CAPITOLO QUINDICI.

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"Non farti prendere da quella sensazione che ti affonda, non crollare."-Arctic Monkeys.



« Buon compleanno amore mio » mi sussurra Castiel fra i capelli.***Purtroppo la mia salute non fa che peggiorare, il mio sistema immunitario mi sta lasciando così come il mio fegato ormai poco funzionante.
Sono stata altri cinque giorni in ospedale, dove il dottor Debshire mi ha sostenuto e aiutato per portarmi fuori da lì. Inoltre abbiamo avuto modo di parlare e conoscendolo meglio provo ancora più stima nei suoi confronti di quanto già non ne provavo prima.
Sua figlia Clodette, un bellissima bimba di sei anni dagli occhi blu, l'ha lasciato una settimana dopo il mio rilascio. « Com'è stato? » Domandai piano.
« Com'è stato, perderla? »
« Scusa per questa domanda, non avrei dovuto » ho subito replicato. Volevo veramente sapere cosa provasse un genitore per la perdita di un figlio.
« Non ti preoccupare Gwen Bella » prese un profondo respiro « com'è stato? Bhe' è difficile da spiegare... Ti rendi conto che la tua bambina, la tua piccola e innocente bambina domani non verrà più a svegliarti, o ti abbraccerà, o ti darà un bacio o ti dirà che ti vuole bene. Ti rendi conto che il tuo mondo è crollato, che la cosa per te più importante non esiste più » iniziò a piangere coprendo il viso tra le mani e piano sussurrava alzando lo sguardo con gli occhi lucidi e rossi « è il dolore più grande che una persona possa provare. Si è fermata anche la mia vita con quella sua Gwendolyn, ma non posso, non posso... ho una famiglia, io sono l'uomo devo regire... ma non ci riesco »
Mi accorsi troppo tardi che le lacrime mi uscivano a fiotti.
Il mio dolore si univa completamente al suo.
« Basta così » dissi, e corsi ad abbracciarlo. Non so se poteva essergli utile, per me non lo era. Eppure siamo rimasti così, senza preoccuparci del tempo.
Clodette soffriva di .
Ha lottato con forza fino alla fine. Sento di conoscerla anche se non l'ho mai vista tranne che in foto, mi ricorda me da piccola. Provo tanta ammirazione pensandola, ma provo anche tanta rabbia. E' morta senza mai provare i piaceri della vita, e non lo meritava.
In tutta la mia nuova permanenza in ospedale Castiel mi è stato sempre accanto. Abbiamo anche litigato spesso, credo che sia più che normale, dato che teniamo profondamente l'uno all'altro.
Ho legato molto con Rosalya, abbiamo scoperto di avere molto in comune, e quasi tutti i giorni mi è venuta a trovare, ogni giorno con una compagnia diversa. Ho anche avuto il piacere di rivedere Leigh, il suo fidanzato e fratello maggiore di Lysandro, da sole abbiamo avuto anche l'occasione di parlare di lui.« Allora con Castiel? » Mi domandò mentre mi legava i capelli in una treccia laterale.« Cosa vuoi sapere Rosa? »
« Niente di troppo privato, come vanno le cose in generale » mi sorrise dallo specchio.
« Vanno bene credo, mi dispiace per quello che gli sto facendo. »
« Cosa gli staresti facendo, scusa? »
« Andiamo, tutto questo » risposi indicando la stanza « io sto morendo, e la persona che ne pagherà le conseguenze non sono io. »
« Non devi parlare così. » Disse con voce di rimprovero « perché devi pensare al peggio? Adesso sei qui, conta questo. »
« Non si può vivere sempre al momento nelle mie circostanze, devo pensare anche alle conseguenze, e l'ho sempre fatto Rosa, sempre! Poi è arrivato lui, e ho scoperto di essere una grandissima egoista, mi sono innamorata, e non è giusto. Anche nei tuoi confronti, sto sbagliando. »
Il suo sorriso si spense.
