6. There is a Light That Never Goes Out

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I don't care, I don't care
And in the darkened underpass
I thought oh God, my chance has come at last

Mi avvicino al suo viso dalle curve morbide, la sua pelle diafana quasi mi acceca, i respiri sono fusi l'uno nell'altro, i cuori creano un solo veloce battito cardiaco scandito dall'ansia, dalla felicità; mi avvicino così tanto che mi pizzico al contatto con la sua breve barba che sempre riduce a dieci peli o meno.
Fa impercettibili movimenti: il tremore delle sue labbra, così rosse ora che ha deciso di non dar loro pace, le sopracciglia che si inarcano come se stessero pregando violentemente.

E se non gli piacesse il sapore delle mie labbra?

Mi attraggono come la più potente calamita le sue screpolate labbra di ciliegia, che chissà che aroma hanno, che se le inumidisce in continuazione, inconsapevole che ad ogni schiocco di lingua il sangue impazzisce nelle mie vene.

Chiudo gli occhi, quando un colpo più deciso si smuove nello stomaco, li riapro e Gennaro si sta infrangendo sulla mia mandibola.
È così insicuro da far tenerezza, a lasciare scie di baci sul perimetro del volto, mi manda ai matti per quanto è sensuale.
Quando scende sul collo è una tortura: lambisce ogni centimetro di pelle, succhia, bacia, e non ho più nemmeno un pizzico di lucidità, i colori e i suoni sembrano prima amplificati al massimo, così potenti da rendermi cieco e sordo, che ogni parola e ogni gemito che lascia la mia bocca lo ascolto ovattato. Morde una clavicola e non ne posso più, gli tiro piano i capelli biondi per farmi guardare in faccia. Gli avvinghio le mani dietro alla nuca, quasi per sorreggermi, così sbandato che se fossimo in piedi sicuro crollerei in ginocchio.

E sarebbe una dolce morte, se non avessi più ossigeno perché l'ho evitato per baciarlo di più.

And if a double-decker bus
Crashes into us
To die by your side
Is such a heavenly way to die
And if a ten-ton truck
Kills the both of us
To die by your side
Well, the pleasure - the privilege is mine

Sarebbe bello se per sempre il suo odore rimanesse impigliato nelle mie narici per sempre.

Lo spingo contro una parete di roccia liscia alle nostre spalle e arrampico le mie labbra dal suo collo e frettolosamente verso le sue labbra e finalmente si premono sulle sue ed è come se avessi aspettato questo momento da tutta la vita. Lui sorride prima di tornare a baciarmi, sembra felice, poi non lo so perché l'unica cosa che occupa i miei pensieri sono le bocche che si rincorrono frenetiche, e si assaporano. Le sue sanno anche di ciliegia, cone avevo immaginato, e le bacerei e morderei sempre; che se fossero cibo mi sazierei dei suoi baci (o forse avrei sempre fame).
È quasi segreto, questo bacio, un sigillo silenzioso.

Io e Gennaro, senza eccezioni, abbiamo costantemente mostrato una forte alchimia, fortissima; l'alchimia, piano piano è sfociata nella musica e in gesti silenziosi e trasformata in sillabe lasciate a mezz'aria, che tanto frasi intere erano buone solo a sprecare il fiato. Saremmo gli esponenti perfetti dell'ermetismo, ché in due parole racchiudiamo interi discorsi.

«Baciarti è l'unica cosa che mi riesce bene, insieme alla musica» sussurra lui, mentre riprende fiato.

Io mi sporgo e gli bacio le labbra, la guancia, la fronte. Gli porto una mano al petto e il suo cuore corre e corre senza la minima sosta, gliela stringo, increspando la maglia, gli mordo il lobo e sospira. Si avvinghia di nuovo alla mia bocca, mi morde il labbro e lo tira in giù. Quando lo lascia, torno a baciare il perimetro del viso, fino ad arrivare all'orecchio sinistro: «prima della musica» mormoro io, e sbuffo una breve risata dal naso.

Non esiste il tempo, ché ho perso cognizione, istante che marchi i limiti del cielo. L'unico modo per scandire un momento è riempiendolo con una carezza.

Quasi so cos'è l'amore, adesso, perché ora posso sfiorarlo a pieno.

