I passi del giovane guerriero risuonavano tra gli alberi, facendo fuggire spaventate le piccole creature che popolavano la foresta. Roy camminava in mezzo alla vegetazione del sottobosco, con i piedi resi pesanti dalla rabbia, le mani strette convulsamente a pugno. Ancora una volta, i suoi compaesani avevano tentato di escluderlo dalla comunità dei combattenti, giocando sulla sua ultima impresa mal riuscita. Da quando era entrato, l'anno precedente, a far parte del gruppo di guerrieri incaricati di difendere il suo villaggio, sembrava non farne una giusta, e questa era ovviamente una continua scusa per la gente per tentare di continuare ad escluderlo. Il ragazzo era assolutamente convinto che la maggior parte dei suoi compaesani lo odiasse a morte. Era per quel motivo che, appena raggiunta l'età necessaria, era entrato immediatamente a far parte dei guerrieri, pensando che quella nuova veste lo avrebbe messo in una luce migliore agli occhi degli abitanti del villaggio. Ma non era servito a nulla, quella gente tentava continuamente di farlo sbattere fuori dal corpo armato. Cosa non molto difficile, viste le sue continue imprese fallite.
Roy sapeva bene che il motivo di tutto questo erano i suoi genitori, e che in nessun modo sarebbe riuscito a cambiare la loro reputazione nella mentalità della gente, eppure non riusciva a rassegnarsi.Suo padre si chiamava Arran, ed era stato uno dei migliori guerrieri del villaggio. Le famiglie gli volevano bene, gli uomini lo rispettavano, i bambini sognavano di diventare come lui, da grandi. La gente era convinta che, un giorno, sarebbe potuto diventare capo del villaggio. E Roy, nella beatitudine tranquilla dell'infanzia, si vantava con gli altri bambini di quanto fosse forte il suo papà. Lo guardava con occhi pieni di affetto e venerazione. Suo padre era il suo eroe, fra le sue braccia si sentiva invincibile, e dormiva tranquillo sapendo che c'era lui a proteggere lui e la mamma. Giocava con le spade di legno con i bambini, sfoggiando i trucchi che il padre gli insegnava. -Un giorno sarò come lui- diceva gonfiando il petto orgoglioso.
E poi, all'improvviso, tutto questo finì.
Un giorno, mentre il piccolo Roy stava giocando nel cortile, suo padre tornò a casa di corsa, agitatissimo. Lo prese in braccio e lo portò in casa, chiedendogli di stare lì fino al suo ritorno. Poi si allontanò. Roy lo aspettò tutto il pomeriggio, ma lui tornò a casa solamente a tarda sera. Vedendo il bambino che lo aspettava sulla porta, con la spada di legno ancora in mano, gli rivolse un sorriso triste.
-Roy- mormorò -ti devo parlare.-
Si sedettero l'uno di fianco all'altro sul pavimento.
-E' successo qualcosa alla mamma?- chiese il bambino. A quelle parole un singhiozzo sfuggì dalle labbra del padre, e una lacrima scivolò lungo la sua guancia. Prese fiato e iniziò a parlare.
Gli raccontò che quella mattina sua madre era uscita per una passeggiata, e per raccogliere qualche frutto. Si era inoltrata nel bosco, per qualche motivo sconosciuto. Qui, aveva avuto la sfortuna di imbattersi in un drago, che si era spinto in territori lontani da quelli del suo clan. Un drago dalle scaglie di un insolito color porpora, dicevano coloro che lo avevano visto.
L'animale la aveva probabilmente attaccata, e lei nel tentativo di fuggire era giunta sull'orlo di un precipizio. Spaventata, si era fermata per cercare un'altra via di fuga, ma quando il drago la aveva raggiunta era scivolata ed era caduta nel burrone. Gli abitanti del villaggio, preoccupati di non vederla tornare, erano andati a cercarla, ma quando la avevano trovata era troppo tardi. Avevano tentato di salvarla con tutte le loro forze, ma era stato tutto inutile.
Roy si sentì morire. Scoppiò in lacrime, stringendosi forte a suo padre.
- La vendicherò, piccolo, te lo prometto- disse l'uomo tra i singhiozzi. Calde lacrime gli solcavano le guance. Roy non aveva mai visto suo padre piangere prima di allora.Da quel giorno una luce nuova prese a brillare negli occhi di Arran. Non aveva più altro in testa, se non la voglia di vendetta. Passava le giornate in giro per i boschi, alla ricerca del drago che aveva causato la morte della moglie. Trascurava la difesa del villaggio, i suoi compiti ufficiali, per inseguire il sogno della sua rivalsa. Passarono alcuni anni. Nessun bambino sognava più di diventare come lui, ora i ragazzini si ritiravano nelle case quando lo vedevano passare. Nessuna famiglia lo ammirava più, ora gli uomini disprezzavano la sua mancanza di rispetto per i suoi doveri, e le donne discutevano il suo atteggiamento quando si incontravano per strada. Nessuno lo avrebbe più candidato come capo. Solo il piccolo Roy continuava a considerarlo un eroe. Vedeva quanto suo padre fosse stato distrutto dalla morte della madre. Vedeva, anche se lui non lo sapeva, le sue lacrime quando rimaneva solo. La gente lo guardava con occhi pieni di compassione, e i bambini lo deridevano, ma a lui non importava, finchè il suo papà era con lui. I due smisero di frequentare compagnie esterne alla famiglia, d'altro canto la gente del villaggio non sembrava particolarmente desiderosa di intrattenere nemmeno la minima conversazione con loro. Roy si chiuse sempre di più in se stesso, diventando silenzioso e riservato.