« Scusa Rosa » mi affrettai a dire.
« Non ti preoccupare »
Restammo in silenzio per un po', non sapevo cosa dire. Ultimamente tutto ciò che dicevo feriva qualcuno. Fu lei a rompere il ghiaccio che si era formato.
« Allora hai detto che ti sei innamorata »
Non mi andava di riprendere il discorso precedente, e finsi per dieci minuti di non trovarmi in un ospedale, di non essere malata e di essere una normale ragazza a cui piaceva un normale ragazzo « Sì » sorrisi, imbarazzata.
« E come l'hai capito? »
Come l'avevo capito? Forse quando mi ritrovavo a sognarlo, o quando guardavo perennemente il cellulare aspettando un suo messaggio o quando il mio viso prendeva fuoco al pronunciare del suo nome. Forse l'ho sempre saputo, o forse provavo un'emozione più grande dell'amore. L'amore è una cosa da tutti, io e lui non siamo tutti, noi siamo noi, e ci amiamo in modo diverso. « L'ho sempre amato, solo che non lo sapevo. »
« Sai è cambiato molto dal tuo arrivo, prima era sbandato, prendeva la vita come veniva, fumava e bevava ogni sera. Ora invece è più responsabile, al primo posto ha messo qualcos'altro, qualcosa di importante, ha messo te. »
Non riuscii a non sorridere « E tu? Con Leigh? »
« Tutto alla grande, ormai stiamo insieme da due anni. »
« Posso dirti una cosa? Ma è solo una mia impressione » chiesi.
« Certo Gwen. »
« Secondo me Lysandro prova qualcosa per te »
Il suo viso si incupì un po' « Gwendolyn, non lo devi dire a nessuno, ma Lys mi ha già rivelato i suoi sentimenti. »
« Davvero? » Chiesi stupita.
« Sì, ma io non posso ricambiarlo. Mi sento così "stronza" a stare con suo fratello, ma non posso fare altrimenti. Sono innamorata di Leigh. »
« Ma quanto tempo fa te l'ha detto? »
« Tre mesi dopo il mio fidanzamento, ma continua a ribadirmelo ogni mese. Vorrei che capisse che non sono fatta per lui. Ha bisogno di qualcuno che ricambi al cento per cento i suoi sentimenti, perché lo merita. »***Uscii dall'ospedale sulle mie gambe, in compagnia dei miei genitori e di Castiel.
Audrey mi accolse con grande felicità.
Una settimana dopo sarebbe stato il mio compleanno e non avrei potuto festeggiarlo come desideravo, poiché dovevo fare quattordici giorni di cautela e vedere se sarei o meno dovuta tornare in ospedale, quindi ero rinchiusa in casa, dove potevano entrare solo la minima quantità di germi e batteri, ma ero comunque felice di poterlo passare con Castiel e i miei amici.
« Allora vieni da me e aspettiamo la mezzanotte giusto? »
« Certo tesoro » disse mentre eravamo abbracciati sul divano davanti il computer e mi rubava un bacio ogni tanto.
« E poi il giorno dopo vieni a casa mia che ti presento i miei nonni, ci saranno anche gli altri. »
« Potrei mancare? »
« Assolutamente no » dissi in tono autoritario.***La vigilia del mio compleanno arrivò in fretta, non stavo granché bene, ma ormai non lo stavo mai.
I miei genitori ci avrebbero lasciato casa libera e sarebbero tornati verso l'una di notte.
Misi il vestito più bello che avevo: bianco di pizzo lungo poco più sù del ginocchio e non troppo stretto, dato che si noterebbe la sondina posizionata sull'addome.
Mia madre insistette per truccarmi e farmi i capelli, era più emozionata di me, ed io ero emozionatissima.
Piccoli boccoli ricadevano sulla mia schiena e sulle mie spalle, i miei occhi così dipinti di nero facevano risaltare la loro grandezza e per una volta mi sono sentita bella.