Genn si perde dentro i fossi della mia bocca, che è la prima volta che vedo si attacchi a qualcosa con le labbra che non sia una sigaretta, o un drum. Siamo vizio e vezzo a rivaleggiare per le sue labbra.

Il Sole si è fatto alto e biondo, ed entra prepotente nella nostra parentesi segreta. Gennaro mi prende per mano e la sento meno fredda del solito a contatto con la mia. È un così semplice contatto, ma sento come vuoto nello stomaco e subito pieno di nuovo, come quando in aereo un breve vuoto d'aria toglie tutto dallo stomaco, ma lo rimette a posto qualche secondo dopo.
La mano me la stringe, io mi sento un po' meno solo, e mi porta più in là sulla questa collina, ha un'espressione bambina, innocente, sta avanti e quando si gira sorride e sembra quasi che le sue labbra non le abbia mai toccate nessuno. Gli brillano gli occhi e quando trova un incavo nella parete di pietra che fa ombra, vi si poggia e torna più serio, con più malizia nello sguardo; ricomincia a baciarmi.

Adesso lo so, finalmente, cosa si prova ad appartenere fisicamente ad una persona, ed è come se con semplici baci, Gennaro abbia tracciato una linea di fuoco tra le nostre stelle nella volta celeste.

L'amore forse esiste davvero, non è una fiaba per bambini che non riescono a dormire, non è un mito, né una leggenda, e neppure una vecchia sedia a dondolo dove ti sedevi da bambino. L'amore è un'altra cosa.
L'amore è Gennaro.

Che io sarei disposto a seguirlo fin dove le gambe non fanno male ed anche oltre, fino all'Antartide o più su fino a Marte, dove la luna ed il Sole danzerebbero solo per noi, e potremmo vedere Nettuno che riversa il suo blu nel celeste di Urano.

Se dovessi mai esplicare a parole tutto ciò che provo, in realtà non finirei mai, mi perderei nel mio stesso labirinto di emozioni, turbinanti, caotiche, confuse; ma alla fine potrò sempre ridurlo alla sola e semplice figura di Gennaro.

Gennaro, vestito come una rosa: una rosa bianca, ché è bianco il sangue che porta come è bianca la panna, che scorre sotto pelle e la rende così lattea; rossa, come sono rosse le sue labbra gonfie di porpora e come le guance scarlatte incendiate, e si disperdono in fiamme sulle mie mani cinte intorno al suo viso; rosa, come è rosea la sua pelle imbarazzata e d'avorio di consueto.

Io ne sono innamorato, di Gennaro. Ne sono innamorato oggi, ne ero innamorato ieri e l'altro ieri, lo sarò domani e via nel tempo. Ne sono innamorato adesso, mentre mi lascia timidi baci sulla guancia e ne sono innamorato cinque secondi dopo, mentre con dolcezza faccio ricombaciare le labbra in un bacio schiuso.
Ne ero innamorato gia dopo la seconda volta che ci incontrammo, poi lo ero mentre mi guardava con gli occhi brillanti sul palco e quando una mattina di due anni fa, dopo che ero rimasto a dormire da lui, mi aveva fatto trovare la colazione pronta. Ne fui innamorato persino quando graffiò la mia chitarra preferita, o quando rompemmo alla prima serata l'impianto musicale che ci comprammo dopo tanti lavoretti e tanta fatica. Ne fui innamorato quando finimmo sul palco di X Factor per la prima volta.

Io ne sono innamorato da sempre, ogni attimo, scavando nei ricordi, non ricordo un solo momento in cui non ho trovato la sua persona completamente stupenda, e mia.

E vengo quindi travolto da questa sensazione, quasi come una ventata d'aria gelida, e fisso gli occhi su di lui, impegnato in un bacio che sembra durare da secoli e che vorrei non finisse mai.

Spingo i fianchi verso di lui, e piego le braccia tenendo gli avambracci premuti sulla parete di roccia, imprigionandolo. Friziono il bacino contro il suo e lo sento gemere impercettibilmente, impazzisco.

È mio, ed io sono suo. Ci avvolge il silenzio, ma i pensieri di entrambi sono così fitti e forti da parlare loro al nostro posto ed io ho solo il sorriso adesso stampato e la voglia di scappare via insieme a lui, via da tutto, da tutti, solo noi e nessun altro.

È così bello ed io non posso fare altro che esserne innamorato.

Tiptoe; in punta di piediDove le storie prendono vita. Scoprilo ora