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La vita è come un libro. Ogni capitolo che finisce rappresenta ciò che è stato, ciò che si è provato nell'affrontare certe situazioni.
E quando uno di questi si conclude resta sempre quel senso di malinconia.

Ma ciò non accade quando quel capitolo si è concluso in una maniera spiacevole, in una maniera che ti ha segnato peggio di una lama che va a scavare la corteccia di un albero.

Quando ci si ferma a pensare, a volte capita di sfogliare queste pagine, ormai sigillate con cura.
Si cerca sempre di rileggerle con cautela, con non troppa attenzione. Questo perché fa dannatamente male riportare alla memoria alcune dinamiche.
Fa male ricordare ciò che ti ha fatto soffrire.

Invece mentre sfogli altre pagine, ti rendi conto che, anche se alcune cose possono aver fatto deprimere, non le riporti alla mente con un senso di nausea, ma piuttosto con la speranza di poterle rivivere.
Capita di pensare a persone che hai ferito o che hanno ferito, a sbagli, ad incomprensioni.
Ci capita di pensare che se avessimo agito in un'altra maniera, questa o quella cosa non l'avremmo allontanata da noi, per poi rimpiangerla dopo anni.

Ma purtroppo ci si deve solo arrendere ad una cosa: il passato, ciò che è stato, non si può cambiare.

Piuttosto si può cercar di migliorare il presente rimettendo a posto ciò che è andato con gli anni a disfarsi, a recuperare ciò che crediamo sia andato perduto.

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