Erano quasi le 22:00 e Castiel non era ancora arrivato, se non lo conoscessi bene mi preoccuperei, ma conosco il suo essere ritardatario.
Alle 22:13 suonò il campanello, era lui.
Mia madre lo accolse felicemente abbracciandolo, mio padre lo salutò normalmente. Io corsi ad abbracciarlo.
Era bellissimo. Indossava uno smoking con un ridicolo papillon rosso legato al collo. I capelli che prima arrivavano svogliatamente alle spalle, adesso erano perfettamente pettinati all'indietro.
« Castiel ma sei elegantissimo! » Disse sorpresa mia madre.
« Grazie » disse sistemandosi il papillon.
Mi madre rise, conoscendola so che non sarebbe voluta andare, ma mio padre la tirò per un braccio. « Bene ragazzi noi andiamo, e mi raccomando. » Disse mio padre.
« Non prima di avervi fatto una foto! » Urlò mia madre.
Corse velocemente a prendere la macchina fotografica e ci scatto diverse foto in cento pose diverse.
« Siete bellissimi » disse commossa girandosi le foto.
« Cara, possiamo andare? » Non vorrei perdere il posto.
« Certo, certo » disse asciugandosi le due piccole lacrime che solcavano la sua guancia.
Dopo passarono ai saluti, mia mamma mi abbracciò forte e mi sussurrò un "ti voglio bene" all'orecchio, poi toccò a mio padre che mi disse ovviamente di stare attenta ed uscirono subito dopo in compagnia di Audrey.
« Non dovevi arrivare alle otto? » Domandai, dopo aver chiuso la porta, a Castiel.
« Sei bellissima » disse rimanendomi a guardare, facendo finta di non sentire la mia domanda.
Poi mi abbracciò dopo aver posato una busta sul divano « Mi sei mancata Noce. »
« Anche tu mi sei mancato. »
« Come stai? » Chiese baciandomi la fronte.
« Bene, e tu? »
« Benissimo. »
Ci staccammo poco dopo.
« Castiel ma vuoi farmi svenire? Troppa bellezza tutta insieme » Dissi ridendo.
« Non vorrei mai, ma posso capirti se lo farai »
« Che sei scemo » dissi baciandolo.
Restammo a baciarci per un po', poi ci staccamo ridendo.
« Vuoi vedere cosa ho portato? » Chiese sorridendo furbo.
« Sorprendimi. »
Mi prese per mano e mi portò verso il divano dove giaceva la busta.
La aprì « Allora, prima di tutto, per riscaldare un po' l'atmosfera ho portato una bella bottiglia di acqua fresca di sorgente. » Disse tenendo la bottiglia in mano come un televenditore che cerca di vendere il suo prodotto più scadente.
Non potetti non mettermi a ridere « quella ce l'avevo Cass » dissi tra una risata e un'altra.
« Ma non come questa, fidati, vedrai le stelle piccola »
« Ah sì? Allora non vedo l'ora »
« Poi abbiamo un bellissimo film che vedremo dopo, scelto esclusivamente da me. »
« Vediamo cosa hai scelto. »
« Ah, ah, ah! » Esclamò togliendomi il DVD tra le mani « è una sorpresa! »
« Poi troviamo un bellissimo CD con delle canzoni, ti ho mai detto che sono un fenomeno come ballerino? »
« Chissà perché la cosa non mi sorprende » sorrisi.
Ricambiò il mio sorriso.
Chissà se vedeva tutta la felicità e l'amore che provavo dai miei occhi. I suoi brillavano.
« E infine ho una cosa che ti darò dopo. »
« E se io la volessi adesso? » Feci per prendere la busta.
« Assolutamente no. »
« Dammela! »
Ridevamo mentre cercavo di prendere la busta da sopra la sua testa, ma quei nostri venticinque centimetri di differenza mi impedivano di raggiungerla.
