnia della sua migliore amica Audrey Hepburn, una yorkshire. Ma non tutto è come sembra. Dall'età di nove anni soffre di una grave mal...