Una sera, mentre Arran stava rimboccando le coperte al figlio, gli porse la sua vecchia spada giocattolo di legno sorridendo leggermente.
-Devi farmi una promessa- gli disse -se io un giorno non sarò più con te, devi promettermi che non ti lascerai cambiare dalla gente. Devi promettermi che porterai avanti i tuoi obiettivi senza farti fermare da nessuno, anche se altre persone non approveranno le tue idee. Io ho perso tutta la mia reputazione, tutta l'ammirazione e il rispetto nei miei confronti in questo modo, ma fidati, lo rifarei.-
Roy non capì per quale motivo il padre gli facesse quelle raccomandazioni, ma annuì convinto. Arran sorrise -Bravo- disse scompigliandogli i capelli, per poi uscire dalla stanza. Il ragazzino ancora non sapeva che quella sarebbe stata l'ultima volta che lo avrebbe visto.
Quando Roy si svegliò, la mattina successiva, non trovò suo padre in casa. Inizialmente non si preoccupò, pensò che fosse uscito a caccia, o in cerca di draghi. Passarono alcune ore, e Arran non tornava. Passò l'ora di pranzo, e ancora non si vedeva nessuno. Roy cominciava seriamente a preoccuparsi. Ad un certo punto, mentre il sole cominciava a tramontare, il bambino vide un gruppo di persone venirgli incontro, con le facce scure, mentre aspettava il padre seduto davanti a casa. Stringeva la spada di legno di quando era piccolo fra le mani, fissando il vuoto davanti a se, con un nodo crescente sullo stomaco. Quando il gruppetto di gente si fermò di fronte a lui, gli sembrò che il suo cuore si fermasse di colpo. Per un istante, Roy non era più il ragazzino costretto a crescere dalla perdita della madre, ma era tornato ad essere il bambino innocente e ingenuo che giocava tranquillo in cortile, ignaro della disgrazia che era appena avvenuta. Gli sembrò che il passato tornasse ancora una volta a tormentarlo, come durante tutte le notti sofferte che aveva passato in quegli ultimi anni. Ma quella volta non era un sogno. Quelli non erano riflessi di un passato doloroso, non erano ombre create dalla sua mente. Prima ancora che l'uomo di fronte a lui aprisse la bocca, sapeva già cosa era successo.
Gli raccontarono che suo padre era uscito quella mattina, molto presto, senza dire nulla sulla sua destinazione. Gli uomini che lo avevano visto non lo avevano fermato, perché ormai erano abituati alle sue missioni solitarie, ma alcuni di loro ricordavano di aver notato in lui uno strano atteggiamento, come se non intendesse più tornare indietro. Poi era sparito nel bosco, e nessuno lo aveva più visto. Era stato trovato nello stesso burrone in cui, anni prima, era caduta la moglie. Era ferito, e gli dissero che non avrebbe potuto sopravvivere nemmeno se non fosse caduto -o non si fosse buttato- nel baratro. Accanto a lui, il corpo di un grande drago color porpora.
Roy non sapeva come reagire. Una parte di lui stava gridando di dolore, ma un'altra si rendeva conto di aver sempre saputo che sarebbe finita così. In fondo, ora suo padre si era liberato dal suo tormento, e probabilmente riposava felice. Anche se lo aveva lasciato solo al mondo. Fu in quel momento che capì le parole della sera prima. Spintonò via le persone riunite attorno a lui e corse via, andando a rifugiarsi nel bosco. Quando tornò, dopo un tempo che gli parve lunghissimo, ma che probabilmente erano solo poche ore, qualcosa era cambiato profondamente tra lui e i suoi compaesani. La gente si scostava al suo passaggio, e Roy scorgeva sui loro volti paura e compassione. - Il figlio del pazzo...- li sentiva sussurrare tra loro -Stai alla larga da quel ragazzino, è il figlio di un pazzo... un traditore... è pericoloso...- dicevano le donne stringendo a sé i propri bambini. E non avevano mai smesso di trattarlo come tale.
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Guerra d'inchiostro ~ Midnightwind00
Casualequi pubblicherò i capitoli scritti per il concorso di scrittura "Guerra d'inchiostro" di librofantasy2000