Oggi è destinato ad essere il giorno in cui ti verrà data di nuovo un'opportunità.
Fino ad ora avresti dovuto in qualche modo realizzare ciò che devi fare.
Non credo che qualcun altro senta la stessa cosa che io provo adesso per te.
In leggero ritardo era sulla bocca di tutti, che quel calore nel tuo cuore si è spento.
Sono sicuro tu lo avessi già sentito dire prima, ma non avevi mai avuto veramente dei dubbi: non credo che qualcun altro senta la stessa cosa che io provo adesso per te.
E tutte le strade che dobbiamo percorrere sono tortuose, e tutte le luci che ci guidano sono accecanti.
Ci sono tante cose che mi piacerebbe dirti, ma non so in che modo farlo, forse perché sei destinato ad essere quello che mi salverà.
E dopotutto
Tu sei il mio muro delle meraviglie
Tu sei il mio muro delle meraviglie.10 giugno 2013
Gennaro è appoggiato al muretto del balcone, è buio e come fa freddo stasera! Sembra dicembre, ma ci siamo noi a riscaldarci con i nostri respiri, sospiri.
La primavera va via, saluta con le fronde degli alberi altalenanti per il vento, come ogni anno parte per poi tornare, chi sa dove va, forse ai Caraibi, forse a Mosca. Tornerà come sempre, anche se ormai le stagioni mi sembrano tutte uguali, e le perturbazioni atlantiche esistono solo nelle canzoni di Carmel Consoli. I fusti dei pini in lontananza vibrano appena al soffio del vento cauto e creano un fruscio sottofondo, mio malgrado, solo la voce di Gennaro è più rilassante di questa melodia. Guardo quei tronchi che hanno una forte corteccia a proteggerli.
Mi torna in mente il discorso che Genn mi aveva fatto qualche giorno fa: parlava di una sorta di corazza che lo proteggeva dagli altri, blaterava di protezioni e meccanismi di autodifesa. Chissà se anche per gli alberi è così. Forse in fondo questo discorso vale solo per loro: a che serve una corteccia forte se poi arriva qualcuno a strappartela via? A che servono le spine delle rose se esistono le cesoie?
Gennaro, ad esempio, è un tipo diverso di rosa, lui è rosso di passione ed è coperto da un velo nero di malinconia. È un concentrato di rabbia, Gennaro ne è costruito, ti sputa addosso tutto quello che pensa senza problemi e questo solo perché la rabbia e le troppe delusioni gli intridono le ossa, ma ha anche un lato del tutto ossimoro a questo. Se si fida completamente di una persona, e questo accade con due, forse tre in totale, è capace di mostrare un suo lato che in modo estremamente disarmante, è tenero e carezzevole.
È una rosa delicata, e si sa, le rose son belle quanto ingannevoli, e come esse, lui è intriso da una fervida voglia di essere amato e capito, ma al contempo appena qualcuno cerca di instaurare un approccio si chiude a riccio, non lasciando trapelare alcuna emozione.
Con le dovute eccezioni, ovviamente, ed io sono fiero ed onorato di essere la cesoia che può levargli le spine di dosso.Sono così impegnato a concentrarmi su Genn che lentamente spegne la cicca della sua sigaretta che, come sempre, mi ritrovo perduto tra i miei pensieri. Chissà se riesce a leggerli, lui.
Ora che ha smesso di fumare inizia a fare piccole nuvole di aria condensata, sembra un bimbo mentre si districa tra quella specie di nebbiolina fitta e mi viene da ridere e fissarlo per quanto sia buffo; quando il suo sorriso incontra il mio, quand'anche lui mi scruta al vedermi così perso e concentrato nei suoi movimenti soffici e un po' goffi tra la grana di questo cielo stellato, trema. Trema così forte da far rabbrividire anche me.
Ha lasciato la scuola, Gennaro, al quarto anno di alberghiero, nel duemila tredici, lui a diciotto anni ha mollato tutto, per inseguire ciò che davvero gli infuoca il cuore di passione; però è triste stasera, mi ha detto che ha avuto un'altra lite con il padre per questo, molto accesa, e così è scappato da me. Non gli dirò che andrà tutto bene, perché adesso le cose che andranno bene sono davvero poche e lui lo sa: farsi un nome dal nulla, autofinanziarsi tutte le apparecchiature, farsi spazio, correre il rischio che tutto questo non funzioni e che dovremo poi affrontare il mondo reale, quello burocratico, ripartendo da zero, e senza stupidi attestati a certificare la nostra intelligenza. Quindi mi muovo piano verso di lui con lenti gesti perché non si spaventi e si tiri indietro, scappando come i gatti che chiedono attenzioni, ma se sei troppo avventato scappano via.
Abbiamo i visi davvero vicini con pochi centimetri di distanza e li azzero totalmente: scontro lievemente la fronte sulla sua e chiudo gli occhi, gli porto le braccia dietro il collo e inizio a disegnare dei cerchi immaginari con l'indice sulla nuca, lo sento rabbrividire ed i peli sulla cute si tendono sopra la pelle aggricciata. Il mio respiro esce tremolante e anche se sono io il più alto dei due, Gennaro è ancora seduto sul muretto e questo mi permette di seppellire il viso nell'incavo del suo collo.
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Tiptoe; in punta di piedi
FanfictionALEX'S POV «Anche io ho paura» ammetto, guardando la sua bocca semiaperta e i suoi occhi lucidi. «Di cosa?» chiede Gennaro fermo, a bassissima voce. Il cielo s'è fatto azzurro e sereno e ci porta l'odore di salsedine anche se il mare dista chilomet...