Iniziò a correre e io lo rincorsi per tutto il salone e la cucina, sembravamo due bambini.
Alla fine io cadetti sfinita sul divano, avevo esagerato un po', lui ancora non dava neanche un segno di cedimento, ma finse di essere stanco anche lui e si sedette accanto a me.
« Allora vuoi che metto il film? »
« Per me va bene, essere qui con te è già tutto quello che voglio. »
Mi abbracciò velocemente « mi spieghi come fai ad essere così dolce?! Mi fai imbarazzare! »
Sorpresa ricambiai l'abbraccio « ti amo » dissi.
« Anche io » ***Il film si rivelò essere una schifezza, un'ora e mezza di omicidi di cui si sapeva già chi era l'assassino. In compenso avevo potuto stare attaccata a Castiel per tutto il tempo, ridendo e prendendo in giro i vari attori, uno più stupido dell'altro.
« Questo film è una fregatura! Me l'ha dato mio padre dicendo che con questo ha conquistato mia madre »
« Capisco come l'abbia conquistata » risi.
Castiel guardò l'orologio « Oh no! Ma è tardissimo! »
Si alzò e prese il CD con le canzoni, lo mise e premette PLAY, lo stereo suonò una canzone da ballo lento. Castiel si seddete di nuovo accanto a me, guardandosi intorno, poi fece finta di accorgersi di me « oh signorina, anche lei qui sola? » Disse furbo.
« Sì, purtroppo il mio ragazzo mi ha lasciata sola » dissi io.
« Che uomo! Se fossi io il suo fidanzato non la lascerei sola un secondo! Vuole ballare? »
« Con piacere »
Mi prese per mano e iniziammo a ballare per tutto il salone, come in quei balli scolastici che si vedono nei film.
« Sei fantastico » gli sussurrai.
« Tu sei fantastica Gwen, sei arrivata nel momento più buio e mi hai illuminato. »
Restammo a ballare abbracciati in silenzio sulle note di hallelujah degli Bon Jovi, finché il cellulare di Castiel non suonò ricordando che era arrivata la mezzanotte.***« Grazie » le mie labbra incontrarono le sue « sono così felice di essere qua con te. »
« Non immagini quanto lo sia io » dice « ma ora tocca al tuo regalo. »
Mi lascia la mano, e va a prendere dentro la busta una piccola scatola gialla, lui sa bene che io amo il giallo.
« Ho preparato un piccolo discorso per questo momento, quindi ascolta bene » si schiarisce la gola « Gwendolyn, sei bellissima e poi ti amo. Questo regalo è simbolo di quello che provo per te » apre la scatola e mostra un anello bellissimo, con una pietra sopra.
« Castiel, ma »
« Non ho finito! » Mi interrompe « non voglio spaventarti con questo gesto, ma voglio che tu sappia che per me è un per sempre. »
Mi escono delle lacrime di commozione.
« Ho fatto incidere una frase, vorrei che tu la leggessi »
Prima di prendere l'anello tra le mani gli rubo un bacio, dopo leggo.
"A DOMANI, PRINCIPESSA"
Se prima erano poche lacrime, adesso sto piangendo. Questa frase... per alcuni può non significare nulla, ma per me, per lui... mi da una forza incredibile.
« Ti prego mettimelo. Ti amo » dico.
Gli porgo l'anello e me lo mette al dito. Nulla può rovinare questo momento.


La porta di ingresso si apre velocemente, è mia madre che sbuca dalla porta super agitata, seguita da mio padre. Vedo la confusione nel volto di Castiel.

Mi asciugo le lacrime « Mamma? » La guardo in viso e vedo la sua agitazione « Cos'hai? Cos'è successo? »
« Ha chiamato il dottore. » Dice « Dopodomani ti faranno l'intervento. »

Sono una macchina da scrivere fatta di sogni (Dolce Flirt)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora